Il codice è arte | l’arte è codice

luca corsato
3 min readApr 8, 2015

il linguaggio è regola e invenzione

Nell’aprile del 2015 da una galleria di immagini de La Stampa, ritrovo un’eco del mio passato: Jaromil e Catodo.

http://www.catodo.net/wp-content/uploads/2012/10/rgb.jpg

Catodo lo trovai quasi alla fine dei miei esperimenti, perché lui è più incentrato sul suono e allora mi concentravo di più sulle immagini e la loro animazione.

Quello che mi colpiva era la possibilità di rendere materico il risultato di righe di codice e modifiche di parametri: per me — che venivo da mani sporche di colore acrilico, di lavoro di polso con il pennello e tempi di asciugatura misurati in sigarette nel garage-studio — era qualcosa di dirompente. Tutto era nato dalla necessità.

Mi ero sposato, il tempo di andare di notte nel garage non c’era più e la soffitta di 6mq non mi dava soddisfazione. Il computer toshiba era al limite e quindi installai (piallando tutto) una Ubuntu 6.06 (la scansione 04/10 sarà introdotta con la 7.04 (che ricordo ancora con gioia). Da allora entrai nel vortice opensource/gnu-linux e il passo al zerocompromessi fu rapido: macché ubuntuarchlinux era la strada! Conobbi persone come Anonimo Coniglio, Blaster e poi fui folgorato da Jaromil e il suo freejay

https://www.dyne.org/software/dynebolic/

In realtà scoprii prima dyne:bolic e inizia ad usarla come distro autonoma in una chiavetta, ma i miei deliri di distro mi avevano fatto passare (perdere?) ore: da archlinux a ubuntu, da ubuntu a mint, da mint a fedora… poi, siccome nel frattempo dovevo produrre qualcosa, mi accorsi che le immagini che mi servivano per i miei set non erano proprio così “legali”. 7/8 anni dopo iniziai il mio percorso di rivolta (che non è ancora terminato), ma la cosa mi lasciò il segno: da righe di codice potevo estrarre immagini, sequenze e — siccome era un autodidatta cialtrone — meno righe c’erano meglio era.

Iniziai così il percorso di riduzione: passai a Debian e iniziai ad usare windows manager come openbox al posto dei desktop. Scoprii così puredata che tante soddisfazioni mi diede… più intime e personali che pubbliche… perché il codice è geloso.

Più mi addentravo nel codice e meno voglia avevo di uscirne

When the men on the chessboard get up

and tell you where to go

And you’ve just had some kind of mushroom,

and your mind is moving low

Inizia a comprendere che opensource, opendata, openknowledge sono ricerca pura. Ci sono applicazioni e realizzazioni molto pragmatiche ed efficaci (del resto la maggior parte dei server si basa su linux) ma se il codice e i linguaggi ti prendo la mano, non sai più dove ti possono condurre. L’arte quindi mi sembrava la più naturale applicazione di tutta quella ricerca. Da un lato vedo opendata nella Streetart, opensource nella poesia del contratto Debian, e mi sorge sempre un senso di colpa quando sento questo rumore ogni volta che mi metto davanti allo schermo

Ma una cosa ho capito:

  • il codice è un linguaggio
  • il linguaggio si manifesta nei contenuti
  • i contenuti devono essere curati e mai definitivi
  • la cura è funzionale al rispetto degli altri e delle proprie idee
  • l’assenza di cristallizzazione è un esercizio di modestia e di attenzione
  • la modestia e l’attenzione spingono a rendere più facile l’interazione con tutti quelli che potrebbero avere idee interessanti ma non sanno come interagire con il tuo linguaggio

l’interazione è la base del codice.

la relazione è la madre dello sviluppo.

lo sviluppo è amico della curiosità.

il codice vive in ogni regola di condivisione

--

--