Intreccio scozzese

Le nazionali giovanili giovedì, oggi le maggiori: confronto fra due movimenti in competizione

Ovale Internazionale
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6 min readJun 10, 2017

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I movimenti rugbystici di Scozia e Italia sono stati legati a doppio filo negli ultimi 17 anni, dall’ingresso della nazionale azzurra nel Sei Nazioni. Quello scozzese è il movimento più piccolo dell’area britannica, e ha sofferto particolarmente il passaggio all’era professionistica, riuscendo solamente nelle ultime stagioni, grazie a un’infornata di talenti, a risalire la china del gruppo di nazioni elitarie del rugby mondiale. Quello italiano è stato invece il movimento in crescita degli anni Duemila, una crescita lenta e altalenante, che molti si sono stufati di attendere.

Per tanti anni Scozia e Italia si sono affrontate per evitare l’ultima posizione nel torneo più vecchio del mondo, alternativamente fanalino di coda della competizione. Domani, con due allenatori relativamente nuovi alla guida delle rispettive formazioni (Townsend alla prima uscita, O’Shea ormai in carica da un anno), le squadre si ritrovano a Singapore (!) in uno dei rari match fra squadre dell’emisfero nord fuori dal calendario del Sei Nazioni.

Ieri, intanto, le due Under-20 si sono scontrate nel turno conclusivo della fase a gironi del mondiale ovale di categoria, scontro che ha visto prevalere gli highlanders di un solo punto. Un’occasione ideale per vedere a che punto sono i due movimenti della piccola borghesia ovale d’Europa.

Singapore sling

Oggi alle 14 la sfida infinita riparte dal National Stadium di Singapore, teatro speciale di uno scontro insolito che porta due nazionali dell’emisfero nord faccia a faccia davanti ad un pubblico verso il quale è forte la propaganda di World Rugby.

Come al solito da quelle parti piace fare le cose in piccolo. Interessa fare un giro?

Solo meno di tre mesi fa, l’Italia usciva sconfitta dallo scontro con la Scozia nell’ultimo Sei Nazioni con un sonoro 29 a 0. Una Scozia che ha giocato un torneo particolarmente attraente, condito da grandi prestazioni individuali e collettive e da un gioco brillante che ha attratto le lodi di molti.

L’assenza forzata causa Lions dei soli Laidlaw, Hogg e Seymour testimonia come però Warren Gatland abbia visto le perfomance scozzesi al Sei Nazioni più come il merito di un gruppo di giocatori e dello staff tecnico, premiando solamente poche individualità (Laidlaw peraltro è in Nuova Zelanda per sostituire Ben Youngs).

L’era di Vern Cotter, guida neozelandese della Scozia fino a marzo, si è chiusa con quella vittoria, da molti vista come un omaggio all’arcigno coach che aveva costruito una selezione nazionale capace di arrivare fino al quinto posto del ranking mondiale, un risultato pazzesco per un movimento che pareva fino a qualche anno fa condannato a una eterna mediocrità.

Oggi sarà per la prima volta sulla panchina scozzese Gregor Townsend, già 82 caps con la Scozia fino al 2003 e più recentemente coach dei Glasgow Warriors che formano l’ossatura della nazionale e che hanno particolarmente ben interpretato la Champions Cup in questa stagione. Townsend è affiancato da un nuovo staff: Dan McFarland, ex giocatore del Connacht e già assistente di Townsend a Glasgow, è l’allenatore della mischia, mentre l’ex mediano di mischia della nazionale Mike Blair è lo skills coach.

Il nuovo gruppo tecnico si affida soprattutto alle certezze, nel segno della continuità e al netto delle assenze, che oltre ai citati Lions vedono figurare anche i fratelli Gray, Richie infortunato e Jonny a riposo. Le novità più interessanti per la Scozia sono rappresentate dalla selezione a numero 15 di Duncan Taylor, estremo diligente dal buon gioco al piede, e Damien Hoyland schierato all’ala, brillante 23enne di Edimburgo già nazionale Seven. Importante il ritorno in prima linea di WP Nel.

Damien Hoyland sembrava essere la next big thing scozzese: ha vinto il suo primo cap in Giappone la scorsa estate, e poi è scomparso dai radar della nazionale. Townsend gli propone una nuova chance, l’età è dalla sua parte

L’Italia di O’Shea è interessante: orfana dei suoi senatori, su tutti Parisse, i gradi di capitano sono andati a Gori, che compone la linea mediana con Allan. C’è il ritorno di Leonardo Sarto all’ala, mentre è Tommaso Boni delle Zebre a vincere la maglia numero 12 in luogo dell’infortunato McLean. Barbieri torna in Nazionale dopo molto tempo, mentre l’anziano esordiente Dean Budd giocherà in seconda linea. Ferrari, Bigi e Lovotti sono l’inedito trio di prima linea per gli Azzurri.

