Boarding pass — volume primo

Un’opinione sui trequarti candidati alla maglia dei British & Irish Lions

Ovale Internazionale
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7 min readMar 23, 2017

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Qualsiasi allenatore al mondo vi dirà che è un bel mal di testa, ma rimane pur sempre un mal di testa. E’ quello che affligge da sabato sera l’head coach dei British & Irish Lions Warren Gatland, che nel giro di quattro settimane dovrà svelare i trentasette nomi che faranno parte della spedizione in terra neozelandese.

Sarà il tredicesimo tour dei Lions in Nuova Zelanda nei loro 129 anni di storia, tra i quali si annovera un solo successo, quello del 1971 con i miti del Galles dell’epoca.

I giocatori selezionati verranno annunciati da Gatland il prossimo 19 aprile e il 3 giugno avrà inizio il tour, con la sfida ai New Zealand Barbarians a Whangarei. Con poco tempo per costruire meccanismi affidabili e dopo una stagione che, dopo un logorante Sei Nazioni, ha ancora da affrontare alcune fasi cruciali come i quarti di finale di Champions Cup e i playoff dei campionati nazionale, i Lions dovranno affrontare 10 partite in 36 giorni. Per la prima volta, i britannici affronteranno le franchigie del Super Rugby piuttosto che le squadre che si disputano il campionato nazionale delle provincie neozelandesi. In più, in calendario c’è anche la sfida ai Maori All Blacks, la selezione Maori only della federazione neozelandese.

Il calcio d’inizio per il primo test è impostato per il 24 giugno prossimo all’Eden Park di Auckland. In questa prima analisi dei possibili partenti per il tour, ci concentriamo sui giocatori del reparto arretrato.

La selezione ha adottato il nome di Lions a partire dal 1950, nel primo tour del dopoguerra, facendo riferimento al soprannome utilizzato nel 1925 dai giornalisti britannici e sudafricani, dovuto all’emblema del leone presente sulle maglie della squadra. L’emblema fu in seguito rivisto e diventò l’odierno scudetto con i quarti rappresentati le home unions

Triangoli

Il primo dilemma da affrontare è quello riguardante la retroguardia che vestirà la maglia rossa. Nei suoi 37 uomini, Gatland selezionerà prevedibilmente 6 giocatori per coprire i ruoli di ali ed estremo, con un piccolo vantaggio dato a quei giocatori capaci di coprire più di una posizione.

E’ per questo motivo che Liam Williams e Anthony Watson dovrebbero avere un posto sull’aereo per la Nuova Zelanda. Il gallese ha disputato un eccellente Sei Nazioni, segnando tre mete, e più volte è stata invocata la sua collocazione ad estremo. Watson ha disputato solamente due partite, neanche per intero, per l’Inghilterra al ritorno da un infortunio, ma le sue abilità offensive sono superiori a quelle di Simon Zebo e più complete di quelle di Jack Nowell.

La casacca numero 15, dopo lo straordinario Sei Nazioni, sembra già cucita sulle spalle di Stuart Hogg, sebbene la scelta dell’estremo sia una delle più dolorose da affrontare, con così tanta qualità in ogni nazionale britannica. Rob Kearney sembra aver perso lo smalto di un tempo, e come vice-Hogg se la giocano Leigh Halfpenny e Mike Brown. Il primo costituisce una sicurezza difensiva e di posizionamento quasi unica, unita a percentuali magistrali contro i pali, mentre il secondo, pur senza brillare, è stato uno dei giocatori che ha corso più metri palla in mano nel Sei Nazioni, statistica che evidenzia la sua capacità di riportare il pallone in avanti rigenerando il possesso della squadra che riceve un calcio.

Ci saremo mica scordati di qualcuno, ad estremo?

Chi si è guadagnato la convocazione a suon di ottime prestazione è sicuramente Elliot Daly. Il trequarti dei London Wasps è stato continuativamente utilizzato all’ala a livello internazionale da Eddie Jones, che ne è stato ripagato con prestazioni di valore assoluto. Rapido, difensivamente ineccepibile e dotato di un ottimo piede tattico, Daly si candida non solo a salire sull’aereo per la Nuova Zelanda, ma ad oggi è una prima scelta anche per la formazione titolare di Gatland.

Alla fine, Warren Gatland convocherà di certo anche George North eppure, se si guarda l’intero Sei Nazioni disputato dall’ala gallese, ci sono più ombre che luci sulle sue prestazioni. Ha lasciato una brillante suggestione di riscatto con la doppietta segnata contro l’Irlanda e, in un Torneo dove comunque è andato male, ha messo a segno tre mete in cinque partite. Molto difficile lasciarlo fuori soprattutto perché tutti conoscono le potenzialità di questo giocatore in termini assoluti, e non si può dimenticare l’onnipotenza dimostrata quattro anni or sono con la maglia dei Lions in Australia. Chi vedremo presentarsi in terra kiwi, però? L’inarrestabile macchina da mete o il ragazzo impacciato e in difficoltà che abbiamo visto contro la Scozia?

Infine, una menzione d’onore dovrebbe andare a Tommy Seymour, autore di uno splendido Sei Nazioni con la Scozia e di una bella stagione con Glasgow. Sbagliato considerarlo già a casa, anzi, tanti lo considerano un valido candidato. Molto dipenderà anche da quello che Glasgow riuscirà ad ottenere durante le prossime settimane.

