Made in Compton

Un anno fa usciva l’ultima fatica musicale di Dr. Dre. Ritratto non definitivo dello storico produttore hip hop nonché abile uomo d’affari

Fabio Germani
Off The Benches

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Da Fuck Tha Police alla Apple, di strada ne ha fatta tanta Dr. Dre. Per i poco esperti: Dr. Dre (André Young) è a capo della Aftermath, una delle più importanti etichette hip hop ma è, soprattutto, uno dei pionieri del gangsta rap negli N.W.A. alla fine degli anni ’80, insieme a Eazy-E, Ice Cube, MC Ren e Dj Yella. Oggi è uno degli imprenditori statunitensi di maggior successo.

N.W.A. — Fuck Tha Police

Intorno alla metà del 2014, complice anche un annuncio ufficioso su Twitter, prima Bloomberg poi il Financial Times rilanciarono l’ipotesi — non una semplice indiscrezione — che la Apple fosse sul punto di acquisire la Beats Electronics per poco più di tre miliardi di dollari. La Beats Electronics è una società specializzata nella produzione di cuffie, creata da Dr. Dre e Jimmy Iovine della Interscope Records. I due si conoscono da tempo. La Interscope cominciò subito a distribuire gli album della Aftermath, dopo che Dr. Dre lasciò la storica Death Row Records — che nel roster ha potuto contare la presenza di Tupac per il quale Dr. Dre produsse California Love — , che lui aveva contribuito a far crescere al fianco del controverso Marion “Suge” Knight. Nel 2006 Dre e Iovine avevano cominciato a riflettere sull’opportunità di mettere sul mercato un dispositivo per ascoltare musica che suoni nel modo giusto e che faccia tendenza. Così nacquero le cuffie Beats che alla qualità audio affiancano una linea esteticamente convincente, al punto che in pochi anni — dal 2008 più o meno — non solo rapper e cantanti, ma anche numerosi sportivi hanno iniziato a indossarle. Telecamere e obiettivi le inquadrano ad ogni evento. Pubblicità assicurata e un’ottima strategia di marketing rendono il prodotto unico e appetibile, nonostante un costo non propriamente “popolare” (dipende dal modello: può variare dai 99 euro — gli auricolari — agli oltre 1.000 — cuffie griffate Fendi).

LeBron James e Beats, storie di successo

Apple aveva un tesoretto (159 miliardi di dollari) da investire in altre attività. L’ultima operazione della Apple risaliva al 1997, e comunque all’epoca sborsò non più di 400 milioni di dollari per la NeXT (società peraltro fondata da Steve Jobs). Stavolta le cifre lievitarono. Il 28 maggio 2014, infatti, la società di Cupertino annunciò che avrebbe rilevato entro l’anno la Beats per tre miliardi di dollari, ripartiti in questo modo: 2,6 in contanti e i restanti 400 milioni in azioni. Fu una mossa azzeccata, anche a livello di immagine. Le cuffie Beats e gli iPod (o gli iPhone, insomma) erano già una coppia di fatto. E poi la Beats aveva da poco sviluppato una piattaforma per la fruizione di musica in streaming, Beats Music, in seguito approdata in Apple Music.

Dr. Dre e gli N.W.A. introducono Eazy-E, una vita fa

Non che Dr. Dre e Iovine fossero rimasti a guardare prima dell’arrivo di Apple. HTC, azienda che produce smartphone, ha avuto una partecipazione in Beats al 25% fino al 2013, dopodiché ognuno per la sua strada. L’annuncio di Apple, ad ogni modo, sparigliò le carte. Dr. Dre è il mentore di Eminem e con l’Aftermath gestisce gli interessi di alcuni tra gli artisti hip hop più in voga, tipo Kendrick Lamar. Solo il 2013 — prima, cioè, dell’accordo con Cupertino — era valso nelle sue tasche qualcosa come 550 milioni di dollari. Forbes lo colloca da tempo al secondo posto tra i più ricchi dell’hip hop, alle spalle di Puff Daddy e sopra JAY Z.

Anno Domini 1993, da “The Chronic”

Nel 2015 è uscito nelle sale Straight Outta Compton, il film che ripercorre la vita artistica degli N.W.A. Provate a chiedere ad un ragazzino poco avvezzo al rap anni ’80-’90, uno di quelli che conosce JAY Z perché non lo si può non conoscere e poi ascolta Fetty Wap, se Straight Outta Compton è riuscito a metterlo in confusione almeno un po’. Vi risponderà che no, Straight Outta Compton, è maledettamente chiaro. Allora sarete voi, ultratrentenni, a chiedervi se il film ha funzionato. Perché Straight Outta Compton riflette uno spaccato di America attuale, e lo fa in due parti: il ghetto all’inizio, il business alla fine. Si comincia con la polizia che ferma i neri in quanto neri e sospetti, una cosa normale nell’America reaganiana e persino nell’America obamiana, e si finisce con le cuffie Beats in bella mostra. E allora sono poche le informazioni aggiuntive di cui il ragazzino di prima potrebbe fare tesoro, per lo più nozioni storiografiche: gli Stati Uniti nell’era Reagan-Bush, Compton e la droga, le rivalità tra le gang affiliate ai Crips o ai Bloods, il pestaggio di Rodney King da parte di alcuni agenti di polizia, la conseguente rivolta di Los Angeles del 1992. È già molto, si penserà. Tuttavia il film si trasforma presto nell’agiografia di uno dei suoi produttori: Dr. Dre.

