L’Orrore Lovecraftiano in Resident Evil 4

Marco Valle
Obaka79
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6 min readMay 1, 2024

Ho da poco recuperato, con colpevolissimo ritardo, uno dei candidati al GOTY dello scorso anno: Resident Evil 4 Remake. A parte il fatto che ho trovato questo titolo letteralmente stupendo per il modo in cui il gioco originale è stato trasposto in chiave “moderna”, giocando quasi sempre nottetempo ho avuto modo di rendermi conto quanto Resident Evil 4 sia il capitolo più lovecraftiano dell’intero franchise.

Resident Evil 4, assieme a Village con il quale condivide alcuni elementi di ambientazione e di feeling, è da sempre stato il mio capitolo preferito della saga. Sissignori, personalmente preferisco in assoluto il quarto al, seppure grandissimo, secondo capitolo. Uno dei motivi di questa mia predilezione è l’abbondanza di tematiche, accenni e rimandi all’immaginario lovecraftiano. Ma andiamo con ordine, cominciando col parlare un po’ dell’ambientazione.

Davvero un ottimo resort per le vacanze!

Resident Evil 4 si svolge in uno sperduto villaggio rurale Spagnolo, un luogo che forse un tempo poteva anche apparire bucolico e tranquillo ma che, all’epoca dei fatti, si mostra come un ammasso di case dalla manutenzione che lascia moltissimo a desiderare, abitate da una popolazione di contadini degenerati dalle intenzioni tutt’altro che pacifiche. Il tema del villaggio sperduto in cui succedono cose raccapriccianti, è uno dei punti in comune con Resident Evil Village, gioco che però si dimostra più tendente alle storie di orrore gotico (e a tal proposito vorrei scrivere un articolo in futuro…) mentre nel quarto capitolo sembra di essere piombati in uno dei racconti del Solitario di Providence, accantonando per un momento il “leitmotiv” del contagio, calcolato o meno che sia, per dare maggiore spazio a orrori a mio avviso molto più morbosi, quali l’adorazione di mostruosità preumane percepite come una sorta di divinità e i raccapriccianti tentativi di ibridazione con Esse.

Anche se visivamente il villaggio di Valdelobos potrebbe ricordare non poco la cittadina descritta da Lovecraft ne L’Orrore di Dunwitch, la vera ispirazione per Resident Evil 4 è invece la città portuale decaduta de La Maschera di Innsmouth dove, anche li, un culto degerato spingeva gli abitanti a “mischiare il proprio sangue” (per voler usare un eufemismo) con gli Abitatori del Profondo, appartenenti a una mostruosa razza di esseri anfibi.

In RE4 succede la stessa identica cosa, sostituendo gli Abitatori del Profondo con Las Plagas e il tema marino, di fatto perfettamente coerente con il resto della cosmogonia lovecraftiana, con un più “insettiforme”. Come il Sacro Ordine di Dagon nel racconto di Lovecraft, anche la setta dei Los Illuminados si presenta come un vero e proprio culto a chi ha accolto uno degli antichissimi parassiti nel proprio corpo e di fatto, i terrificanti esperimenti condotti dalla setta sugli abitanti del villaggio, e sulla loro progenie sopratutto, sono volti a ottenere una nuova e mostruosa razza ibrida, come si legge molto chiaramente in un paio delle note che si possono recuperare in giro per la mappa di gioco.

Come avrete potuto intuire dalle schermate di poco sopra, oltre che da tanti altri elementi presenti nel gioco, la mostruosa razza di uomini insetto, conosciuta anche come Novistador, è diventata una vera e propria specie a se stante, capace anche di riprodursi in maniera autonoma, senza bisogno dell’intervento degli “scienziati” pazzi della setta degli Illuminados. Non è chiarissimo se questi osceni ibridi insetto/umano/plagas facessero parte dei piani del Culto fin dall’inizio, o se la loro comparsa è stata “fortuita”, ma comunque gradita, in seguito ai tentativi di trovare un modo per veicolare il più agevolmente possibile la diffusione delle Plagas, ma tutta la loro lore, e quella dei loro”fratellone e sorellona”, i Verdugo, affondano profondamente le radici nel tema lovecraftiano ricorrente dei culti che hanno a che fare con individui (nel migliore dei casi) non completamente umani, oscenamente mischiati con un “qualcosa” di alieno, atavico e, a conti fatti, profondamente sbagliato.

