Vincenzo

Attimo
ok with my decay
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2 min readMay 11, 2022

Sheffield, Sanremo, Arenberg, Risoul, Bormio, La Planche des Belles Filles, Tre Cime di Lavaredo, La Toussuire, Colle della Lombarda, Como, Val Thorens.

Ma anche e soprattutto Liegi, Rio e Alpe d’Huez.

E poi Ferrara, Trieste, Roma, Napoli, Bari, Empoli, Firenze, Bologna, Milano, Udine, Bolzano, Verona, Trento e chissà quanti altri: tutti i luoghi in cui mi trovavo quando Nibali faceva il Nibali da un’altra parte del mondo.

Quando si ritira uno sportivo che hai tifato (l’unico, dopo Pantani, che sia riuscito davvero a tifare), non ti ricordi delle sue vittorie. Ti ricordi di come correva, di come era capace di parlarti, con il suo modo di andare in bici: non omologato, personale e spigoloso, all’apparenza incolore eppure sempre capace di emergere, da solo e soltanto con la sua tigna. Quando si ritira uno sportivo che hai seguito sul divano, in una camera d’albergo, in macchina fermo in una piazzola su un tornante, non ti ricordi delle sue sconfitte, ma di come era riuscito a perdere: scivolando sull’asfalto, impigliandosi alla macchina fotografica di un tifoso a bordo strada. Sempre lasciandoti la sensazione più ferale per un tifoso, «avrebbe vinto lui», un condizionale più eterno di qualsiasi tangibile vittoria. Quando si ritira uno sportivo che hai tifato, ed è un ciclista, ti ricordi dov’eri mentre tutto avveniva: e i luoghi delle sue vittorie e sconfitte diventano i luoghi che abitavi, incrociavi, transitavi, attraversavi. Luoghi in cui ti frammentavi in milioni di pezzi, come la vita regolarmente decreta, e nel momento in cui Nibali faceva il Nibali, riusciva a sigillarli tutti insieme, per un secondo. Usando bitume fresco, come le serpentine che si vedono sulle smagliature della strada di certe salite: crepe evidenti che tengono insieme le fratture della strada, che segnano un percorso, vene scure dall’andamento irregolare che sembrano far pulsare anche l’asfalto più nero. Nibali era spesso scuro in volto, si illuminava di stupore misto a pudore soltanto sul traguardo di una vittoria. Era un essere umano armato solo di volontà, testardaggine e intelligenza: per molto tempo è bastato, per alcuni secondi è riuscito a tenerti in piedi, ovunque ti trovassi nel mondo. Per questo lo tifavi: perché mentre lo guardavi in tv, incollava tutti quei milioni di frammenti in cui tutti ci disperdiamo.

Se quando si ritira, ti viene da piangere un po’ anche a te, è soltanto perché poi ti guardi attorno e ti chiedi: adesso chi lo farà al posto suo?

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