Halo 4 — Recensione

Massimiliano Gallo
Old man yells at cloud
7 min readNov 14, 2012

Master Chief è tornato.

Dopo cinque anni dalla sua ultima apparizione, congelato in un sonno criogenico alla deriva su una nave tranciata a metà e sorvegliato dalla sua IA Cortana, John 117 torna a prendere a calci nel sedere alieni e non, in un’avventura che ci sposterà da una parte all’altra dello spazio.

L’inizio di una nuova trilogia, l’esordio di 343 Industries al timone della colonna portante del Gaming Microsoft, l’ultimo capitolo prima della next gen: Halo 4 ha tutte le carte in regola sia per essere una delusione, sia per essere il miglior capitolo della serie.
Quale delle due? Scopriamolo insieme!

Single Player: Master Chief, Cortana e gli alieni.

Premessa: questa parte della recensione contiene spoiler su tutta la saga di Halo, compreso l’ultimo capitolo. Se ancora non avete giocato questi titoli, vi consiglio di non proseguire oltre.

Come sappiamo, sono passati quattro anni dagli eventi di Halo 3: Master Chief è rimasto a bordo della metà troppo lenta della Forward Unto Dawn, navigando pigramente verso un bizzarro pianeta meccanico, l’umanità l’ha dato per morto, i Covenant sono in pace con gli umani e la galassia è di nuovo un bel posto per fare i picnic.

Ma come ogni eroe dei videogiochi che si rispetti, anche il Chief è afflitto da una sfiga cronica che porta Cortana a risvegliarlo nel bel mezzo di un assalto Covenant al loro relitto.
Primo momento WTF: ma le due razze non erano in pace? Posso capire che il Chief non lo sappia, ma non credo che questa sia l’unica flotta Covenant a cui il cellulare non prende. Per quattro anni.
“Arbiter, hai contattato la flotta su Requiem?”
“Ci ho provato, ma hanno la risponderia del Pulcino Pio e ho messo giù”

Bitch, I’m faboulus!

Vabbè, passiamoci sopra.
D’altronde sono sempre i nemici storici della saga, sarebbe come fare un Bioshock dove interpreti un Big Daddy invece di comba…Oh, già.
Andiamo avanti.
Con la sola imposizione di migliaia di proiettili tra gli occhi nemici, Chief riesce nel suo intento di precipitare sul pianeta, scoprendolo un avamposto dei Precursori.
Nel mentre, scopriamo che Cortana ha otto anni, uno in più rispetto alla sua durata massima prima del decadimento della sua rete neurale. Il tutto si traduce in scene di follia della bella donnina blu, un paio di urla e delle scuse abbastanza casuali lungo l’arco del gioco.
Chief capisce al volo la gravità della situazione e decide che l’unico modo per salvare la sua compagna di avventure è trovare la scienziata che li ha creati: la Dottoressa Halsey, ideatrice del programma Spartan-II da cui arriva John e creatrice di Cortana.

Cercherò di non spoilerare oltre (amici che non avete mai giocato Halo, da qui in poi si parla solo del gioco e basta con la trama), anche per lasciarvi godere la trama che tutto sommato non è male.
Quello che manca ai 343, vuoi per inesperienza, vuoi per timore di esagerare, vai a sapere, è il senso dell’epicità. Tutto è abbastanza sottotono, a volte in sordina, eccessivamente sobrio per essere un gioco di questa serie. La prima cosa che mi viene in mente sono le esplosioni, non più enormi come prima, ma realistiche, più contenute, un po’ deludenti.

Certe volte ci arrivano davvero vicino, ma si perdono in piccolezze che fanno perdere il “momento WOW” e lo riducono ad un momento “ehi, carino” ed è un peccato, perché di scene potenzialmente epiche ce ne sarebbero parecchie.

Passando al lato tecnico, è incredibile cosa sono riusciti a tirar fuori i 343 da una console vecchia di sette anni come l’Xbox 360: texture pulitissime, modelli poligonali dettagliati con animazioni esemplari e mai legnose, un frame rate solido che non traballa mai, specie se si installa il gioco su Hard Disk, cosa che consiglio fortemente per ridurre i tempi di caricamento.
Che finalmente Microsoft abbia capito che per spingere la macchina al massimo bisogna avere degli studi first party?

Sul lato del gameplay, abbiamo tante piccole novità che ringiovaniscono un po’ la saga: su tutte l’abilità di correre senza bisogno di equipaggiamenti speciali, cosa che renderà il gioco più appetibile agli appassionati di Call of Duty senza dubbio, ma che toglie un pezzo di quell’unicità che era tipica di Halo.

