Oggi all’Open Data Day di Palermo — #oddit14

Un report personale

Andrea Borruso
open data stories

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Una settimana fa abbiamo deciso di partecipare all’Open Data Day e organizzare una “non conferenza” a tema; nonostante il poco tempo per prepararlo al meglio ne è uscita una mattinata con alcuni punti che voglio fissare e condividere. Volutamente, in questa occasione, cercherò di fare soltanto cronaca e soltanto dei punti che a me sono sembrati più interessanti.

Inizio dalle presenze. Una trentina di persone di età, ruolo, professione e conoscenza sul tema molto differenti. Da un mio vecchio studente di linguaggi di scripting (oggi sviluppatore senior di gran bravura) alla mamma di un mio caro amico, da un ingegnere di Sispi S.p.A. (un’azienda partecipata del Comune) a un architetto, da uno studente di ingegneria informatica al responsabile della toponomastica del Comune, da “semplici” cittadine e cittadini al webmaster del sito del Comune, da alcuni degli autori delle “Linee Guida per le attività sugli Open Data della Città di Palermo” all'assessore responsabile su questa tema (fino a pochi giorni fa).
Un po’ pochi, ma la varietà mi è sembrata una spia importante di un interesse sempre più trasversale. Se non fosse così, il valore degli Open Data si ridurrebbe e di molto.

Il metodo e i temi. Quello della “non conferenza” è stato un azzardo, scelto anche per il troppo poco tempo a disposizione in termini organizzativi, ma con il senno del poi lo riproporrei senza esitazione, perché ha consentito un dialogo ed uno scambio in termini di idee e proposte, che in altre occasioni non si era realizzato.
La giornata è iniziata con un necessario intervento su “Cosa sono gli Open Data (e perché è bene che esistano)”. Da alcuni concetti di base ad alcuni esempi concreti di “cottura” di dati: la mappa del cemento amianto rimosso dal 2010 al 2013, l’analisi del “Bilancio spese assestato 2012 Comune di Palermo”, la timeline degli eventi di Palermo.
Un’immagine fondamentale di questa presentazione è stata quella “classica” dei dati (aperti) come ingredienti di base, “farina e uova” da cui ognuno può sviluppare la ricetta più buona, profumata e proteica. Da queste metafora ne sono uscite tante altre e tra queste due degne di nota:

  • si è parlato di chi ara il campo, di chi semina e di chi fa la mietitura;
  • si è evidenziata la possibilità di partire da un dato “non grezzo”, da cui è possibile preparare qualcosa con un sapore più “banale” ma comunque nutriente e utile quando non c’è il tempo o la forza di fare diversamente.

Le trovo entrambe molto stimolanti e dell’ultima ho creato, a partire dall'originale, la versione grafica

Da un’intuizione di Marco Alfano, una modifica al classico modello Data>Conoscenza

Dopo l’intervento sul “Cosa sono gli Open Data” altri tre propedeutici all'inizio dei lavori.
Uno su “cosa è successo in città dal 23 febbraio 2013 (dal precedente Open Data Day) ad oggi”: dalle modalità che hanno portato alla creazione di un gruppo di lavoro sulle linee guida Open Data della città, la loro redazione, la la la loro approvazione, al concorso ”ApPalermo – Palermo Open Data Contest”.
Un altro sulla “Maratona di monitoraggio del 22 febbraio” organizzata da Monithon, in cui Palermo è arrivata sicuramente prima in termini di orario di pubblicazione, producendo anche uno dei report più apprezzati della giornata.

https://twitter.com/Monithon/status/437605745543368704

Infine uno che ha illustrato il valore, la struttura e i contenuti delle “Linee Guida per le attività sugli Open Data della Città di Palermo”, della scelta degli autori di pubblicarne una versione in CC BY-SA, diventata fonte di quelle del Comune di Matera. È stato fatto notare come ad oggi non sia stato rispettato alcuno dei paletti temporali previsti nel documento approvato dal Comune.