Ho parlato poco sopra dei Verdugo, altri mostruosi ibridi uomo/insetto che fanno da guardie del corpo personali di Ramon Salazar. Queste creature, se andiamo a scavare nelle informazioni che ci da il gioco, sarebbero frutto della degenerata mutazione del maggiordomo e della governante del signorotto locale, discendente da una antica e nobile famiglia impegnata da generazioni nella nobile impresa di contrastare Las Plagas, una specie di parassiti preistorici in grado non solo di controllare la mente dell’ospite, ma anche di andare a modificarne la struttura genetica stessa. Anche solo questi tre elementi, rimandano all’immaginario lovecraftiano in maniera molto più che semplicemente accennata.

Se i Verdugo possono essere ricondotti facilmente alla tematica dell’ibridazione con entità mostruose, come spiegato prima per i Novistador, la figura di Ramon Salazar, ultimo rampollo dell’omonima famiglia ma che, al contrario dei suoi antenati, ha deciso di farsi contagiare dalle Plagas invece di combatterle, ricorda molto un concetto presente nella maggior parte dei racconti di Lovecraft, ovvero che alla deformità esteriore corrisponde quasi sempre anche un animo contorto e malvagio. Ramon infatti, affetto da sempre da una qualche forma di nanismo che gli conferisce un aspetto grottesco, si rivela essere anche estremamente sadico e malvagio, già molto tempo prima di venir infettato dal parassita.

Con questa faccia, cosa vi aspettavate!?

Se Alcina Dimitrescu e le sue figlie appaiono ammantate da un’aura di sensualità distorta, Salazar e la sua corte di ibridi, pur condividendo con le belle vampire di Village più di un elemento in comune, sembrano soltanto dei disgraziati e pericolosi freak, tanto patetici quanto spaventosi, frutto non solo di mutazioni più o meno incontrollate, quanto anche da una degenerazione fisica e mentale ben più inquetante e disturbante.

Parlando invece delle Plagas, i parassiti ancestrali motore di tutta la faccenda, mi vengono in mente gli Antichi, le forme di vita stelliformi preistoriche protagoniste de Alle Montagne della Follia, una delle mie opere preferite di Lovecraft assieme alla già citata Maschera di Innsmouth.

Proprio come gli Antichi, anche le Plagas arrivano direttamente da un passato lontanissimo, molto prima dell’uomo, e anch’esse si trovavano, prima che iniziasse tutto il casino, in una sorta di animazione sospesa, in qusto caso nell’ambra delle miniere di Valdelobos.

Quindi abbiamo: un villaggio sperduto (con tanto di castello) in una regione rurale della Spagna, abitato attualmente da contadini degenerati e governato, de facto, da un una setta che divinizza una razza di parassiti preumani. Il tutto condito da mutazioni varie, blasfemi esperimenti e ibridazioni contro natura… Sound really Lovecrftian to me!!

Concludendo, Resident Evil 4, non importa se parliate dell’originale o del mai abbastanza acclamato remake dello scorso anno, è a mio avviso il più lovecraftiano tra tutti gli episodi della serie perché affronta il “Biohazard” del titolo originale giapponese in maniera differente da quello che era stato fatto dai suoi illustri predecessori, meno da “sopravviviamo al contagio mutante” e più da “ho visto cose talmente raccapriccianti da far uscire letteralmente di senno”.

Se non lo avete ancora fatto, recuperate e giocatevi questo capolavoro, magari al buio in una notte di pioggia. Ne vale davvero la pena!

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Marco Valle
Obaka79
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Scrivo di videogames, cultura pop e robe fighe. E, nonostante giochi ai videogiochi dal 1987, non sono diventato un serial killer. Non ancora...