Tanti a pochi

L’Italia si arrende per 33–7 ad un Galles che non brilla. Ma non tutto è da buttare

Ovale Internazionale
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5 min readFeb 7, 2017

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Senza mezzi termini, ci aspettavamo di più dalla prima uscita al Sei Nazioni della nazionale italiana. Invece è arrivato il solito risultato pesante, con gli Azzurri in grado di rimanere in partita soltanto per un’ora scarsa prima che la diga cedesse e gli avversari prendessero il largo.

L’Italia però, al di là di un risultato negativo e di un passivo pesante che non fa presagire niente di buono per il resto del torneo, ha mostrato qualcosa di positivo e di migliorato rispetto al Sei Nazioni dello scorso anno.

Gli highlights della partita di domenica: per l’Italia, meta di Gori. Nella ripresa il Galles segna con Williams, Davies e North. Finisce 33 a 7, un risultato eccessivamente punitivo per gli Azzurri

Il buon giorno non si vede dal mattino

L’Italia ha cominciato il match con cuore e carattere. E’ stato chiaro che entrambi gli schieramenti avevano una precisa percezione della partita che stavano giocando: gli Azzurri avevano cerchiato in rosso la data di domenica sul calendario, sapendo di incontrare per primo l’avversario con il quale sarebbe stato più probabile un risultato positivo; i Dragoni subivano invece la pressione dettata dalla paura di perdere, dato che gli ingredienti per una sorpresa sembravano esserci tutti, compreso un campo reso pesante dalla pioggia che favoriva sicuramente la più debole delle squadre.

Quando poi, dopo tanti minuti di pressione in attacco respinta più volte da una fiera e fisica difesa azzurra, i gallesi si sono trovati sotto per 7 a 0 grazie alla prima vera incursione offensiva dell’Italia, le cose si sono fatte ancora più pesanti. Un peccato che, dopo il calcio di punizione di Halfpenny ad accorciare il punteggio, la squadra di casa non sia riuscita ad allungare di nuovo prima della fine del tempo: dopo una lunga presenza all’interno dei ventidue metri avversari, Venditti veniva catturato poco fuori dai cinque metri da Sam Warburton. L’ex capitano del Galles offriva quindi il servizio completo: placcaggio avanzante, in piedi in un baleno, costringeva l’ala azzurra ad un tenuto a terra che poneva fine alle ostilità.

Andare negli spogliatoi sul 7 a 3 era quindi un lusso per la nazionale gallese, che però nel contempo perdeva Dan Biggar, sostituito da Sam Davies, a gran voce richiesto titolare dal pubblico e dai media, a quanto si è visto poi a ragione. Il primo tempo si chiudeva con un’Italia in vantaggio, che aveva difeso ottimamente seppur peccando in disciplina. I numerosi calci di punizione concessi avevano fruttato al Galles solo 3 punti, dopo che più volte gli avversari dell’Italia avevano cercato il bersaglio grosso calciando in touche.

Il crollo

Il motivo per cui l’Italia ha perso la partita, e l’ha persa cedendo nell’ultimo quarto, è evidente: semplicemente, non si può pensare di difendere per settanta minuti su ottanta.

Le statistiche parlano chiaro: nel secondo tempo il Galles ha avuto il 72% del possesso e il 75% del tempo lo ha passato nella metà campo avversaria. Numeri eloquenti che però si potevano intuire anche vedendo la partita: nei primi dodici minuti del secondo tempo, l’Italia non ha mai avuto il possesso. Il piede di Halfpenny ha punito l’indisciplina azzurra portando il Galles sopra nel punteggio per la prima volta. Nel momento clou del match, dopo il restart che consegnava finalmente il pallone ai nostri, l’errore gratuito sulla ricezione di Edoardo Padovani ha consentito ai Dragoni di tornare subito in attacco e portare il vantaggio a +5 (ancora Halfpenny dalla piazzola).

Recuperato il risultato, il Galles si è trasformato. Una volta passata la paura, hanno giocato con ferocia, efficacia e sicurezza nei propri mezzi. Solo la sfortuna ha impedito a Liam Williams di segnare la quarta meta allo scadere.

La partita si è conclusa solo qualche minuto dopo, quando il Galles ha poi segnato la prima meta dell’incontro dopo una serie di mischie sui cinque metri, fase ordinata nella quale l’Italia aveva dominato nella prima frazione ma che con l’ingresso delle prime linee dalla panchina ha cambiato padrone.

Incapaci di reagire e di avere il possesso del pallone, con la partita che scivolava via dalle mani, gli Azzurri hanno perso la verve morale e atletica che li aveva sostenuti fino a quel momento, e arrivare all’ottantesimo minuto è stata un’agonia, mentre il Galles rischiava di prendersi anche il primo punto di bonus offensivo nella storia del Torneo.

I want to believe

E’ tutto da buttare per gli Azzurri? Non credo.

Dobbiamo sempre misurare adeguatamente le nostre aspettative rispetto a questa squadra: si tratta della selezione dei migliori giocatori di Zebre e Treviso, costantemente in fondo alla classifica del Pro12 e dai risultati drammatici di domenica in domenica. L’innesto dei giocatori che militano all’estero, per quanto del calibro di Parisse e Campagnaro, non alza abbastanza il livello. Parliamo di una squadra che l’anno scorso ha subito parziali pesanti in ogni incontro e che, a novembre, ha comunque perso contro una squadra modesta come Tonga. E’ legittimo pensare che si possa fare meglio di così, è assurdo pensare che solo perché lo staff tecnico arrivato nei mesi scorsi è di ottimo livello si possa competere alla pari con tutti.

Ci aspetta sicuramente un Torneo duro e difficile, ma guardiamo alle cose positive che si sono viste in campo: l’Italia ha giocato un primo tempo molto intenso, con una difesa di livello molto alto. Si vede che c’è un lavoro intenso di preparazione della partita, un lavoro intelligente e applicato. Gli Azzurri hanno peccato di disciplina, ma per quanto si debba sicuramente migliorare su questo fattore, è inevitabile che la squadra più debole tenda a sporcare il gioco. La nazionale ha inoltre una rosa con una profondità che fino a qualche anno fa non aveva: Maxime Mbanda era al suo quarto cap ed è uscito dal campo con 26 placcaggi eseguiti e Steyn è stato autore di una prova di tutto rispetto, nessuno dei due fra i titolari nei test match di novembre.

La seconda colonna delle statistiche rappresenta i placcaggi eseguiti dai primi otto giocatori azzurri, con ben cinque giocatori in doppia cifra

E’ urgente ritoccare alcune cose: 16 calci di punizione sono troppi non solo contro un grande piazzatore come Halfpenny. E’ urgente riuscire ad avere possesso, con delle fasi ordinate che rimangano fonti sicure di palloni per tutta la durata del match. E’ infine cruciale riuscire a portare a casa punti ogni volta che se ne presenta la possibilità.

Sabato 11 arriva a Roma un’Irlanda bisognosa di una vittoria pesante, con bonus, per sperare di arrivare a giocarsela a Dublino contro l’Inghilterra essendo ancora in corsa per la vittoria finale. Non sarà assolutamente facile, ma prima di dare l’Italia per morta ci sono ancora ottanta minuti sul campo, dove le vittorie vanno comunque guadagnate. Un verdetto più preciso su quale sia la competitività degli Azzurri lo avremo soltanto il prossimo weekend.

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