Le due gemme dello Stelvio

Attimo
ok with my decay
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2 min readMay 24, 2017

Ci sono due gemme nella tappa di ieri del Giro, il famigerato Tappone che passava per lo Stelvio. Una si chiama Nibali, forse l’ultimo sportivo rimasto (squadre comprese) ad avere un’influenza reale e tangibile sull’umore della mia giornata, che vada bene o che vada male. Perché le sue vittorie arrivano inaspettate, frutto di circostanze che ogni volta sembrano irripetibili, un po’ come quando ti va bene qualcosa nella vita, sei più sorpreso o sollevato, che realmente contento. Così sono le vittorie di Vincenzo, che se fosse straniero sarebbe acclamato e invece è più cool un olandese che si mette a cagare in un prato: il salto della pozzanghera in un tornante è la lucidità folle che mette insieme un po’ tutto e che ti fa pensare, anche questa volta, «chissà quando ricapiterà». Come le cose belle della vita, appunto.

La seconda gemma è un servizio di Stefano Rizzato, andato in onda mentre dallo Stelvio si scendeva, in sordina, uno di quei servizi riempitivi che nessuno si ricorderà. Racconta la storia del signore che tiene tutte le chiavi del passo dello Stelvio (il passo più in alto d’Europa, se non si considera l’Iseran dove i francesi fecero asfaltare qualche metro di una strada ghiaiata per prendersi il record, li adoriamo anche per questo), un posto dove nevica anche a maggio. Questo omino parla della sua vita e alla fine, poco prima di ridare la linea alla telecronaca, dice qual è il segreto, non ho capito se per fare il custode dello Stelvio o della vita, ché poi mi sono messo a singhiozzare come lui, a ripensare ai suoi quattro amici che lo ascoltano, un numero probabilmente non buttato per caso, ma meditato, filtrato, scalfito, sopravvissuto, restituito dalla vita, un po’ come le vittorie di Nibali.

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