LA FILIERA PRODUTTIVA OPTOI: UNA STORIA DI INNOVAZIONE CONTINUA

Marcello Benazzoli
Optoi Stories
Published in
5 min readJul 19, 2018
“Una storia di sensori”, 2018 — foto di V. Giambartolomei

Innovazione fa rima con evoluzione. Nella mia esperienza, le aziende che sono in grado di innovare sanno anche evolvere, e rapidamente, in base alle dinamiche del mercato e alle trasformazioni tecno-scientifiche. Ne è una prova l’evoluzione di Optoi Microelectronics, l’azienda per cui lavoro da sei anni: una piccola ma splendida realtà industriale italiana, leader nello sviluppo e nella produzione di sistemi di misura e sensori ottici nei settori del manifatturiero, del green, del biomedicale e dell’aerospaziale.

Credo che la storia di Optoi meriti di essere raccontata. Perché il suo percorso è la prova di come anche in Italia una PMI possa fare innovazione, e operare con risultati positivi in un settore molto complesso e competitivo, lontano dalle storiche specializzazioni nazionali. Per utilizzare il gergo degli economisti, il nostro è un “case study” degno di nota.

Fondata nel 1995 a Trento — la “Silicon Valley delle Alpi”, secondo i media internazionali — come spin-off del centro di ricerca IRST (oggi Fondazione Bruno Kessler), agli inizi Optoi si occupava principalmente della realizzazione di componenti a fotodiodi o a fototransistori, destinati al mercato degli encoder.

foto di V. Giambartolomei

Ma la vision che guidava l’azienda — sintetizzabile nel concetto, piuttosto rivoluzionario, di “innovazione concreta” — era decisamente più ambiziosa: Optoi voleva offrire ai suoi clienti, italiani ed europei, sensori più elaborati, di valore superiore; «dotati, ad esempio, di uscite conformi ad uno standard, in modo che fossero compatibili e più facili da gestire in applicazioni industriali» mi racconta il collega Nicola Battisti, ingegnere e direttore tecnico di Optoi Microelectronics, in azienda da quasi vent’anni.

Allora Optoi si collocava a monte della filiera di produzione del sensore, dal momento che progettava il trasduttore e si occupava dell’assemblaggio microelettronico del silicio: dalla fase di taglio all’assemblaggio in un package (un substrato dotato di terminali elettrici che racchiude il die in silicio opportunamente collegato), dal posizionamento e saldatura del sensore (wire bonding) alla protezione del componente secondo modalità adeguate, sino all’invio al cliente.

Fondamentale, a riguardo, la collaborazione con il Centro Materiali e Microsistemi (CMM) di FBK: mentre l’azienda decideva di concentrarsi sul cosiddetto back-end, gli esperti del CMM si occupavano del cosiddetto front-end, ossia la produzione del silicio, la materia prima alla base dei sensori. Insomma, un bell’esempio di collaborazione tra un’azienda e un ente di ricerca.

«Il 90% dei prodotti microelettronici Optoi è ancora oggi realizzato con silicio proveniente da FBK — continua Nicola Battisti –. Loro producono le fette e le testano, noi provvediamo a tagliarle e ad assemblare i dispositivi nel package grazie a linee di produzione automatica e tecnici specializzati operanti in clean room di classe di pulizia ISO 6».

La “camera pulita” di Optoi, in effetti, è uno dei gioielli dell’azienda: osservare il personale altamente qualificato all’opera, da dietro la paratia di vetro sigillata, è un’esperienza che personalmente trovo tanto istruttiva quanto affascinante, ed è la prova dell’elevato livello di competitività dell’azienda, piccola ma ciononostante all’altezza dei severissimi standard operativi di settori di punta quali l’aerospaziale e il biomedicale.

Nel corso degli anni, grazie a massicci investimenti in capitale umano e tecnologico, le capacità di progettazione di Optoi si sono significativamente accresciute. Questo fa sì che il design sia gestito al 90% in-house. Soltanto in alcuni casi particolari esso è curato da design center esterni, fermo restando che in queste situazioni è comunque Optoi a seguire tutti i rapporti con il cliente.

Se agli inizi l’azienda si concentrava sul back-end, già nei primi anni Duemila essa iniziava a operare anche più a valle della filiera produttiva: andando a sviluppare prodotti di maggior pregio e complessità, nota Nicola Battisti, «elaborando un’interfaccia elettronica in grado di leggere, pilotare, ampliare e correggere in modo opportuno il segnale ottenuto dal sensore, rendendolo adatto ai requisiti specifici del cliente». Non fermarsi mai, questa la lezione, continuando a investire in R&D — tasto dolente per le PMI italiane sin dai tempi del boom degli anni ’60 — e soprattutto nella formazione del personale.

Una volta ottenuto il controllo del sensore attraverso l’applicazione di una scheda elettronica (eventualmente dotata di microcontrollore o di altra tecnologia intelligente), Optoi si attivava anche per acquisire «la capacità di programmare i microcontrollori, ossia di avere il firmware, e di ottenere anche il controllo della parte software — spiega Nicola Battisti –. Il risultato, dopo anni di duro lavoro, è che oggi siamo in grado di fornire un sistema completo; il cliente può acquistare da noi un sensore che fornisce un dato già pulito, compensato, trattato, definitivo e affidabile».

Array di Fotodiodi / Array di Fototransistor

Naturalmente i clienti possono ordinare il sensore a livello di componente e poi montarlo in autonomia nei loro sistemi. I più esigenti però hanno la possibilità di ottenere il sistema finito: una delle forze dell’azienda, infatti, è che può contare su un team di progettisti in grado di disegnare i circuiti stampati e programmare i microcontrollori, e su una linea di assemblaggio elettronico per il montaggio dei componenti delle schede sui circuiti stampati che va ad affiancarsi alla linea microelettronica che monta il silicio nel package.

A riguardo, bisogna sottolineare come la cura del cliente sia sempre stata la priorità per Optoi Microelectronics (e per tutte le aziende del gruppo); in realtà essa è una delle cifre della già menzionata “innovazione concreta”: non si può parlare davvero di innovazione se non si parte dalla realtà, dalle esigenze concrete del cliente, a cui vanno garantite qualità, flessibilità e affidabilità (che significa procedure di controllo delle materie prime, test in linea e test finale sul 100% dei prodotti).

Ancora, Optoi ha fatto della customizzazione uno dei suoi cavalli di battaglia, ed è il partner ideale per lo sviluppo e la realizzazione di soluzioni altamente personalizzate. L’azienda permette, ad esempio, la progettazione e la realizzazione di specifici dispositivi in silicio con package dedicato e relativa scheda di interfaccia, o anche la personalizzazione del solo package.

E del resto, cura del cliente e customizzazione rappresentano due punti di forza di molte PMI italiane (ed europee) di successo. In un mondo sempre più globalizzato, dove ogni settore è caratterizzato dalla presenza di player molto grandi e agguerriti dagli Stati Uniti e dall’Asia, le piccole aziende del Vecchio Continente possono prosperare solo ritagliandosi nicchie d’eccellenza attraverso la valorizzazione delle proprie specificità.

Per ulteriori informazioni, https://www.optoi.com | contact@optoi.com

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Marcello Benazzoli
Optoi Stories

Responsabile Comunicazione e Marketing @ Optoi, appassionato di tecnologie e innovazione. Padre, marito, amo raccontare l'evoluzione del mondo intorno a me.