Fuori dal coro

Paolo Fiammengo
Chi più sa… meno crede
2 min readJan 12, 2015

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Cantare fuori dal coro non vuol dire essere stonati, ma avere un’intonazione differente, sgradevole non perché poco melodica ma in quanto modulata su una lunghezza d’onda sulla quale si sintonizzano in pochi. Anzi la maggioranza, se potesse, silenzierebbe quel ronzio fastidioso appena possibile.

Ma non può.

Già, perché l’altra caratteristica delle voci fuori dal coro è che ti raggiungono anche se non vuoi, una specie di tarlo che ti trapana proprio quando vorresti stare tranquillo.

E allora?

Allora tante volte la voce “fuori” dal coro è in realtà “dentro”, dentro di te, dentro di noi. Tu vorresti non sentirla, stona rispetto alle altre eppure parla, parla e parla ancora.

Di buono ha che quella voce è proprio quella che ti fa fare le cose che preferiresti non dover fare: alzarti al mattino presto, ascoltare in silenzio quando vorresti urlare, sforzarti di comprendere l’incomprensibile, accettare di essere messo in discussione ogni minuto ma soprattutto è alla base della più grande libertà che si possa avere: generare pensieri controcorrente.

P: che dice Direttore, sto pezzo lo teniamo o lo buttiamo?

S: adesso ci penso. Ma perché? Perché scrivere quelle cose?

P: così

S: a beh, allora…

[una nuvoletta mezza bianca e mezza grigia]

Forza che si riparte (come ogni lunedì)

ps: una voce fuori dal coro? non è che questa mattina ti viene voglia di ascoltarla? magari di provare a discuterla e (se non è chiedere troppo) dare una mano alla sua diffusione?

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