[Ogni tanto leggo] Roma Città Morta

Massimiliano Gallo
Old man yells at cloud
3 min readAug 1, 2015
La copertina ad opera di Keison.
La copertina ad opera di Keison.

Cosa succederebbe se scoppiasse un’epidemia zombie?
Ma non in Inghilterra, in America o uno dei soliti setting che Hollywood ci propina da anni.
Cosa accadrebbe se scoppiasse anche qui da noi, in Italia, con la nostra mentalità?
Con l’idea che gli Italiani, alla fine, si sanno rimboccare le maniche e affrontare anche le più scure disgrazie.
Ecco, Luca Marengo e Giacomo Bevilacqua si sono posti questa domanda e quello che ne è uscito fuori è questo libro.
Un po’ reportage, un po’ romanzo, un po’ fumetto, Roma Città Morta descrive minuziosamente uno scenario a noi tutti familiare come la Capitale e come si vive dopo che i morti sono tornati da noi per banchettare.

Reclutati per raccontare la vita dopo gli zombi, Marengo e Keison si immergono nelle strade della loro città descrivendola con precisione nelle parole del primo e visualizzandola nei disegni del secondo.
Il bello di RCM (abbrevio sennò ci impiego i secoli ogni volta a scriverlo) è che laddove si ferma la penna di Marengo, attacca la matita (elettronica) di Keison, in un connubio sulle prime strano, ma che acchiappa proprio per la sua formula fuori dal comune.
Non che siano i primi a farlo, intendiamoci, solo che non ricordo una struttura dove le immagini non sono solo supporto, ma raccontano le stesse cose da una prospettiva diversa.

RCM-med

Anche gli accenni alla storia personale dei due è ottima, specie quando Marengo parla del suo occhio perduto (tranquilli, non è spoiler, lo dice nelle prime pagine che va in giro con una benda) o il momento intimo di Keison.
Per non parlare del colpo di scena finale, che mi ha davvero investito facendomi esplodere in un “MINCHIA CHE FIGO”, facendo girare amici e non.
Chiaramente gli zombie sono una scusa per raccontare la natura umana, o meglio, romana: chi se ne esce con il fare da capo, chi non aspettava altro dalla vita e chi spera di avere più potere.
Del resto, tutti i film di zombi partono come critica sociale, no?

A sinistra, la tensione di Keison in mezzo agli zomPi, a destra Marengo che fa pensieri profondi.
A sinistra, la tensione di Keison in mezzo agli zomPi, a destra Marengo che fa pensieri profondi.

Ve lo consiglio, che se ha appassionato me, uno che gli zombi ormai gli stan sulle balle, è sicuro che vi può piacere.

L’ho comprato durante l’ultimo Salone del libro di Torino, a maggio, ma fino a ieri era rimasto a prendere polvere su due librerie diverse. Oh, il brutto dei traslochi è che non hai manco il tempo di respirare, figurarsi leggere.
Però l’ho letto tutto d’un fiato in una mattinata di pigrizia sul Lago Sirio.

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