RING OF RED, strategia, storia alternativa e bidoni corazzati armati fino ai denti…

Marco Valle
Obaka79
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4 min readApr 19, 2024

Su Floppy Disk, il podcast sul retrogaming e la retro pop culture che settimanalmente registro assieme a una banda di balordi (love you guys!), una delle rubriche che più preferisco, e che spesso mi vede “protagonista”, è senza dubbio “Ma questo, l’ho giocato solo io!?”, dove parliamo di quei titoli fighi, ma che per una caterva di motivi socio/cultural/economici, non sono riusciti a sfondare, perlomeno non da noi in Italì.

Si cari miei, molto spesso, oltre ai titoli conosciuti e di successo, nelle pieghe del medium videoludico possiamo anche scovare delle vere e proprie perle misconosciute, e una di queste è proprio Ring of Red, gioco uscito per la gloriosa Playstation 2 e che, come i più perspicaci di voi avranno intuito, vi parlerò in questo articolo.

Ring of Red, pubblicato da Konami nel 2000 in Giappone e nel 2001 in Europa e Nord America, è un gioco ucronistico. Ucroche!? Ucronistico, caproni! Un’ucronia è uno scenario storico nel quale qualcosa non è andato come nella nostra linea temporale. In Ring of Red, ad esempio, durante la Seconda Guerra Mondiale, vengono sviluppate delle macchine da guerra robotiche. Dei Mecha, in pratica, chiamati AFW, acronimo di Armored Fighting Walkers. E non soltanto questo è cambiato. Il Giappone, sconfitto anche in questa linea temporale, non è stato solo invaso dagli USA, ma anche dall’Unione Sovietica.

Il gioco si svolge dunque in un ipotetico 1960, con un Giappone diviso in due stati diversi, uno a Nord, filo Sovietico e uno a Sud, alleato con gli Americani. L’isola di Hokkaido è invece saldamente occupata dall’Armata Rossa. In questo scenario simil Korea, si svolgeranno le nostre missioni, in qualità di pilota di AWF (ampiamente utilizzati da ambo le fazioni).

Ring of Red è sostanzialmente uno strategico a turni. All’inizio di ogni missione dovremo posizionare i nostri AWF sulla mappa, ci sarà una fase di movimento (con il terreno che influisce positivamente o negativamente), una fase di combattimento, il più delle volte condite da dialoghi più o meno drammatici tra i vari piloti in campo. Se la fase di posizionamento e movimento ricorda moltissimo la serie Front Mission, la fase di combattimento è piuttosto originale. Durante gli scontri, infatti, prenderemo il controllo del nostro mecha in tempo reale. Non crediate però di partecipare a combattimenti in stile Gundam (Oh! Oh!)! I nostri robot sono pesanti e piuttosto lenti.

Praticamente dei bidoni ambulanti. Noi dovremo controllare la direzione e la velocità del mezzo, il puntamento e l’uso delle armi e daremo anche gli ordini alle squadre di serventi che ci portiamo appresso. Si perché, lungi dall’essere perfetti (vedi teoria del bidone) gli AFW dovranno sempre essere seguiti da squadre di soldati appiedate che fungono da tuttofare, a seconda della loro classe. Questi soldati, ripareranno danni strutturali, creeranno diversivi, armeranno i cannoni, porteranno il tipico bento al pilota o combatteranno con altri fantaccini. Poi esistono le unità con lanciarazzi antimech, che sono più letali dei robot avversari (che sono sempre e comunque bidoni)! Sistema non perfetto, ma originale e anche impegnativo.

Durante il combattimento dovremo tenere molto in considerazione la distanza tra noi e il bersaglio, dato che le armi avranno un’efficacia minore o nulla se usate dalla distanza non ideale. Dovremo inoltre, sia in fase di movimento che in quella di combattimento, tenere di conto del ciclo giorno — notte, fattore assolutamente non secondario, dato che la visibilità ne verrà fortemente influenzata.

Il gioco procede seguendo una storia (sempre come Front Mission) suddivisa in 17 missioni. La difficoltà è medio alta. Gli avversari sono molto agguerriti e le nostre mosse vanno pianificate con estrema cura. Non è raro che le sorti di una missione, apparentemente già bella che vinta, possano ribaltarsi completamente per un nostro errore tattico e trasformarsi in una penosa sconfitta nel giro di due turni, facendo partire una sequela di bestemmioni tattici che farebbero venire un colpo apoplettico a Joseph Seed di Far Cry 5 e famiglia.

Devo ammettere che in certi passaggi, Ring of Red potrebbe anche rivelarsi frustrante, soprattutto quando si deve re iniziare una missione da capo, visto che sono, in media, molto lunghe.

Ring of Red è un gioco molto valido, ma può essere apprezzato appieno solo dagli amanti della strategia e dei mecha, che in questa veste “dieselpunk” sono davvero interessanti. Anche se le fasi di combattimento sono più movimentate, rimane un gioco molto statico, di ragionamento, ideale da affrontare ubriachi. Uno strategico, senza velleità diverse. Un gioco da provare e da capire fino in fondo. Perché possiede davvero del potenziale!

Pronti quindi a scaldare i motori del nostro bidone corazzato? Allegri!

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Marco Valle
Obaka79
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Scrivo di videogames, cultura pop e robe fighe. E, nonostante giochi ai videogiochi dal 1987, non sono diventato un serial killer. Non ancora...