Perché ogni papà dovrebbe portare i suoi bambini piccoli a fare una mini-avventura
Di Stefen Chow
Traduzione di Monica Cainarca
Verso la fine dell’anno scorso mi sono ritrovato con un po’ di tempo libero dal lavoro. Mia figlia aveva compiuto da poco due anni e notavo che la sua consapevolezza del mondo intorno a lei stava diventando sempre più acuta. Ho sempre questo desiderio di impartirle le mie esperienze e le mie conoscenze e il modo il migliore di farlo secondo me non è parlarne, ma farle vedere il mondo io stesso.
Così, quando mi sono accorto che avevo un blocco di otto giorni liberi davanti a me, ho subito comprato due biglietti aerei per il giorno seguente, la vigilia di Natale.
Non abbiamo portato con noi sua mamma perché doveva lavorare, quindi è diventata un’ottima scusa per una mini-avventura per padre e figlia.
Le regole erano semplici.
- Volevo che fosse una cosa disinvolta, spontanea e non troppo pianificata. Ho stabilito come regola di prenotare gli hotel con un solo giorno di anticipo, in modo da tenere fluido e spontaneo l’itinerario.
- Volevo evitare le città più grandi e passare più tempo solo con mia figlia invece di seguire una delle solite rotte per turisti.
- Mi sono ripromesso di rimanere aperto a ogni possibilità e di lasciare decidere l’itinerario anche alla mia piccola.
In sostanza, credo che sia stato uno dei migliori viaggi di tutta la mia vita e sicuramente un viaggio memorabile con mia figlia.
Siamo finiti a fare cose come andare in bici lungo la costa orientale di Taiwan, vedere i cuccioli di animali in una fattoria, salire in barca con i pescatori, rincorrere i treni, scalare colline e ripararci insieme da un temporale e ci sono state più risate allegre che capricci.
Ecco cosa ho imparato.
- I bambini piccoli hanno modi sofisticati di comunicare. Sono molto più svegli, più enfatici, più comprensivi di quanto pensassi. Ho scoperto che era molto più facile comunicare con mia figlia usando un linguaggio e ragionamenti da adulti. Eravamo insieme in una terra straniera e spesso entrambi ci siamo sentiti un po’ a disagio fuori dal nostro ambiente familiare. Ma non appena ci siamo resi conto che eravamo un team alla pari e dovevamo dipendere l’uno dall’altra per darci incoraggiamento e sostegno morale, la situazione è migliorata in fretta.
“Mogli e madri, se volete che il vostro compagno capisca come vi sentite, convincetelo a fare un viaggio con il vostro bimbo o la vostra bimba da soli, senza di voi”.
- Molti dei timori erano infondati. Quando avevo accennato all’idea di questo viaggio ad amici e parenti, le prime domande (e i pregiudizi) comuni in risposta erano: “e come farà la bambina a fare il riposino pomeridiano?”, “la bambina ha bisogno della sua mamma!”, “non è la sua normale routine, potrà farlo quando è molto più grande!”. Immagino siano tutte valide obiezioni, ma è anche vero che ci troviamo a vivere in un mondo sempre più protetto dove tutto, dalle forchette ai bordi dei tavoli, è stato progettato per essere sicuro per i bambini e venduto a prezzo maggiorato facendo presa sulle paure dei genitori. Capisco che i genitori, me incluso, vogliano avere la sicurezza in tutto, ma il problema è che serve un piccolo slancio di fiducia per avere esperienze di vita interessanti. Bisogna correre qualche rischio, sempre con la sicurezza della supervisione di un adulto. E con la sensibilità di un adulto.
- È meglio avere un mondo incentrato sui genitori e non sui figli. In Asia, dove vivo, c’è la tendenza a dare tutto quello che hai ai tuoi figli. È una cosa scontata ed è anche una mentalità che ha radici nel confucianesimo. Ma a Pechino dove abito vedo molti genitori che fanno sacrifici per i loro figli e vedo i figli che diventano sempre più viziati e vezzeggiati già da piccoli. Non sopporto di vedere un bambino di tre o cinque anni che dà una sberla ai suoi genitori o ai nonni in pubblico, e di certo non voglio che la mia bambina si comporti così. Portandola in ambienti diversi per fare esperienza dei diversi aspetti che Taiwan ha da offrire, l’ho vista imparare in fretta ad adattarsi al nostro mondo di adulti.
- È un’esperienza incredibile per il padre. Davvero. Non ho vissuto l’esperienza di portare in pancia per nove mesi un essere umano e anche se sono sempre stato al fianco di mia moglie a fare il tifo per lei, mi sono sentito un po’ escluso dall’esperienza complessiva. Mia figlia naturalmente è più attaccata alla mamma, il papà è sempre la seconda opzione, se non la terza. In un viaggio pensato apposta per stare con la mia piccola, con distrazioni ridotte al minimo, ho finalmente avuto l’opportunità di essere un genitore a tutto tondo. Sì, devo cambiare i pannolini, preparare il latte, metterla a nanna, ma quelle sono cose facili. La cosa fantastica è che ho potuto farle davvero da genitore e darle il mio sostegno.
- Sì, è un’esperienza che ti fa apprezzare molto di più la madre di tua figlia e la tua compagna di vita. Non so ancora come facciano le mamme, ma ora ho una stima ancora più profonda per loro. Mogli e madri, se volete che il vostro compagno capisca come vi sentite, convincetelo a fare un viaggio con il vostro bimbo o la vostra bimba da soli, senza di voi.
Improvvisamente ti rendi conto di ogni piccola cosa che succede. I due segnali prima che si metta a fare i capricci. Quando un sì poco convinto significa no. Sono le piccole cose che un uomo (ok, forse solo io) non nota nei bambini piccoli, che come dicevo hanno già le loro personalità estremamente sofisticate fin da questa età.
- Serve a sviluppare un’amicizia duratura. Avevamo già un ottimo rapporto prima, ma il viaggio ci ha davvero permesso di apprezzarci di più a vicenda. Da quel viaggio, ho sentito che potevamo attingere a ricordi ed esperienze comuni, e di sicuro ci ha fatto sentire più vicini. Anche la mamma è d’accordo, ed è una buona cosa.
Stefen
Stefen Chow è fotografo e regista e vive a Pechino. Quando non è in giro per mini-avventure con i suoi figli, fotografa per le più grandi aziende e riviste del pianeta. Ha anche scalato l’Everest quando aveva 25 anni. I suoi lavori si possono vedere sul suo sito stefenchow.com