Gli equipaggiamenti hanno visto l’aggiunta della Sentinella Personale, Visore prometeico e dello Scudo Respingente, la prima una sorta di mini torretta portatile, la seconda la versione dell’Haloverso di un visore termico e l’ultima uno scudo di energia che per qualche motivo sposta la visuale in terza persona.
Gradevoli aggiunte, ma niente di fondamentale, tanto che durante la mia run le avrò usate sì e no una decina di volte.

Tutti questi piccoli accorgimenti si riversano anche nella parte multiplayer, di cui parleremo tra poco.

La campagna si attesta sulle 7–8 ore in Eroico, per la gioia dei detrattori che urlano “ma come, stanno tutti a criticare Collòf diuti e dura solo un’ora in più?”. E a questi detrattori direi “Sì, ma almeno non esce un’espansione ogni anno a prezzo pieno” e giù ad insultarsi su quale multiplayer sia più bello.
A proposito del multiplayer…

Multiplayer: Halo of Duty

Cattura la Bandiera coi denti, nuova modalità.

Lo ammetto: da bravo nerdacchione sociopatico, l’idea di mettermi online e farmi insultare metà albero genealogico da un ragazzino del’Ohio non mi ha mai fatto impazzire.
Il fraggarsi in allegria tra amici, invece sì, così ci siamo dedicati alla prova classica del multi in split screen, dedicandoci alla scoperta delle nuove mappe.
Partiamo da qui: le arene dedicate al frag sono molto ben costruite, con ambienti perfetti per tutti i tipi di gioco, dal corpo a corpo al cecchinaggio fino alla media distanza.
Grandi, piccole, dai 3 ai 16 giocatori, ce ne è davvero per tutti i gusti, dai complessi sotterranei alle immense basi all’aperto.

Dopo i doverosi complimenti ai designer delle mappe, partiamo con le note dolenti.
I Giochi di guerra ci calano all’interno dell’armatura di uno Spartan-IV, impegnati in simulazioni belliche a bordo della nave UNSC Infinty.
Contestualizzando il multiplayer all’interno della storia, 343 aveva davanti a sé due scelte: rimanere fedele alla visione militare su cui hanno puntato o rendere il tutto simile al primo Call of Duty che viene in mente.
Il sottotitolo di questo paragrafo dovrebbe suggerirvi quale strada è stata scelta.

Giocando si ottengono i punti esperienza necessari a sbloccare i vari equipaggiamenti, emblemi, pezzi di armatura e
via dicendo.
Il problema è proprio quello: giocando, non vincendo.
Nella sessione a cui abbiamo giocato, il sottoscritto, Vic Drago e un terzo amico, abbiamo guadagnato tutti lo stesso ammontare di punti esperienza nonostante la differenza di punteggio.
Chi ha guadagnato il primo posto ha lo stesso premio di chi è arrivato ultimo, senza bonus o vantaggi particolari, il che rende il multiplayer davvero troppo livellato al basso.
Chi gioca, vince, indifferentemente dalla propria abilità o tecnica.

Immaginate un branco di trentenni che sparandosi urla “PEW!PEW!PEW!”

Altra “standardizzazione” che Halo 4 ha mutuato da altri titoli è la scelta dell’equipaggiamento iniziale, scelta anche questa che riduce il “Fattore Halo” da questo titolo.
Laddove prima si iniziava tutti allo stesso livello, con le stesse armi, con la scelta delle abilità come unica variante, ora ognuno può creare la propria “classe”, partendo con abilità o armi che potrebbero essere fuori dalla portata degli altri giocatori.
Sempre parlando delle armi, ora non compaiono più in posti predefiniti, lasciando i giocatori all’assalto della postazione dove trovare l’arma migliore per la mappa in questione, ma compaiono in maniera randomica nei punti di spawn.
Laddove trovate una pistola ad aghi, dopo un paio di minuti troverete una carabina o un fucile a pompa e via dicendo.
Ciò toglie un po’ l’aspetto più tattico del multiplayer, ma dona un pizzico di varietà alla corsa agli armamenti tipica dei match tra Spartan.
Le modalità di gioco sono le classiche della serie, dal Massacro classico o a squadre al Re della Collina, dai Teschi all’Assalto e via dicendo.

Purtroppo, ad oggi, non sono ancora riuscito a provare le famose Spartan Ops, missioni da un paio d’ore scaricabili gratuitamente e completabili in coop, sia offline che online, ma vi dedicherò delle recensioni separate appena riuscirò a scaricarle.

Tirando le somme, Halo 4 è un gioco enorme, ricco di modalità online ed offline, con una grafica ottima e il carisma di un protagonista che è salito a status di icona nonostante la giovane età.
Davvero un gran bel gioco, sotto ogni punto di vista, ma sicuramente non un gran bell’Halo.

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