Aprirsi al mondo — come la Pinacoteca di Brera ha cambiato la propria gestione delle immagini

Marina Cotugno
Open GLAM
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6 min readNov 6, 2019
Angelo Ripamonti, Interno della Pinacoteca di Brera, 1880 — Pinacoteca di Brera, Milano

La Pinacoteca di Brera è l’unico museo statale italiano che mette a disposizione sul proprio sito immagini ad alta risoluzione delle opere della collezione. Ho parlato con Marco Toscano, responsabile della comunicazione di Brera, per sapere com’è nato questo cambiamento nella prassi della gestione delle immagini e quali effetti ha avuto.

Dal 2014 grazie alla legge sulla tutela del patrimonio culturale conosciuta come “Art Bonus”, i visitatori possono scattare liberamente fotografie nei musei italiani a gestione statale. Nel 2017, grazie anche alla pressione di un gruppo di studiosi, la libertà di riproduzione è stata estesa ad archivi e biblioteche statali.

Le foto scattate possono essere usate per motivi personali, di studio e sui profili social privati in un’ottica di “promozione del patrimonio culturale italiano”. Ogni utilizzo commerciale è però ancora vietato senza un’autorizzazione preventiva e — nella maggior parte dei casi— il pagamento di un canone.

La pubblicazione è sempre considerata un utilizzo commerciale dalle istituzioni culturali italiane, e solo i saggi o le riviste accademiche con basse tirature sono esenti dal pagamento dei diritti di riproduzione.

Nonostante queste limitazioni, le nuove leggi sono state accolte molto favorevolmente da studenti, studiosi e amanti del patrimonio culturale e hanno costituito un primo passo verso l’accessibilità.

Eppure, benché i visitatori possano ormai liberamente scattare foto, i musei statali italiani non hanno ancora messo a disposizione online immagini di alta qualità delle proprie collezioni.

L’unica eccezione è costituita dalla Pinacoteca di Brera, la più grande galleria statale di Milano, che è anche tra i musei beneficiari di una speciale autonomia scientifica, finanziaria e organizzativa, istituita proprio dall’ “Art Bonus”.

Diretta da James Bradburne dal 2015, la Pinacoteca di Brera presenta sul proprio sito una galleria di immagini della collezione in alta risoluzione, liberamente scaricabili dagli utenti, e invita giornalisti, editori, associazioni, redazioni televisive, studiosi e curatori ad utilizzarle.

Alcune foto della collezione della Pinacoteca sono anche disponibili su Europeana con licenza CC-BY-NC-ND. Il museo infatti mantiene la prerogativa di valutare le richieste di immagini per scopi commerciali, come la produzione di merchandising o la pubblicità.

Per saperne di più, ho rivolto qualche domanda a Marco Toscano, il responsabile della comunicazione della galleria.

Caravaggio (Michelangelo Merisi), Cena in Emmaus, 1606

Marco, l’attuale sito della Pinacoteca di Brera è online dal 2016 e da allora presenta immagini ad alta risoluzione della collezione. Sono state rese disponibili per il download fin dall’inizio?

Sì. Il caricamento delle immagini della collezione, affinché fossero liberamente scaricabili dagli utenti, è stato preceduto da un lavoro di recupero delle riproduzioni ad alta risoluzione già esistenti e di digitalizzazione di quelle mancanti. Ciò ha permesso, al momento del lancio del sito, di avere a disposizione quasi tutte le opere esposte nel museo. La digitalizzazione è comunque un processo ancora in corso e riguarda anche le opere non esposte.

Com’è nata l’idea di rendere le immagini disponibili per il download?

Si è trattato della naturale conseguenza di due processi avviati a Brera: da un lato, la smaterializzazione della comunicazione, che ha previsto la creazione di un nuovo sito più fruibile e aggiornato; dall’altro, l’introduzione di un nuovo tipo di rapporto con i visitatori.

Abbiamo cercato di dare a ogni visitatore, considerato come un singolo individuo dotato di precise caratteristiche, gli strumenti per creare la propria esperienza nel museo. L’intento di valorizzare e responsabilizzare i visitatori è anche concretamente visibile: abbiamo introdotto didascalie di diversi tipi, posizionato prespaziati sulle pareti e panche per disegnare e offerto materiali didattici e tour tematici.

Quali cambiamenti ha portato nel lavoro quotidiano questo nuovo modo di gestire le immagini?

