Gli inganni del tuo cervello

Breve introduzione ai bias e all’economia comportamentale

Jacopo Pagni, MSc.
so-me
5 min readNov 3, 2020

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“Una mazza da baseball e una palla costano un dollaro e dieci.

La mazza costa un dollaro più della palla.

Quanto costa la palla?”

Nathan Dumlao | Unsplash

Prova a risolvere l’indovinello. Dai una risposta immediata.

Ripensaci.

Rileggilo.

Dai nuovamente la tua risposta.

La prima risposta che ti è venuta in mente è con ogni probabilità “dieci (centesimi).

Questo problema evoca, nelle parole di Daniel Kahneman, pioniere dell’economia comportamentale e Premio Nobel per l’economia, una risposta facile, intuitiva e sbagliata. Dispiace dirti che se hai dato la risposta “dieci” fai parte del nostro club come sostenitore del piccolo sforzo.

Generalmente le nostre decisioni si basano su opinioni che riguardano eventi incerti. I nostri “Penso che…” oppure “Le probabilità sono…” sono nostre credenze rispetto ad un evento incerto. Ci affidiamo a principi euristici che velocizzano i nostri ragionamenti, rendendoli più immediati, ma meno precisi.

Infatti, evitando lo sforzo cognitivo di fare calcoli, hai presupposto che la palla costasse 10 cent, perché in quella cornice di “Un dollaro e dieci” la risposta “dieci” ci stava assai bene.

Questo modo di pensare può rivelarsi talvolta molto utile, talvolta molto dannoso. La nostra abilità di reagire subito a piccoli indizi che il guidatore dell’auto nella corsia accanto è pericoloso, può salvarci la vita.

Gli esseri umani, così come gli animali, percepiscono la realtà circostante grazie al loro adattamento. Nella vista, per esempio, l’esperienza del colore è stata mediata dall’adattamento dell’occhio. Così come gli umani usando le loro facoltà sociali riescono a costruire immagini della comunità che li circonda.

Kahneman propone 2 attori che recitano un ruolo nelle nostre decisioni: il sistema 1 e il sistema 2.

Il sistema 1 opera in fretta e automaticamente, con poco sforzo e senza controllo volontario.

Il sistema 2 indirizza l’attenzione verso le attività mentali impegnative che richiedono maggiore sforzo e concentrazione.

Javier Allegue Barros | Unsplash

La mente umana ha quindi un ruolo di primo piano nella costruzione della realtà percepita. Una delle più grandi dimostrazioni del prominente ruolo della mente nella costruzione di ciò che percepiamo è attraverso i bias cognitivi.

Generalmente gli esseri umani ignorano i dati statistici a disposizione e si affidano esclusivamente alla somiglianza nel prendere le loro decisioni.

La somiglianza viene usata come euristica semplificatrice, un procedere “a lume di naso”, per elaborare un giudizio difficile. Affidarsi all’euristica provoca prevedibili bias, errori sistematici, nelle loro predizioni.

I bias cognitivi sono il risultato di scorciatoie della mente per dare una risposta più immediata secondo un intuitivo sopralluogo della realtà circostante.

Sostanzialmente le euristiche portano l’individuo ad avere una “visione bias”, cioè credere che qualcosa sia vero quando l’evidenza per credere in questa determinata cosa è logicamente insufficiente o assente.

Semplifichiamo. Il tuo cervello si trova davanti a questa situazione:

“Tutte le rose sono fiori.

Alcuni fiori appassiscono presto.

Ergo, alcune rose appassiscono presto.”

Ad una prima visione la tua mente non dovrebbe avere niente da obiettare.

Tutte le rose sono fiori → okay, mi torna

Alcuni fiori appassiscono presto → mi va bene

Quindi, alcune rose appassiscono presto → E’ un ragionamento valido?

Si. No. Quasi.

In realtà non è valido come ragionamento, perchè è possibile che non ci siano rose tra i fiori che appassiscono presto.

Ecco che si va a spiegare la frase di prima: le vostre euristiche vi hanno indotto in un bias, in un errore sistematico, cioè credere che il ragionamento fosse valido senza avere nessuna evidenza e nessun riscontro per farlo. Solo perché ad una prima vista vi era sembrato valido.

Come suggerito da Tversky e Kahneman queste euristiche e questi bias sono operazioni di scorciatoie mentali, fanno sì che le persone si affidino ad un numero di principi euristici che riducono i complessi compiti di assegnare probabilità ad eventi e di predire valore a più semplici giudizi.

Anne Nygard | Unsplash

Una delle più significanti euristiche è la rappresentatività, dove le probabilità che si avverino due eventi A e B sono valutate in base al grado in cui A è rappresentativo di B, cioè al grado in cui A assomiglia a B.

Proponendoti di lanciare una moneta 6 volte per controllarne il risultato in base a Testa (T) o Croce ( C ), secondo te, istintivamente, sarebbe più probabile la sequenza di risultati (1) o (2)?

(1) T-C-T-C-C-T

(2) T-T-T-T-C-T

Con ogni probabilità hai valutato la sequenza (1) più probabile, la (2) appare non rappresentativa dell’equità della moneta, così come una ipotetica sequenza T-T-T-C-C-C non sembrerebbe casuale.

Sono riconosciuti più di 100 diversi tipi di bias ed effetti che stravolgono le nostre percezioni e il nostro modo di pensare, diciamo che questo è solo il primo passo per rendersi conto che spesso le nostre scelte, le nostre decisioni e le nostre percezioni sono alterate da noi stessi, in modi che ci sembrano normali e sui quali non poniamo nemmeno troppa attenzione.

Basterebbe fermarsi un attimo per realizzare che nel lancio di una moneta normale il risultato T è equiprobabile a C, oppure che è possibile che non ci siano rose tra i fiori che appassiscono presto.

Questo può aiutarci nel nostro giorno per giorno ad essere più consci nelle decisioni che richiedono uno step in più di ragionamento, che siamo ampiamente in grado di fare e che spesso è “soffocato” soltanto dalla pigrizia del nostro sistema 2.

Ah, a proposito, può servirvi anche a pagare il giusto quello che comprate, la palla costa 5 cent e la mazza 1.05 dollari (1.05 + 0.5 = 1.10), se la palla costasse 10 cent, la mazza costerebbe 1.10 dollari per una spesa totale di 1.20 dollari. Ti ricordo che la mazza costa 1 dollaro più della palla, cioè la differenza tra costo della mazza e costo della palla deve essere pari a 1 dollaro.

Mi devi 10 cent!

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Jacopo Pagni, MSc.
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