Il borgo che non ti aspetti

Ornella Sabia
L’arte del narrare paesaggi
4 min readAug 27, 2016

Sant’Angelo le Fratte un modello di economia e turismo sostenibile

Sant’Angelo le Fratte è un paese dipinto a mano. Situato nel cuore della val Melandro, è una perla scoscesa, ma salire verso la roccia “Fractis” è una dolce fatica, alleggerita dalla curiosità per le storie che i murales raccontano e dalle soste per ammirare gli incantevoli scorci di tetti e rocce. Il panorama montuoso — siamo infatti nella parte settentrionale del parco dell’Appennino Lucano — può risultare aspro e inospitale, specie in un luogo dove la modernità sembra lontana, come lo scrosciare del fiume Melandro che giunge dalla valle ricca di orti. Invece chi viene a Sant’Angelo difficilmente tornerà a casa a pancia vuota, non solo di buon cibo, ma anche di arricchimento culturale e spirituale. In un luogo in cui il senso di appartenenza alla comunità è molto forte, così come l’amore per il paese, la cui massima espressione è il volto affabile del primo cittadino, Michele Laurino.

Michele Laurino, sindaco di Sant’Angelo le Fratte

“E’ come se facessi il sindaco da quando avevo ventott’anni. Ho dato la vita a questo borgo”, dice guardando i murales raffiguranti ballerini e musicisti, che fungono da “quinte” al primo dei due anfiteatri del paese, quello nella parte bassa.

“Dopo il terremoto era nata l’esigenza di darci un’identità. Dal ’93 in poi, i muri delle case hanno preso vita grazie ai murales, che raccontano la nostra storia. Sant’Angelo è uno dei tre comuni, insieme a Satriano e Savoia, di quella che oggi chiamano ‘la valle più dipinta d’Italia’, dove tradizioni e racconti popolari sono scritti sui muri”.

E il sindaco, nonostante la giovane d’età, è come se i personaggi che saltano fuori dai muri li conoscesse di persona. Per esempio Juan Caramuel, vescovo di Satriano e Campagna tra il 1657 e il 1673, di origini fiamminghe, che fu anche famoso matematico. In un murales lo si vede intento a dare l’estrema unzione ad un ammalato, in un altro ergersi quasi a figura di santo.

Scene di vita di Caramuel

E a Sant’Angelo i personaggi non saltano fuori solo dai muri, ma anche dalle strade.

“Miché, ma come facciamo… mi serve una mano…”

Ed ecco che il sindaco risolve il problema della carenza d’acqua, per una pompa rotta, chiamando un’autobotte.

Detto, fatto insomma. Perché questo è anche il bello delle piccole comunità: il primo cittadino è un buon amico a cui chiedere aiuto, senza troppe riverenze.

Bob Rock, personaggio di spicco santangiolese

Ed è anche un luogo in cui è il Comune stesso a dare in gestione delle strutture, come il caratteristico ristorante “Le Cantine” e una piccola pizzeria, affidata a due giovani santangiolesi emigrati e poi rientrati.

“Molti scelgono di rientrare, grazie al basso costo della vita qui da noi. A Sant’Angelo c’è una piccola economia, soprattutto d’artigianato e produzioni di cibo locale, come salumi, formaggi, pasta, olio. E anche una piccola produzione di vino locale”.

Non a caso il vero attrattore è la festa Cantine Aperte, che si tiene ogni anno nel periodo di Ferragosto e che nell’ultima edizione ha raggiunto la cifra di cinquantamila presenze, provenienti da tutta Italia e dall’ estero. Non è forse il periodo migliore per gustare a pieno tutto il fascino santangiolese, ma certo una bella esperienza da vivere. Tra concerti folkloristici, stand, balli e canti, si potrà decantare buon vino, rinfrescandosi nelle caratteristiche grotte — le cantine — aperte per l’occasione dai proprietari.

Un’iniziativa di cui Michele è orgoglioso, a ragione, perché si tratta, tra l’altro, di uno degli eventi più importanti di tutto il cartellone dell’estate lucana, a cui ogni anno collaborano oltre trecentocinquanta volontari.

“Anche il turismo va bene”, continua Michele. “Abbiamo in tutto centocinquanta posti. Negli ultimi tempi stanno crescendo anche le presenze straniere”.

Nel frattempo una donna elegante raggiunge il sindaco, lui sorride e dice:

“Mia moglie ha origini santangiolesi, ma ha vissuto in Svizzera dalle parti del lago di Costanza. Anche Sant’Angelo è una piccola Svizzera”.

E l’amore per la sua piccola Svizzera è evidente nelle occhiate che, nella dolce salita verso la Fractis, lancia ai bordi delle piccole viuzze di pietra, nell’intento di trovare e raccogliere qualche rifiuto sfuggito al controllo. Da anni infatti a Sant’Angelo si fa la raccolta differenziata.

Di sogni, Michele, per il paese che ama, ne ha tanti. Ma a lui piace più chiamarli progetti. Come quello di costruire il “percorso Micaelico”, facendo erigere una statua di San Michele Arcangelo in cima alla Fractis, a cui poter giungere dalla parte bassa del paese attraverso una funivia. In modo da poter ammirare in tutta la sua bellezza, questo piccolo borgo lucano che sa un po’ di Svizzera, di vino ed anche, soprattutto, di poesia.

Scritto per l’associazione Il Vagabondo. Progetto “L’arte di Narrare i Paesaggi” per Funder35

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