Cosedilavoro

Attimo
ok with my decay
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2 min readJun 10, 2022

Prima che inizi tutto, è sempre già successo abbastanza. Per esempio:

La barchetta a vela in mezzo al Po (credo di non averne mai vista una in quel punto), sfidando le secche e chissà cos’altro, che procedeva piano, mite e incurante con la sua vela bianca; diverse lepri; due cuccioli di daino; fenicotteri indifferenti a mollo in valle; altri stormi non identificati che si ostinavano a stazionare sull’asfalto brullo dell’argine; un ramo spezzato riutilizzato per scopi logistici; l’odore dei tigli, finalmente opprimente; il grano addentato e macinato con gli incisivi; i bilancioni, i pescatori; la spiaggia totalmente deserta, con gli ombrelloni chiusi, l’odore di cloro fortissimo nella centrale di depurazione dell’acqua; la puntura di vespa, e la fede nuziale altrui usata per comprimere la vena; il volontario del Comune di Mesola che mi scopre ad attaccare frecce nella rotonda della frazione, mi spiega che lui lavora anche per la Polizia e infatti gli hanno dato un fischietto, come quello dei vigili, e mi fischia addosso; le sdraio che rotolano nel furgone da una parte all’altra durante le rotonde; il taglio del Po; il Po di Venezia che sembra grande come il Mississippi o le ore di sonno perse per sempre; i percorsi alternativi fatti e rifatti più volte, cronometrandoli, per decidere gli scenari possibili; non decidere; non espletare nessuna lista; i contrasti cromatici dei campi di mais, verdi, e di grano, gialli, resi cupi da un cielo grigio ed esiziale; le chiese dei paesi sotto il Po, enormi, sproporzionate, con le vecchie campane destituite e appoggiate sul sagrato, e rivolte sempre e comunque verso l’argine maestro; la terra sempre più morbida e umida avvicinandosi al Delta, così facile da scavare anche con un ramo secco. E ricordarsi, cercare di ricordarsi sempre tutto, fosse anche una barca a vela in mezzo al Po.

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