Cazzomerdavaffancoolo: DmC Devil May Cry

Massimiliano Gallo
Old man yells at cloud
4 min readJan 29, 2013

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Vaffanculo Tu! No, Vaffanculo tu! Dante, figlio di Sparda

Il ritorno di Dante sulle scene è stato più che turbolento: dal primissimo trailer, i fan hanno cominciato a lamentarsi perché “Questo non è Dante” oppure “È un’emo dimmerda!” o ancora “Ha i capelli neri”.
Purtoppo per noi, il mondo è pieno di idioti e queste frasi sono il sunto di ciò che negli ultimi 18 mesi si è detto di questo gioco.
Si è arrivati al punto di scrivere una petizione per il ritiro del gioco dagli scaffali.
Nessuno dava importanza ai video di gameplay, alle dichiarazioni dei Ninja Theory, alla demo uscita.
I fan, quelli scemi, sapevano che sarebbe stato una merda, anche senza metterci sopra le loro manine zozze.

Io e Dante non abbiamo mai legato più di tanto: giochicchiai con il terzo capitolo e vidi un po’ il primo ed il secondo, mentre il quarto lo finii senza troppi pensieri.
La mia curiosità è nata proprio dalle polemiche nate intorno a questo capitolo, un po’ per vedere se era così tanto diverso dal Dante Classico, un po’ per capire se i Ninja Theory avessero solo bisogno di qualcuno che li correggesse in corsa per fare un gran gioco.

La storia parte con Dante, cacciatore di demoni, che si strombazza due signorine.
Così, tanto per chiarire che questo “nuovo Dante” è un duro, uno che le sbarbine se le rigira come vuole.

Per dire.Dopo questo simpatica siparietto, in cui un Dante ignudo apre alla co-protagonista del gioco, Kat, una medium che riesce ad interagire con il Limbo (adesso ci arriviamo) anche senza essere nello stesso, si parte con il gioco ed con enorme gioia che vi posso assicurare che non è cambiato nulla dai vecchi DMC.
Dante è sempre un agilissimo combattente, salta, sferza spadate a destra e a manca, ottiene globi rossi, verdi e bianchi e acquista nuove abilità.
L’unico cambiamento è nell’acquisizione dei potenziamenti.
Come detto, Dante colleziona, tra gli altri, dei globi bianchi.
Questi globi vanno a riempire una “barra” che una volta completa ci permetterà di sbloccare nuove mosse e nuovi metodi di distruzione di demoni.
Per gli aficionados della saga questa è una buona notizia, come Arussil può confermare.

La storia si svolge a Limbo City, fittizia cittadina ridente, sede del male più malvagio e coi peggior gusti in fatto di donne del creato.
Mundus, il cattivo della serie, è qui un uomo potentissimo, ovviamente la manifestazione fisica del demone cazzutissimo che conosciamo.

Servono un paio di triliardi? Alza la cornetta, Mundus è lì che ti aspetta!Tiene l’umanità in una sorta di schiavitù “libera”, ovvero ottenuta con una bevanda, la Virility, ed un network di notizie rivedute e corrette, con un pizzico di messaggi subliminali che non fanno mai male.

Con il suo presentatore urendo che dà le notizie false.Ops, scusate, ho fatto confusione con le immagini.
Qui c’è quella vera.

Signore e Signori, Bob Barbas.Che sia una velata critica? Noi di Voyager crediamo di sì.

Dicevamo, Dante si dà alla caccia dei demoni, ma per farlo deve entrare nel Limbo, una sorta di dimensione parallela che è strettamente legata alla nostra, ma diversa.
Nel primo livello del gioco, per esempio, un mostrone si diverte a divelgere una ruota panoramica e a farla correre per tutto il molo nel Limbo.
Nel mondo reale la gente vede solo la ruotona che spacca tutto, ignari del demone con la pheega in faccia sia il vero artefice del fatto.
Nonostante ciò, però, la città più avanti nella storia, si apre in enormi voragini, canyon di palazzi e torri altissime, senza incidere sull’integrità della città.
“In che senso?” direte voi.
“Ehr…Buco di sceneggiatura?” rispondo io.
A parte questo, la storia è davvero buona, ma non vado oltre per lasciarvi il gusto della scoperta.
Credetemi: apprezzerete tutto di questo DmC.

Il gioco è veloce, quasi isterico a tratti, e non fa sentire troppo la mancanza dei 60 fps a cui la saga ci ha abituati.
In questa nuova interazione, infatti, il comparto tecnico è un po’ più spinto dei suoi predecessori, tralasciando la vecchia velocità in favore di una grafica più attuale, un po’ meno pulita, ma davvero convincente.

Un unico appunto: Dante voleva essere un personaggio maturo, uno di quelli che sono dei fighi anche solo con lo sguardo, un Joe Hallenbeck con la spada.
Fargli dire un sacco di parolacce, a volte in maniera infantile (se a questo punto credevate che la citazione lassù fosse inventata, ricredetevi).
Cacciare un epiteto o un’imprecazione al minuto non ti rende figo: farlo con stilo ti rende tale.

Dunque, questo nuovo DmC riesce a portare avanti la tradizione di Capcom?
Assolutamente sì, anche se pur con qualche difettuccio.

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