Racconto d’immagini

Ivan D'Urso
Paesaggio urbano
Published in
3 min readJul 14, 2016

[Su esplicita richiesta di un amico]

Trovo sempre molto difficile racchiudere nelle parole (a volte anche poche!) un concetto come quello che, da qualche anno a questa parte, mi spinge a sfruttare uno strumento fotografico per raccontare di luoghi e situazioni.

Burano / Piazza De Ferrari, Genova

L’ispirazione arriva durante la lettura di un libro, scelto per un esame di fotografia (con @borful54) all’università. Sto parlando di Architetture, città, visioni: riflessioni sulla fotografia di Gabriele Basilico. Pian piano che mi addentro nel libro comprendo sempre di più la chiave di lettura sia del pensiero di Basilico, sia delle immagini che ne derivano. Mi colpisce molto l’approccio democratico, rispettoso e a volte ligio con il quale egli si pone dietro l’obiettivo. Oltre la scelta stilistica, che a questo punto penso sia il risultato finale di un “annullamento” della figura del fotografo di fronte ad un luogo, mi attrae anche la scelta del soggetto: lo spazio urbano. Spazio che, nell’osservazione fotografica, ha sempre svolto la funzione di sfondo rispetto all’azione umana in primo piano. Quello stesso spazio nel quale viviamo quotidianamente e nel quale esistono forme, ritmi, giochi di vuoti e pieni.

Via Pietro Micca, Torino
Strada della Pronda, Grugliasco / Via Spalato, Torino

Quello che cerco solitamente è immobile ma vivo. Mi piace pensare che la città che si espande, si allunga verso il cielo, si sviluppa nel sottosuolo rimane sempre lì a disposizione. Quello che invece è un fattore incontrollabile è quello che vi è all’interno di essa. Tutto quello che in un paesaggio urbano si muove, come luci (quindi i colori), ombre, persone. Tutti questi elementi vanno a creare il contesto.

- Come scelgo il contesto migliore?
- Non lo scelgo.

O meglio: sono troppe le variabili che potrebbero andare a mio favore e altrettante a sfavore. Non vado cercando la situazione perfetta: quello che deve accadere davanti all’obiettivo lascio che accada. Cerco di non-essere un “filtro” che si frappone tra le lenti dell’obiettivo e la scena ritratta, ma bensì di influenzare il meno possibile il risultato finale.

Al contrario, invece, mi soffermo sulla forma della scena, sul senso visivo delle linee, dei pieni e i vuoti, sui contrasti materici/formali, sugli equilibri, le simmetrie o le disarmonie che si formano all’interno della composizione. Decido, quindi, la quantità e la qualità di informazioni da inserire nel riquadro fotografico.

Via Giacomo Leopardi, Collegno / Piazza Gae Aulenti, Milano

Puntare il dito

Ciò che mi attrae è il teatro delle vite urbane, conosciuto alla perfezione dai protagonisti che ne fanno parte, ma che per sua natura non viene considerato soggetto/oggetto degno di un’attenzione particolare.
Il mio lavoro non è altro che indirizzare lo sguardo dell’osservatore verso un qualcosa che certamente vede ma non guarda.

Ogni immagine che estraggo dalla fotocamera entra, di fatto, in un personale archivio visivo del paesaggio urbano.

© 2016 Ivan D’Urso
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