Agenda 2030 dell’ONU come bussola per i Civic Brands

Osservatorio Civic Brands
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Nell’ultimo periodo, soprattutto in riferimento al Green Deal Europeo e al NextGenerationEU, si sente parlare spesso dell’Agenda 2030 dell’Onu come strumento sempre più decisivo nello strutturare obiettivi e convergenze tra le politiche europee per stimolare la ripresa post-covid.

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è, infatti, un programma d’azione per le Persone, il Pianeta e la Prosperità promosso dall’ONU il 25 settembre del 2015, che definisce 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals — SDGs nell’acronimo inglese) da raggiungere entro il 2030, articolati in 169 Target. Rappresenta, quindi, per i Paesi firmatari una strategia, una specie di bussola verso un sentiero di sostenibilità.

Grazie all’Agenda 2030 viene espresso per la prima volta un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale, superando in questo modo definitivamente l’idea che la sostenibilità sia unicamente una questione ambientale. I 17 Goals fanno infatti riferimento ad un insieme di questioni importanti per lo sviluppo che prendono in considerazione, in maniera equilibrata, le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile — quella economica, sociale ed ecologica — e puntano a: eliminare la povertà, garantire un’istruzione di qualità, equa e inclusiva, offrire pari opportunità a donne e uomini, assicurare salute e benessere, costruire un Pianeta sano, avere un lavoro dignitoso per tutti, eliminare le disuguaglianze.

Come più volte sottolineato dal portavoce ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), Enrico Giovannini, gli SDGs non rappresentano una bussola solamente per i Governi, ma anche un valido strumento per tutte quelle Aziende che vogliono lavorare per il miglioramento del benessere della comunità nella quale operano. In accordo con Giovannini, anche noi crediamo che l’Agenda 2030 possa essere un valido punto di riferimento, un framework per tutte quelle Aziende che decidono di agire concretamente nei confronti della società in senso allargato.

Ben consapevoli che tutti gli SDGs sono strettamente interconnessi e che, quindi, non esiste una gerarchia tra questi, secondo quanto emerso dalle ultime rilevazioni dell’Osservatorio Civic Brands, l’opinione pubblica indica come azione più urgente quella descritta nell’Obiettivo 8, ovvero: “Favorire un lavoro dignitoso e crescita economica, che punta a incentivare una crescita duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti”.

Già nelle precedenti rilevazioni dell’Osservatorio abbiamo registrato che per la maggioranza assoluta degli italiani (83%) “Un’azienda che vuole davvero migliorare la società in cui viviamo deve prima di tutto occuparsi della qualità della vita dei propri dipendenti”. Questo dato non è soltanto una conseguenza dell’emergenza Covid-19, dato che, poco prima dello scoppio della crisi (inizio 2020), già il 73% dell’opinione pubblica era d’accordo con questa affermazione.

Anche ragionando in prima persona, pensando alla propria esperienza lavorativa e all’azienda nella quale si è impiegati, il 38% degli italiani indica nel lavoro la tematica nella quale la propria azienda dovrebbe impegnarsi di più, seguita da quella ambientale (25%) ed economica (24%).

Durante il lockdown abbiamo visto molte aziende implementare programmi per il sostegno economico, e non solo, dei propri dipendenti, ma non basta un intervento isolato, pur prezioso che sia. La crisi del lavoro è la crisi del nostro tempo e le persone chiedono anche alle Aziende di occuparsi dei propri bisogni prima di rivolgere lo sguardo verso questioni “più universali”, come la lotta al cambiamento climatico.

Egoismo? Individualismo? No, crediamo sia solo la fotografia dei nostri tempi.

Fonte dati: Ipsos

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Civic Brands è l’Osservatorio sullo scenario italiano delle tematiche relative al purpose e attivismo da parte delle marche