Saltare alla Super Mario Trump: l’universo social come i mondi del videogame.

Dinamiche di un viaggio politico alleggerite dalla comparazione con il gioco di mondiale notorietà.

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Innovation Eye
3 min readFeb 28, 2021

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Elaborazione grafica a cura di Riccardo Tagliabue
Elaborazione grafica a cura di Riccardo Tagliabue.

Donald Trump, ormai ex presidente degli Stati Uniti, è stato recentemente accusato di aver utilizzato i suoi canali social, per scopi incostituzionali. In particolare, il Tycoon si è servito del suo account Twitter, dove vanta 88 milioni di followers. Il reato è stato quello di promuovere atti di violenza per boicottare il pacifico, da tradizione, passaggio dell’incarico presidenziale, ringraziando per la vicinanza dimostrata i suoi sostenitori, detti “trumpisti”, durante l’attentato alla democrazia di Capitol Hill.

La mossa del social media è stata immediata: @realDonaldTrump, il suo profilo Twitter, è stato permanentemente sospeso. Potrebbe sembrare evidente che al quartier generale dell’uccellino blu si siano dimenticati del perché l’inquilino uscente della Casa Bianca venga considerato il primo presidente social d’America. In milioni tra conservatori e sostenitori di Trump hanno, infatti, disertato i più tradizionali social network per migrare verso “lidi” digitali alternativi, spinti anche dall’ondata di “deplatforming” attuata dallo stesso Twitter, che ha sospeso più di 70 mila account nella settimana dopo gli attacchi. Fra i molti svetta il microblog “Parler”, protagonista di un’impennata di utenti, che sono quasi raddoppiati (da 4,5 milioni a 8) nel corso della settimana successiva l’oscuramento di Trump. Il motivo principale della scelta risiede nel fatto che questa piattaforma prediliga i contenuti di qualsiasi genere: un vero e proprio via libera alla comunicazione violenta ed intimidatoria insita dei sostenitori dell’ex presidente, trasformandosi in un’alternativa di destra a Twitter. Seguendo l’onda lunga della necessità di trovare palcoscenici digitali liberi da ogni forma di censura, troviamo anche Gab, simile a Twitter per l’interfaccia, ma anche a Parler per la sua policy di non moderazione riguardante le opinioni, in questo caso politiche, dei suoi utenti. La velocità con la quale questi social media nascono e crescono è sconcertante, rendendo vani i tentativi di censura da parte dei colossi. Sono state, infatti, messe in atto delle misure repentine, a partire da Google, Apple ed Amazon, che hanno deciso di rimuovere l’app Parler dai propri server che, senza un nuovo web hosting, rischia di sparire. Poco male (per i trumpisti), dal momento che, oltre alle sopracitate, stanno nascendo diverse interfacce che sembrano, come si suol dire, spuntare come funghi, attraverso le quali la folla digitale di Trump può letteralmente “saltare” e muoversi con l’obiettivo di sfuggire a quella coperta gigante che è la censura.

Per spiegare bene il concetto potrebbe essere utile fare una piccola digressione. Sentendo parlare di funghi e di saltare, quale videogame viene rievocato subito alle nostre menti? Esatto: Super Mario.

Se si paragonasse ogni social media ai mondi affrontati dal baffuto e paffuto idraulico, le similitudini che potrebbero essere ricavate sarebbero più di quante si possa pensare. Trump, nei panni di Mario, intraprende un viaggio attraverso i mondi social (o i social mondi) per riconciliarsi coi suoi seguaci, che, intesi come un unico personaggio, svolgono il ruolo della principessa Peach, separati dalla sua famosa nemesi, Bowser, ruolo assegnabile a Twitter. I panni del nemico possono essere vestiti anche dagli altri colossi dai quali il Tycoon è stato “bannato” come Instagram e Facebook. Per quanto riguarda quest’ultimo, a causa dell’urgenza dovuta alla gravità delle azioni, ha da poco istituito un Oversight Board, Corte Suprema della piattaforma, per curarne i contenuti che, per essere pignoli, potrebbe ricordare l’inquietante castello del livello finale del gioco. Aprendo una piccola parentesi riguardante questa supergiuria, essa prende parte all’immenso dibattito innescato dalla dubbia eticità riguardante la censura dei capi politici, nonostante l’ondata di disinformazione spesso da loro stessi diffusa, argomento che il mio collega Luca Talotta ha provato a trattare nel suo articolo.

Al di là dell’aspetto goliardico che lega l’ex uomo più potente del mondo ed il personaggio immaginario più famoso del mondo, la migrazione social che ha accomunato i seguaci del Tycoon è solo una piccola rappresentazione di come l’evoluzione digitale sia accompagnata dall’evoluzione dei suoi utenti, a causa di essa. Come in un videogioco sono in grado, infatti, di trovare il modo di districarsi con fatica sempre minore nell’immenso universo dei social network, crescendo in astuzia con l’esperienza, riuscendo sempre, in un modo o nell’altro, a farsi sentire.

Le barriere comunicative e la loro regolamentazione, dilemma mai stato più attuale nella storia, in questo modo, non saranno mai un ostacolo troppo alto da saltare.

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