[QuasiRECE] Quantum Break

Massimiliano Gallo
Old man yells at cloud
3 min readDec 31, 2018

Nel momento in cui scrivo, ho appena spento dalla rabbia la console, dopo l’ennesima morte insensata subita durante lo scontro finale.
Ma come ci insegna il gioco stesso, questo è il finale e ci arriveremo dopo: per giungervi dobbiamo per forza partire dall’inizio, come Jack che racconta le sue avventure appena cominciato il gioco.

Si parla di viaggi nel tempo, di fratture nella realtà, di poteri bizzarri e un mucchio di tecnobubbole.
Jack viene invitato dal suo vecchio amico Paul Serene a Riverport, la sua città natale da cui manca da diverso tempo, per assisterlo in un esperimento rivoluzionario, tanto da dargli appuntamento alle 4 del mattino nell’università dove lavora.
Che ve lo dico a fare: l’esperimento è il viaggio nel tempo, ma le cose vanno storte e si apre una frattura nel tempo che ci dona fantastici poteri a tema e fa iniziare la nostra avventura.

Parliamo di un gioco Remedy, perciò sappiamo dove andremo a parare: una storia forte, ben narrata e quasi priva di buchi di trama, godibile anche nei suoi momenti più MACCOSA.
Eppure c’è qualcosa che stona, ma non sono le tonnellate di muri di testo che si trovano in giro per il gioco, bensì qualcosa di più intimo e importante in un videogioco: si tratta del “quid”.

Mi spiego meglio: il “quid” è quel “non so che” che rende Uncharted più di uno sparacchino in terza dove segare centinaia di pirati in ciabatte.
Ecco, il quid di Quantum Break è presente nella storia, nella regia, ma quando muoviamo Jack in giro per le ambientazioni, ecco…cade e non si trova più.

Mi è capitato spesso, durante le mie 10 ore di gioco, di domandarmi che fine avessero fatto tutti i miei poteri, per poi capire che durante le fasi “investigative” se ne può usare solo uno (e guai a correre che sennò mamma ti sgrida), o perché non potessi saltare su di un cassone identico a quello su cui ero appena salito.
Davvero, se conoscete qualcuno da cui provarlo mi darete ragione.
Jack è a volte estremamente agile, altre sembra che abbia un palo infilato al posto della spina dorsale.

Ciò non toglie che sia uno dei prodotti più belli che mi sia capitato di vedere, spettacolarmente scenografico sotto ogni punto di vista, solido nel frame rate e con quasi nessun glitch o bug.

Eppure.
Eppure c’è qualcosa, qualcosa che mance, quel “quid” che non ne vuole sapere di saltare fuori.
Raramente mi spazientisco con i videogiochi: sarà che arrivo dalla vecchia scuola console e non mi importa di morire 4720 vote nello stesso punto…finché l’errore è mio.
Ma quando il gioco è subdolo e mi “induce” a commetterlo, quell’errore, allora mi salta la pazienza e il mio controller brutto di Halo viene vigorosamente (ma con attenzione, che costa) scagliato sul divano dalla frustrazione.

E mi spiace che il finale mi stia rovinando l’esperienza che comunque è positiva.
Promosso del tutto? No, ovviamente, ma Visto che questo è un articolo di prova bona lì e ciao a tutti.

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