Da qui in poi è partito un dibattito, con alti e bassi in termini di temi, ma molto vero e lungo.
A seguire i punti più importanti che ne sono usciti e che andavamo segnando in una lavagna presente in sala:

  • migliorare la comunicazione sugli Open Data. È stato fatto notare come il Comune debba fare delle azioni di comunicazione utili ad aumentare la consapevolezza sul tema, a renderlo un tema per tutti.
  • Automazione dei processi nella macchina comunale. Il Comune dovrebbe mettere in piedi dei processi di produzione automatica di dataset Open Data, in modo che la loro pubblicazione non dipenda dalla buona volonta dei dipendenti. I dataset pubblicati in questi giorni dal Comune soddisfano questa esigenza, ma la macchina tecnologica comunale sembra ancora non adeguata.
  • Sfruttare anche per gli Open Data l’”Albo di esperti a titolo gratuito dell’Amministrazione comunale”. In questo albo ci sono professionisti con competenze variegate che potrebbero essere di grande utilità a supportare questa azione. Sembra che questo albo, in questo caso, sia stato usato poco o niente.
  • Censimento dei dati aperti (pubblici e privati) della città. In sala molti hanno chiesto — sopratutto ai rappresentanti della Pubblica Amministrazione — quali fossero i dati a disposizione della città, che potrebbero essere pubblicati in Open Data. Ancora una volta quindi l’esigenza fondamentale di fare un censimento di questo dati. Si è sottolineato come i dati non siano però da cercare soltanto negli uffici comunali.
  • Mancanza di comunicazione tra uffici comunali. Di nuovo comunicazione, ma stavolta non più dall'interno verso l’esterno, ma tutta “in casa”. Sottolineo che si tratta di un tema posto da dipendenti comunali.
  • E gli altri enti pubblici locali pubblicano dati aperti? Molti di noi si sono concentrati sia in termini critici che costruttivi sull'attività svolta dal Comune. Ma cosa fanno in termini di dati aperte le Aziende Sanitarie Provinciali, le Province, la Regione Siciliana, le università, ecc..
  • I cittadini si facciano parte attiva. Palermo è una città d’esempio in tal senso, dove il contributo dal basso è stato fondamentale, pochissime però le persone coinvolte. La cittadinanza inoltre può essere parte attiva anche in termini di costruzione del dato, e non bisogna soltanto “aspettare” la PA.
  • Dati dell’annuario statistico cittadino da pubblicare in forma meno aggregata. È necessario che il Comune pubblichi “Panormus Annuario Di Statistica” con dati quantomeno divisi per circoscrizione.
  • Censimento iniziative locali in corso (pubbliche e private). In città ci sono sicuramente altri gruppi di lavoro attivi che potrebbero essere interessati al tema dei dati aperti. Gruppi che producono dati, che ne hanno bisogno, che fanno innovazione, gruppi che se messi in rete potrebbero costruire un volano sui dati aperti e un volano per la crescità della città.
  • Priorità di pubblicazione in Open Data ai dati su cui l’amministrazione sta per prendere decisioni. Sono quei dati relativi a progetti e iniziative (piano regolatore generale, piano urbano traffico, chiusura anello ferroviario, tram, nuova tangenziale, ecc.) che l’amministrazione è in procinto di attivare e sui quali è fondamentale che i cittadini siano informati per tempo e in modo esauriente e possano quindi esprimersi in merito con piena consapevolezza.
  • Controllo di qualità nel ciclo “pubblica amministrazione” > “cittadinanza” > “pubblica amministrazione”. Se la PA locale aprirà la possibilità di pubblicare secondo il ciclo descritto sopra, bisognerà definire come tracciarlo in modo che il dato contenga sempre le metainformazioni che lo rendo integro in termini di qualità, e congruente con altri dataset ad esso riferibili o da cui deriva.

Quali tra questi sono i punti prioritari? Chi li approfondirà? In che tempi? Con che modalità?

Dimenticavo una cosa importante: tra i presenti c’era anche Giuseppe, un bambino di pochi mesi, il cittadino del futuro, a cui dedico questo post.

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Andrea Borruso
open data stories

#data #maps #GIS #baci #condivisione. Orgoglioso di essere presidente di @ondatait