Le confessioni di una giovane startupper: C’é un tempo per tutto

Cinque socie, più Ciro. Siamo una startup innovativa in Italia — parte 9

Rossana de Michele
designyourlife stories
3 min readOct 19, 2015

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“Il progetto c’è, contate su di me”.

Istanti sospesi e poi una sola domanda: “Può ripetere per favore? Temo di non aver capito…”

“Dico che il vostro progetto mi piace, ha senso, me lo avete spiegato bene, l’ho capito, ne apprezzo gli aspetti di innovazione e il potenziale di business, insomma, voglio finanziarlo”.

Ho avuto voglia di saltargli al collo, riempirlo di baci per poi mettermi a piangere scompostamente urlando “OH MY GOD” come in Extreme Makeover Home Edition.

E invece, dopo un rapido scambio di sguardi con le mie socie Sibilla e Veronica, la mia bocca in piena autonomia ha pronunciato la seguente frase: “Lei è consapevole del fatto che noi abbiamo un livello di COMMITMENT smisurato ma non possiamo co-finanziare la nostra impresa in quanto non possediamo denaro? Inoltre vorremmo in tempi non troppo lunghi anche guadagnare con l’attività della Piattaforma, e quindi immaginiamo che il nostro lavoro venga anche se non riccamente almeno minimamente retribuito, per la sua VENTURE questo può rappresentare un impedimento?”. Ecco, l’avevo detto, adesso questa e tutte le altre Venture, gli Incubatori, gli Acceleratori, le Farm e le Application erano stati messi al corrente della nostra idea di fare startup in modo Equo e Solidale, cosa che se si riteneva validabile per i Contadini del Ciad si doveva almeno prendere in considerazione per le Mamme Startupper della Lombardia.

“Signor FINANZIATORE”, continuai nella mia spiegazione, “Noi vogliamo continuare a frequentare i nostri figli e a fare un sacco di altre cose tra cui vivere, ed è questo il motivo che ha spinto molte di noi a lasciare un posto fisso con il sedere al caldo, il fatto che spesso le aziende per il solo fatto di concederti uno stipendio si prendono in cambio la tua anima e soprattutto il tuo tempo. Così, come fosse una sorta di prova di abnegazione senza un vero scopo, perché anzi, c’è sempre un momento in cui se lavori davvero troppo e bene qualcuno si sente minacciato e trova il modo di renderti inoffensivo, chiedendoti di rimanere comunque sul pezzo H24. Questa aggressività senza scopo non fa per noi, noi crediamo in questo progetto e vogliamo costruirlo a modo nostro, vivere la vita lavorativa in modo sereno ed equilibrato, rendendola compatibile con il nostro percorso di vita.”

Cambio scena, esterno giorno, Milano centro sotto una leggera pioggerellina. Io e Sibilla abbiamo in bocca un panzerotto di Luini, quello fritto, nessuna delle due ha degnato di uno sguardo quelli al forno, Veronica ha le guance arrossate dall’agitazione: “Quindi abbiamo il primo investitore,” bisbiglia sgranocchiando semi di zucca che pesca voracemente da un sacchetto, “Non ci posso ancora credere.” e tutte e tre continuiamo a alternare risatine isteriche e bocconi/beccate, di cibo.

REWIND, tre ore prima, elegante ufficio del centro, sala riunioni con ricca diponibilità di caffè e acqua minerale su vassoio d’argento, il FINANZIATORE con la faccia da FINANZIATORE e la voce da FINANZIATORE dice alle tre delle 5 socie più Ciro: “avete tre minuti di cronometro per raccontarmi il vostro progetto”. Utilizzo poco più di due dei tre minuti disponibili, avanzo circa trenta secondi, ed è record! Sono settimane che Sibilla mi allena a ripeterlo sempre meglio, in sempre meno tempo e in modo sempre più comprensibile. Quando ho cominciato non mi bastava mezz’ora, poi a poco a poco sono scesa sotto i quindici minuti, poi 10, poi 5 e Sibilla non si accontentava ancora, e mi faceva partire prima dalla Home Page, poi dalla Value Proposition, fino a che senza mangiarmi le parole ho sfondato il muro dei tre minuti, ho raggiunto la soglia di attenzione massima che IL FINANZIATORE può concedere. E ha funzionato.

Quindi la morale è: il finanziatore si trova se l’idea si può spiegare in meno di 3 minuti. Dopo tre minuti e un secondo nessuno ti ascolta più, e quindi tutto il resto di quello che dici può addirittura essere Slow, Equo e persino Solidale, come piace a noi.

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