La goccia

La giocata che ha sconvolto il fine settimana e altre chicche dalla prima giornata del Sei Nazioni

Ovale Internazionale
Ovale Internazionale
4 min readFeb 7, 2018

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Il Sei Nazioni vale sempre il prezzo del biglietto, la prima giornata del torneo 2018 non ha esitato a ricordarcelo, nonostante due partite si siano concluse con un grande divario di punteggio.

Nessuno si sarebbe aspettato una Scozia annichilita in questa maniera da un Galles formato maxi. Forse una partita dal punteggio ravvicinato, certo. Anche una vittoria del Galles, forse. Sicuramente nessuno aveva messo in pronostico una vittoria collettiva di queste proporzioni sulle spalle di Aaron Shingler, Rhys Patchell e Hadleigh Parkes, tutti relativamente nuovi su questi palcoscenici.

In pochi avrebbero predetto la baldanza italiana in quel dell’Olimpico dopo aver concesso due mete nei primi dieci minuti. Invece gli Azzurri si sono ostinatamente aggrappati alla partita finché, nel quarto d’ora finale, i campioni in carica non sono riusciti a scrollarseli di dosso.

Certo era possibile immaginarsi una Francia che mettesse l’anima davanti al proprio pubblico dopo i fischi raccolti al termine del 20 a 20 contro il Giappone dello scorso novembre, ma che addirittura la squadra di Brunel arrivasse all’ottantesimo in vantaggio era un pronostico che avevano osato davvero solo un pugno di ostinati, francofoni tifosi.

Che poi la partita venisse risolta da un drop da oltre 40 metri dopo più di 40 fasi, era proprio fantascienza.

Il drop di Jonathan Sexton

Come vogliamo chiamarlo? The Drop? The Kick? The Shot? Ci dev’essere un modo per ricordare questo gesto nella Storia di Ovalia, con tutta l’eredità che si porta dietro (Sexton che cresce all’ombra di O’Gara, O’Gara preferito a Sexton per le qualità al piede, Sexton che con il tempo si prende il palcoscenico, Sexton che vince una partita in pieno stile o’gariano).

Tredici a dodici e tempo rosso. L’Irlanda è chiusa nei propri ventidue metri e la difesa fisica che la Francia ha saputo garantire nel corso degli ottanta minuti, concedendo solamente quattro calci di punizione alla terza squadra del ranking mondiale, non accennava a cedere.

A nulla valevano le ripetute cariche degli avanti, seppur ostinate e piene di energia ancora a quel punto della gara. Jacques Brunel aveva preparato la partita in maniera ottima, forse nell’unico modo in cui poteva: tenere basso il punteggio, pareggiare il confronto fisico, e affidarsi a un’invenzione. Piano quasi andato in porto.

La prima, brillante giocata di Jonathan Sexton è il calcio-passaggio con il quale serve Keith Earls, bravo a mantenere il possesso del pallone. Un rischio enorme, un gesto temerario che però serve a scavalcare la linea di metà campo.

La difesa francese, comunque, tiene. E non ha nessuna intenzione di regalare un calcio di punizione. Quello di Sexton è quindi un gesto disperato e quasi costretto: è la prima occasione che il mediano di apertura ha in posizione centrale e oltre la metà campo, i suoi avanti sono sfiniti, l’errore che chiuderebbe la partita è dietro l’angolo. Bisogna provarci. Bam!

L’eroico tuffo del Ghira

Certi gesti vengono incensati, soprattutto quando ti fan vincere le partite. Altri rimangono più oscuri, ma sono altrettanto degni di essere celebrati. Specie se vengono da chi ha un fisique du role più adatto alla miniera che al balletto.

Siamo in apertura di secondo tempo e Leonardo Ghiraldini ha appena fatto un fallo stupido, per eccesso di foga, in una maul in territorio inglese. Gira un po’ l’orologio e l’Italia si ritrova in difficoltà: Jonny May vince la battaglia aerea contro Benvenuti e Danny Care esplora l’angolo sinistro del triangolo arretrato azzurro rimasto colpevolmente sguarnito.

Il pallone rimane pericolosamente in campo, e la pressione inglese sale. Ghiraldini, che a 33 anni e dopo diversi infortuni non ha più la rapidità che ne ha fatto un giocatore apprezzato in tutta Europa, ce la mette tutte per rimanere davanti alla maledetta freschezza di Maro Itoje.

Il talentuoso seconda linea dei Saracens, infine, rallenta: è convinto che o Ghiraldini uscirà col pallone, o potrà facilmente portarlo fuori una volta rialzatosi. L’attimo di attesa, però, gli costa un sacco, perché il numero 2 azzurro, scaltro, compie un bellissimo gesto atletico, con un passaggio al volo mentre plana verso il terreno che smarca Minozzi e permette all’estremo di liberare in rimessa. Ad maiora, Ghira.

Di altri atletici tuffi

Nella partita fra Galles e Scozia si sono avuti momenti in cui i padroni di casa sono sembrati in uno stato particolare di onnipotenza, dove è riuscito loro praticamente tutto. Momenti che si sono fatti meno rari quando, nel secondo tempo, l’intensità della prestazione scozzese si è affievolita definitivamente sotto i colpi del rapporto inversamente proporzionale fra punti subiti e tempo per rimontare: più crescevano gli uni, più diminuiva l’altro.

L’azione in questione, arrivata a meno di dieci dal termine, ha diversi spunti notevoli, come la decisione di Shingler di non proseguire pedissequamente con la trasmissione del pallone ma recuperare verticalità, la continuità del gioco offerta da Navidi (Warburton chi?), la qualità di Hadleigh Parkes nel far fuori un avversario, fissare l’estremo e dare l’assist a Evans.

Chi brilla di più, però, è sicuramente Steff Evans. Il suo balzo in avanti per schiacciare l’ovale è un luminoso pezzo di bravura individuale che merita da solo di vedersi dedicare una delle tante birre che i tifosi gallesi avranno alzato al cielo, in brindisi ai propri beniamini, nella lunga notte (altri lo chiamano terzo tempo) di Cardiff.

Fermate quel motorino!

In una giornata in cui si sono fatti apprezzare tanti gesti individuali, non può mancare un tributo alla meta che stava per valere la vittoria per la Francia fra le mura amiche di Saint-Denis.

Tutto quello che serviva alla Francia era trovare qualcuno che tirasse fuori un coniglio dal cilindro per poi tornarsene dietro le barricate a far guerra di trincea fino al fischio finale. E con la qualità diffusa presente nella squadra francese, c’erano diversi indiziati per il ruolo di prestidigitatore.

Solo che Teddy Thomas invece di estrarre un coniglio, dal cilindro ha estratto una Vespa special, ha scalato le marce e se n’è fuggito fuori città, come cantavano quelli.

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