“Straight Outta Compton”, il film

Un conflitto di interessi, o almeno il più grande in mezzo a quelli pur presenti di O’Shea Jackson (Ice Cube) e Tomica Wright (vedova Eazy-E). Perché il film è non solo Fuck Tha Police, ma la catarsi dei personaggi che devono uscirne o puliti o incensati. Cosicché l’agiografia di André Young appare monca al cospetto dei rapporti lavorativi con Jimmy Iovine della Interscope — soci di una vita — , che cominciò a distribuire i lavori della Death Row dopo i rifiuti di case discografiche più blasonate che non volevano impelagarsi con un’etichetta i cui investimenti iniziali erano di dubbia provenienza, per finire a progettare insieme le cuffie Beats e cedere la società alla Apple per cifre astronomiche, oltre alla precedente joint venture con l’Aftermath, l’ultima e definitiva (mai dire mai) etichetta di Dr. Dre.

“Still Dre”

Perciò quanto sappiamo di buono su Dr. Dre, è Dr. Dre stesso, in carne ed ossa. Quello che non sappiamo è quanto scientemente è stato in grado di far cadere nell’oblio. Un passato burrascoso, uno che in seguito verrà considerato in tanti modi diversi, fuorché un gangsta, comuqnue ce l’ha avuto. Da giovane ha manifestato atteggiamenti da bullo sulle donne, tanto per dirne una. Anni fa, ad un party, picchiò a sangue la giornalista e attivista Dee Barnes, per un’intervista ad Ice Cube nel periodo in cui i rapporti non erano dei più idilliaci con i restanti N.W.A. (Eazy-E e MC Ren, per la cronaca, non solo non presero le distanze da Dre, ma affermarono qualcosa del tipo: ha avuto quello che si meritava, la cagna). In più, tra il 1990 e il 1996, Dre ebbe una relazione con la cantante R&B Michel’le (era alla Ruthless di Eazy-E, poi Dre e Knight la “strapparono” ai rivali e la portarono alla Death Row): una storia travagliata e violenta. Michel’le nel 1999 sposerà Suge Knight, di male in peggio. Alle accuse tornate a galla, Dre si è limitato a rispondere di essere molto dispiaciuto per le persone che ha fatto soffrire e di impegnarsi ogni giorno ad essere una persona migliore, una persona diversa da quella che era, per sé e per la sua famiglia (da vent’anni è un uomo felicemente sposato). Se la giornalista si è detta soddisfatta delle pubbliche scuse, la cantante al contrario le ha ritenute un gesto opportuno e utile per la promozione del film, dato che il periodo coincideva. Addirittura la Apple si è espressa sul passato nascosto di Dre, sostenendo che sì, Mr. Young è oggi una persona migliore. Una miniera d’oro anche, avrebbe potuto aggiungere la nota di Cupertino.

Nel frattempo il Dottore ha messo su qualche muscolo

Ad ogni modo il preambolo era stato Compton, ultima fatica musicale di Dr. Dre. Nei giorni a cavallo tra luglio e agosto 2014 si venne a sapere che Dr. Dre avrebbe presto rilasciato un nuovo album a 16 anni dal suo precedente (capolavoro) 2001. Siccome che Detox era stato annunciato più volte e più volte smentito, allora è Dre in persona a spiegare che Compton sarà il lavoro conclusivo della trentennale carriera, ispirato al film di imminente uscita (e quindi alla sua vita), ma non una vera e propria colonna sonora. Addio Detox.

L’album uscì un anno fa esatto esatto, il 7 agosto 2015, e i commenti si sprecarono all’istante. A chi piacque molto, a chi meno, a chi per niente. Il ricordo di The Chronic e 2001 deve avere avuto il suo peso specifico. Le critiche, quelle meno feroci, possono essere riassunte così:

1) Le produzioni sono buone: Dr. Dre non ha tentato di emulare se stesso, ma è stato capace di rendere attuale e moderno il suo repertorio;

2) È un album che però non ha niente da dire, non è un To Pimp A Butterfly di Kendrick Lamar.

C’è questo modo ormai consolidato di raccontare il rap, un po’ fighetto e un po’ snob. Deriva dal fatto che a cambiare sia stata proprio la musica hip hop. Tanti artisti rap di ultima generazione hanno abbandonato i temi del passato. Lo stile gangsta, inutile girarci intorno, suona ora anacronistico (non è scomparso, ma è meno utilizzato e in pochi — tipo YG — possono permetterselo). Quella commistione di suoni diversi lo rende oggi un genere meno inviso al pubblico e anche a un certo tipo di stampa, ma c’è sempre la presunzione che dietro un disco rap debba celarsi chissà quale profondo significato sociale, dimenticandosi che la golden age fu rappresentata tanto dagli N.W.A. quanto da LL Cool J. Compton non è To Pimp A Butterfly perché Compton è la ciliegina sulla torta di Dr. Dre. Ma non è vero che Dr. Dre non avesse granché da dire nel suo ultimo album. Il messaggio è stato forte e chiaro. In linea con Straight Outta Compton, il film.

[…] Let’s work
Rich as fuck, but, guess what, I’m back to work
Overseas, back home, no time to sleep, I’m back to work
So many people that I love, they want my time but I got to work
Some of my friends don’t understand, shit, I got to work
Always talkin’ ’bout bustin’ the club but I’m like, “Fuck that I gotta work”
If you really wanna do it like this, shit you better get back to work
Back to work
Right back to work
Gotta get back to work
Shit, right back to work

All In A Day’s Work”, feat. Anderson .Paak

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Fabio Germani
Off The Benches

Giornalista. Direttore T-Mag. Un ebook su rap e politica. Off The Benches su Medium. Mookie su Substack.