Leoni: A mali estremi, estremi rimedi

L’orgoglio di una spedizione perdente, l’ultima a vincere in terra neozelandese

Ovale Internazionale
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4 min readMar 30, 2017

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Leoni è la rubrica di Ovale Internazionale che racconta storie del passato recente e remoto dei British and Irish Lions, in preparazione al tour che li vedrà affrontare le franchigie neozelandesi prima di sfidare gli All Blacks il prossimo giugno.

La partita è ancora all’inizio. Poco fuori dai ventidue metri, Grant Fox alza un campanile altissimo, di quelli che in Irlanda chiamano garryowen. Sotto il sole tiepido di Wellington c’è Gavin Hastings. The Big Gav, in maglia rossa numero 15, è il capitano della selezione dei Lions, uno dei superstiti dalla vittoriosa spedizione del 1989 in Australia, l’unica dove i britannici sono riusciti ad imporsi dopo aver perso il primo test.

Anche stavolta non sta andando diversamente. Nella prima partita, i Lions hanno lasciato il campo con l’amaro in bocca, dopo che qualche decisione arbitrale dubbia aveva finito per favorire i padroni di casa: a Christchurch il piede di Fox e la meta del secondo centro Frank Bunce hanno fatto la differenza, 20 a 18 per gli All Blacks.

La pressione verso il secondo match è poi montata quando la squadra ha perso due dei tre match che inframezzavano i quattordici giorni fra i primi due test. Prima Auckland e poi Hawke’s Bay si sono presi lo scalpo dei leoni, e dalla stampa britannica sono piovute critiche sull’inconsistenza dei primi cinque uomini e sulla mancanza di una leadership degna della selezione, quella leadership che l’head coach Ian McGeehan ha affidato a Hastings, preferendolo al più quotato Will Carling.

Nel suo rapporto alla conclusione del tour, Ian McGeehan sottolineerà le differenze strutturali fra il gioco della palla ovale nell’emisfero australe e quello giocato in Europa: in Nuova Zelanda già nel 1993 si gioca un rugby molto più dinamico, espansivo e basato sulla continuità del gioco

L’estremo scozzese è già una leggenda: in Nuova Zelanda molti lo additano come il miglior estremo di sempre, e senza di lui la Scozia avrebbe difficilmente vinto il Grande Slam nel Cinque Nazioni 1990. La partita di Christchurch, per dire, era stata tenuta in piedi fino all’ultimo, e quasi vinta, dai sei calci di punizione di Hastings.

Quando il pallone calciato alto da Fox torna sulla Terra, Hastings, con i piedi sulla linea di meta, commette l’imperdonabile errore di non controllarlo: Eroni Clarke, in maglia numero 12, è il più veloce di tutti a passare in mezzo agli avversari e a schiacciare il pallone per il 5 a 0, che Fox trasforma in sette punti di vantaggio.

Cosa penseresti se cantassi in modo stonato, ti alzeresti e mi abbandoneresti?” è il primo verso che Lennon e McCartney hanno scritto in With a little help from my friends, nei tempi in cui un altro capitano scozzese dei Lions, Mike Campbell-Lamerton, veniva strapazzato dagli All Blacks nel tour del ’66. La squadra conosce la canzone, fischietta il ritornello e reagisce.

La partita è molto tattica, le squadre si studiano e il gioco al piede la fa da padrone. E’ qui che i Lions riescono ad ottenere un vantaggio decisivo: in rimessa laterale il seconda linea Martin Bayfield è inarrestabile, e gli avanti dominano gli avversari, reagendo alle critiche rivoltegli contro nel corso delle due settimane precedenti.

Martin Bayfield ancora oggi mantiene un’invidiabile manualità e capacità di presa al volo

Gli All Blacks, in difficoltà, concedono calci di punizione agli avversari, ma il piede di Hastings è meno preciso del solito e riesce ad accorciare solo a primo tempo inoltrato, con due calci di punizione trasformati su quattro. I Lions prendono la testa della partita proprio intorno alla metà partita, quando Rob Andrew sfrutta benissimo un pallone vinto nei ventidue metri dalla rimessa laterale e spara un preciso drop per andare al riposo sopra di due punti.

L’animale ferito è il più pericoloso, e, dopo aver vacillato in avvio di partita, i Lions hanno adesso una fame agonistica e una forza mentale difficili da intaccare. In più, sono i primi a segnare alla ripresa delle operazioni e a farlo è proprio Gavin Hastings, con un calcio di punizione facile da sotto i pali, ottenuto proprio in conseguenza di un pallone da lui recuperato con grande forza di volontà in territorio avversario.

Tre giorni dopo il secondo test, i Lions perdono malamente contro Waikato (la cui maglia compare nella copertina di Ovale Internazionale, un saluto ai ragazzi). Il tallonatore che segna l’ennesima meta accennando una corsetta in surplace è un certo Warren Gatland

E dopo una strenua difesa della propria linea di meta dalle cariche neozelandesi conclusasi con un pallone recuperato sulle conseguenze di una mischia ordinata sui cinque metri, i Lions si prendono la partita con una meta in contropiede: in avanti neozelandese sui dieci metri circa immediatamente trasformata dal mediano di mischia Dewi Morris in un azione d’attacco ben sfruttata da Jeremy Guscott, che trasmette il pallone all’esterno per Rory Underwood. La falcata dell’ala inglese è imprendibile anche per Kirwan, e la corsa si conclude alla bandierina. Sarà poi ancora Hastings ad aggiungere il tassello finale con un calcio di punizione che sigilla il punteggio sul 20 a 7, con i Lions che infliggono un parziale di venti punti agli avversari, andati in vantaggio per primi.

Quel pallone rimbalzato sul petto del capitano, e finito fuori dal suo controllo, è stato l’innesco decisivo di una reazione collettiva, del ruggito di una squadra fino a quel momento criticata e data per spacciata. Un esempio luminoso di mutuo soccorso ovale che rappresenta anche l’ultima vittoria dei Lions contro gli All Blacks, ormai 24 anni fa.

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