Un leader ‘touchable’, finalmente

Carla Attianese
Pagina Politica

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Non ricordo bene chi fosse, ma una volta, abbastanza tempo fa da esserne turbata, che ancora ero una giovinetta, sentii un esimio dirigente del partito che c’era prima parlare del malore di Berlinguer a Padova. Raccontava che lui era lì, su quel palco dietro al leader. E che a nessuno venne neanche in mente di raccogliere, portare via, toccare quell’uomo. Perché nel partito che c’era prima quell’uomo aveva smesso di esserlo, un uomo. Trasfigurato in solo leader, intoccabile non nel senso che intendiamo oggi, ma piuttosto in quello di puro spirito, e comunque sicuramente non fatto di sola carne, come tutti. È che nel partito che c’era prima un leader era tale se e solo se circondato da quell’aura magica, fatta di distanza e intoccabilità. E pace se poi capitava di non accorgerti di un malore o di un bisogno, che i leader erano come statue, mica potevano averci i malori o i bisogni.

Tornando nel nostro secolo e millennio, e consapevole di chiamarmi addosso accuse di blasfemia come se piovesse, ecco cosa mi ha ricordato una certa reazione all’ospitata di Matteo Renzi a Domenica Live. Eh sì, perché i commenti più o meno ironici prima, durante e dopo la trasmissione sono stati non solo il sintomo di uno snobismo che si ostina a non riconoscere quella come una ‘platea’, ma anche, a parere di chi scrive, una specie di riflesso incondizionato di quella roba lì, di uno sguardo che non ce la fa proprio a riconoscere il leader come ‘uno di noi’, perché c’è poco da fare, o si è una cosa o l’altra. E dove si diventa ‘uno di noi’ se non da Barbara D’Urso, che a confronto Vespa e Ballarò sono liturgie in lingua latina?

Dunque vista così quella a cui abbiamo assistito domenica è stata — insieme ad altre cose — l’ennesima scossa tellurica a cui Renzi ha sottoposto l’idea novecentesca della leadership. E letteralmente di scossa trattasi, perché operata da ‘sinistra’, ossia dal rappresentante – anche — di quel mondo che vive col sopracciglio alzato, non capendo che abbassarlo è invece la chiave per stare a pieno nel mondo di oggi, anche a sinistra. E attenzione che qui si parla di forma, non di sostanza, dunque per carità mettete da parte i paralleli con altri cosiddetti leader del recente passato.

In un mondo fatto di milioni di connessioni, orizzontali per definizione, che senso potrebbe avere del resto una leadership che si ostinasse a coltivare la distanza quasi come una condizione necessaria e sufficiente? O un leader che scendesse in certe arene sì, ma quasi accettando la parte dell’alieno su un pianeta sconosciuto? E in questo senso mi dispiace Crozza ma no, Renzi da D’Urso e tutt’altra cosa da quello che sarebbe stato Togliatti al musichiere.

Chissà, magari è vero che viviamo un’epoca in cui alcuni valori sbiadiscono, ma nel frattempo che volete che vi dica, a me pare che avere finalmente dei leader umani, che si possono e si fanno toccare, sia un passo in avanti non da poco e anche, perché no, il segno di valori tutti nuovi che sarebbe l’ora di cominciare a riconoscere.

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Carla Attianese
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