La Scozia parte assolutamente con tutti i favori del pronostico, anche se i giocatori di Zebre e Treviso selezionati dal nostro staff hanno brillato solamente nell’ultima parte di stagione. L’Italia potrebbe soffrire in particolar modo in touche, dove la batteria dei saltatori è risicata, e in mischia chiusa, dove il confronto di esperienza fra le due squadre è notevole.

Per l’Italia è solo la prima tappa di un tour che la porterà a sfidare Australia e Fiji, che si sono affrontate questa mattina, con i Wallabies che hanno prevalso nettamente per 37 a 14. Un viaggio nel Pacifico non certo facile per i nostri, che hanno bisogno di dare segnali positivi per continuare nella dura strada intrapresa sotto la guida di O’Shea.

Baby azzurri

Segnali positivi sono arrivati dalla Georgia, anche se gli Azzurrini impegnati nel mondiale di categoria hanno fallito di poco un risultato ancora più storico di quello ottenuto.

Arrendendosi di un punto ai pari età scozzesi (17 a 16 il risultato finale), gli Azzurrini sono arrivati terzi nel girone, rientrando nel gruppo delle quattro squadre che si giocheranno le posizioni mediane dal quinto al nono solo grazie alla pesante sconfitta rimediata dall’Argentina ai danni del Sudafrica.

Contro la Scozia una partita giocata sostanzialmente alla pari dall’Italia, che solamente per qualche errore di troppo (anche se ce ne sono stati diversi da entrambe le parti) non è stata capace di far pendere la bilancia a proprio favore.

Scozzesi che hanno dimostrato di avere ottime idee per quanto riguarda il gioco al largo, mettendo in mostra discrete skills e anche un’organizzazione del gioco che probabilmente viene da un’impostazione data a livello superiore del tipo di rugby che le nazionali scozzesi vogliono giocare: allargato, veloce, frizzante.

Nonostante questo, la meta della vittoria è arrivata a seguito di una maul ben impostata e che ha visto gli italiani andare sotto nel punteggio a un quarto d’ora dalla fine, incapaci di riprendersi e tornare in avanti dopo lo sforzo fatto per rientrare dal 12 a 7 marcato al sedicesimo minuti dagli avversari fino al 16 a 12 con il quale conducevano fino al sessantacinquesimo.

Un risultato comunque ottimo per l’under-20 della penisola, mai così in alto in un mondiale giovanile nelle sue otto partecipazioni, e che ha dimostrato di poter stare al livello di altre squadre del Sei Nazioni che a livello seniores invece dominano costantemente la nostra rappresentativa.

Dal canale YouTube di World Rugby, che peraltro trasmette in streaming tutte le partite del mondiale, gli highlights della vittoria scozzese: qualche errore di troppo per parte, un po’ di confusione. Peccato perché questa nazionale poteva raccogliere di più, e adesso sarà difficilissimo farlo nella fase a eliminazione, dove l’Italia affronterà l’Australia martedì 13 giugno

Ancora non possiamo sapere quanti dei giovani visti all’opera con la maglia dell’Italia e della Scozia diventeranno internazionali per le rispettive squadre, ma possiamo analizzare, guardando in avanti, quanti il prossimo anno faranno parte delle rispettive franchigie celtiche. La via più breve verso il continuo miglioramento del giocatore individuale è quella di farlo misurare presto con i palcoscenici importanti, a fianco di giocatori esperti e più abili.

La filiera italiana che passa dal campionato di Eccellenza ha dimostrato di non essere efficace e di rallentare il processo di crescita dei giocatori. Per quanto riguarda i nostri, si sono viste buone prestazioni collettive durante questo mondiale ed altre ce ne aspettiamo ancora nella fase conclusiva del torneo, e anche se alcune particolari individualità si sono messe in mostra (Riccioni, Trussardi, Zanon) è difficile dire chi di questi possa effettivamente diventare un giocatore della nazionale maggiore.

Certo è che adesso comincia il lavoro difficile: quello di concludere la formazione dei giocatori e renderli pronti per le competizioni più importanti. Uno scalino dove l’Italia ha mostrato di essere carente, e dove invece la Scozia ha fatto alcuni sensibili progressi, come dimostrato dalla nuova generazione di giocatori che oggi sono titolari fissi con la maglia del Cardo. Occhi aperti quindi, per osservare i destini dei giocatori azzurri e dei loro avversari nel prossimo futuro.

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