Mid-field

Selezionare semplicemente i migliori giocatori a livello assoluto non è abbastanza, è necessario fare anche una riflessione sui migliori accoppiamenti possibili fra compagni ed avversari. Per scegliere, cioè, la migliore catena centrale 10–12–13, bisogna valutare il pacchetto nel suo insieme.

La questione principale è: possono Owen Farrell e Jonathan Sexton giocare insieme? Si combinano bene insieme? Se la risposta è sì, la combinazione è già pronta: Farrell è un giocatore semplicemente irrinunciabile per i Lions, e ha dimostrato di essere anche il miglior primo centro dell’emisfero nord durante il Sei Nazioni. Altrettanto dicasi per Sexton che, nonostante sia inciampato in una prestazione non esaltante contro il Galles, ha chiaramente mostrato che il migliore, in Europa, è ancora lui.

George Ford dovrebbe essere la seconda scelta a numero 10, con lo stesso Farrell a rendere più lunga la coperta potendo essere impiegato come apertura. Ford è limitato fisicamente, e verrebbe immediatamente messo nel mirino dagli attacchi degli avanti e dei centri All Blacks, ma rimane un’alternativa migliore di Biggar, al quale certo non manca la personalità e la struttura fisica, ma che non è all’altezza della sfida nel playmaking, e a Russell, notevolmente migliorato e giocatore assolutamente interessante, ma che non offre dei pro di valore abbastanza elevato rispetto a quelli di Ford per preferirglielo. L’apertura di Bath, infatti, ha dalla sua una completezza tecnica e tattica e un affiatamento con il compagno di reparto in nazionale che lo mettono in rampa di lancio per la convocazione, anche se una presenza nel XV di partenza di uno dei tre test sembra poco probabile.

Belle immagini dal tour del 2013 in Australia, dal quale sono cambiate già tantissime cose a Ovalia: O’Driscoll si è ritirato, Manu Tuilagi è sparito dai radar del rugby che conta, e North non è più stato quella ‘cosa’ lì

Per la maglia numero 13 la competizione è, invece, più chiusa: Huw Jones della Scozia si è infortunato nel match di chiusura del Sei Nazioni e sarà fuori per cinque mesi, mentre Garry Ringrose, seppure cristallino sia parso il suo talento, specie nell’ultima battaglia a Dublino, dovrà attendere altri quattro anni. Jonathan Joseph ha i favori del pronostico e dovrebbe essere il titolare: una spina nel fianco di ogni difesa, ma soprattutto anche un difensore troppo spesso sottovalutato. Un gradino sotto di lui, Jonathan Davies, il cui unico errore in tutto il Sei Nazioni è stato letale per il Galles, ma che rimane pur sempre una delle rare defaiance di un giocatore affidabile e completo. A completare il lotto, in caso di necessità, ancora Daly, che con gli Wasps veste spesso la numero 13.

Se la cerniera dei centri dovesse contare effettivamente su 4 giocatori, questo lascia un solo spazio (dietro Farrell, Joseph e Davies) a disposizione per uno tra Robbie Henshaw, Scott Williams e Ben Te’o. Scelta difficile: tutti e tre hanno poche vere lacune e un capitale tecnico elevato. Henshaw ha giocato a livello internazionale sia a primo che a secondo centro, ed essendo la versatilità un plus, è ben posizionato. Williams è stato capace di cancellare un monumento come Jamie Roberts dalle gerarchie della nazionale grazie alle sue qualità sia in attacco che in difesa. Te’o si è dimostrato il finisher perfetto per l’Inghilterra, ed è una cosa che Gatland dovrebbe tenere ben presente.

Piccoli Napoleone crescono

Ne abbiamo già parlato, la corsa per la maglia numero 9 non è una vera corsa. Conor Murray sarà il titolare, a meno che eventuali magagne fisiche non lo tradiscano, e, anche se le sue quotazioni sono in discesa, si era parlato di lui anche come possibile capitano della spedizione. Rhys Webb sarà la sua riserva, pronto a terrorizzare le guardie avversarie e a prendere d’infilata qualche pilone stanco negli ultimi venti minuti di gioco.

Il Sei Nazioni ha certificato la gerarchia per quanto riguarda i mediani di mischia, ma con ogni probabilità Warren Gatland vorrà portarne tre in Nuova Zelanda, ed ecco che la corsa ad un posto sull’aereo si apre: concorrenti Greig Laidlaw, Ben Youngs e Danny Care.

Lo sbarazzino mediano degli Harlequins parte dall’ultima posizione: non è il titolare in nazionale, ha sicuramente delle grandi doti offensive ma le dimensione fisiche lo bloccano. Inoltre il gioco al piede è leggermente inferiore a quello dei concorrenti così come solidità e continuità a livello mentale. Nonostante la spavalderia e il coraggio, è altrettanto innegabile che le dimensioni fisiche potrebbero essere un limite di cui tenere conto nel caso di Laidlaw, favorendo Youngs. Lo scozzese inoltre paga lo scotto dell’infortunio, arrivato in uno dei momenti più brillanti della sua carriera. Tutto questo sembrerebbe spianare la strada a Youngs, ma, nei panni di Gatland, Laidlaw potrebbe essere il giocatore ideale per completare la rosa con esperienza e carisma. Il leader ideale per guidare la squadra nei match infrasettimanali, far riposare un po’ i titolari eppure tenere alto il livello di attenzione e di competitività di chi gioca.

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