Parigi, La Tour Eiffel durante il semestre europeo presieduto dalla Francia (2008) / foto di Michèle Ménard

La paura dell’altro

Michèle Ménard
2 min readNov 14, 2015

di Michèle Ménard

Qui forse è più facile. Perché in Italia, il tunisino, l’egiziano, il marocchino, il senegalese sono solo quelli che ci lavano la macchina, ci vendono frutta e verdura anche la sera tardi, ci fermano per strada per rifilarci fazzoletti e calzini, ci fanno il kebab (ma chissà che ci mettono dentro!) e la pizza. Ma poi guai se vogliono i nostri stessi diritti, a quel punto abbiamo pure il coraggio di dire che ci rubano il lavoro, quando è risaputo che da anni di italiani che vogliono fare italianissime pizze ce ne sono sempre meno. È facile distinguerli da quelli come noi, puntare il dito e dire che sono loro i cattivi perché li abbiamo sempre tenuti al margine, dove possiamo ritrovarli facilmente.

In altri Paesi, e in Francia non è così. La questione delle seconde generazioni è più complessa. Tunisini, egiziani, marocchini, senegalesi sono compagni di scuola, colleghi di lavoro, gente in fila come te alla cassa del supermercato, che va al ristorante, alla partita, al cinema proprio come fai tu e rischia di morire ammazzata esattamente come te quando succedono cose assurde come quelle della sera del 13 Novembre. E questo rende tutto più complicato, perché allora identificare i “cattivi” con tutto un popolo o la sua religione non funziona più, perché diffidare di una persona solo perché ha la pelle un po’ più scura della tua ti fa sentire idiota e sporco e nonostante tutto preoccupato, perché hai paura e paura ce l’ha anche lui, paura di essere una vittima e di poter essere sospettato di essere un carnefice.

Anche questo, soprattutto questo è il terrorismo.

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Michèle Ménard

Social media maven, book lover, cat owner, foodie, interior design enthusiast. Tweets in Italian, French, and English. Views are my own but you can borrow them.