lavoro e opportunità

la riforma del lavoro non è un pretesto, ma è un’opportunità concreta per estendere le tutele e stimolare gli investimenti

il dibattito di questi giorni in Italia è occupato dal tema della riforma del lavoro proposta dal Governo Renzi, che “prevede un contratto unico, tutele crescenti, rappresentanza sindacale nei cda, assegno universale per chi perde il lavoro con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro”.

per adesso non si discute di tutto questo: si sono accesi animi e levate barricate sullo spauracchio della rimozione delle tutele previste dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. si promette battaglia politica, si minaccia lo sciopero generale e il referendum. ma gli stessi che oggi si fanno protagonisti di una battaglia contro la riforma in passato hanno avuto posizioni opposte: il dibattito sulla riforma del lavoro va avanti da più di vent’anni nel nostro Paese, e per tanto tempo il principale schieramento della sinistra (prima il PDS e poi il PD) ne è stato protagonista, con posizioni coraggiosamente riformiste in contrapposizione soprattutto a quelle di parte del sindacato.

nel frattempo l’Italia vive in una crisi cronica: i disoccupati aumentano, gli inattivi anche (soprattutto tra le donne), le imprese non crescono ma chiudono, gli investimenti stranieri sono eventi rari, si diffonde il lavoro nero e si aggira comunque la normativa (basti pensare al lavoro dipendente mascherato da autonomo, alle false partite IVA).

la riforma del lavoro non può essere sventolata come un feticcio, non è un pretesto ma è parte della strada che il Paese deve percorrere per recuperare dinamismo e per scrollarsi di dosso un passato importante che oggi è diventato un presente complicato. la semplificazione delle norme e l’estensione delle tutele a chi oggi non è garantito: entriamo nel merito, non limitiamoci alle polemiche, approfondiamo i temi, pensiamo alle persone e all’importanza di far crescere le opportunità di impiego.

serve maturità e consapevolezza che l’Italia ha bisogno di gambe per correre, e non di contemplare un passato glorioso.