L’utente è investito di un maggiore grado di autonomia. Tuttavia è bene precisare che le immagini scaricabili sul sito sono disponibili a una risoluzione alta, ma comunque insufficiente per determinate finalità. Continuiamo a ricevere numerose richieste di immagini e a ciascuna forniamo adeguata risposta. [La risoluzione media delle immagini garantisce stampe di buona qualità per l’utilizzo editoriale. N.d.A]

Francesco Hayez, Il Bacio, 1859 — Pinacoteca di Brera, Milano

Avete preso in considerazione l’idea di usare delle licenze Creative Commons? Sono internazionali e potrebbero semplificare la comprensione di come sia possibile utilizzare le immagini da parte degli utenti.

No, non l’abbiamo presa in considerazione. Preferiamo valutare, a seconda della destinazione e della finalità, se autorizzare l’utilizzo dell’immagine e se eventualmente concederla gratuitamente o richiedere un canone.

La digitalizzazione delle collezioni e l’Open Access sono temi caldi nel settore GLAM [il corrispettivo italiano è MAB: acronimo di Musei, Archivi e Biblioteche. N.d.A] eppure non mi sembra che la vostra iniziativa sia stata molto pubblicizzata. Perché?

Non si è avvertito il bisogno di pubblicizzarla. La Pinacoteca non ha fatto altro che allinearsi a quella che è la tendenza seguita dai principali musei del mondo in termini di gestione delle immagini.

La Pinacoteca di Brera è l’unico museo statale italiano a consentire il download di immagini ad alta risoluzione della collezione e il loro riuso. In base alla vostra esperienza quali motivazioni potrebbero ostacolare gli altri musei italiani dal seguire il vostro esempio?

Credo che influisca la difficoltà della digitalizzazione, ma soprattutto la convinzione che si rinuncerebbe a una fonte di guadagno per il museo. In realtà è facile capire che per far pagare le immagini a tutti vi sono dei costi da sostenere, e che essi superano di gran lunga le eventuali entrate.

Al contrario, il ritorno d’immagine per il museo — pur non quantificabile economicamente — è innegabile ed estremamente proficuo.

Si può facilmente intuire che concedere licenze per l’utilizzo commerciale di immagini (pubblicità, merchandising) sia redditizio per un museo, più difficile è stimare i guadagni che possano venire da altri usi, ad esempio dal settore editoriale nel suo complesso. Avete studiato la questione prima di rendere le immagini disponibili o avete avuto modo di stabilire se ci sono state perdite da allora?

Ci sono tre considerazioni fondamentali da fare su questo argomento.

Innanzitutto le entrate provenienti dall’intero settore editoriale sono pressoché irrisorie.

In secondo luogo, nell’epoca della proliferazione delle immagini e della totale accessibilità garantita dal web francamente appare un controsenso negare un’immagine, mentre bisogna preoccuparsi della qualità della stessa — soprattutto parlando di opere d’arte — e aspirare a una diffusione che promuova il museo e la sua collezione.

Infine, nel caso di un utilizzo con finalità culturale, che possa contribuire a produrre conoscenza, è giusto concedere l’immagine di un’opera, che un museo non possiede ma custodisce, con il dovere di condividerne la bellezza col maggior numero di persone possibile.

Pellizza da Volpedo (Giuseppe Pellizza), Fiumana, 1859 — Pinacoteca di Brera, Milano

Molti musei che hanno reso disponibili le loro collezioni online hanno dichiarato che l’Open Access ha avuto anche un buon effetto pubblicitario. Per la Pinacoteca è stato lo stesso?

Non è un risultato attribuibile esclusivamente alla politica sulle immagini, ma è un dato di fatto che la Pinacoteca di Brera negli ultimi anni abbia recuperato una visibilità — anche all’estero — di cui non godeva da molto tempo.

State monitorando i download e il riuso delle immagini? Ci sono risultati o considerazioni che potete condividere?

Non dispongo dei dati sui download, ma abbiamo conferme sul fatto che sia una funzione molto apprezzata e utilizzata. Così come riceviamo un sentito ringraziamento dagli editori che possono inserire le immagini della Pinacoteca nelle loro pubblicazioni. In realtà stanno facendo molto più loro per noi.

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Marina Cotugno
Open GLAM

Freelance image searcher and photo editor. Curious photoaholic. Trying to follow Frank-N-Furter’s advice. www.juliafoto.it