La strada verso l’Euro digitale

Il progetto per la moneta digitale dell’Eurosistema. Lo scopo, le opportunità, i prossimi passi

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6 min readMay 11, 2022

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Conversazione con Piero Cipollone, Vice Direttore Generale della Banca d’Italia e membro della task force europea per l’Euro digitale

Photo by Mika Baumeister on Unsplash

Da cosa nasce l’idea dell’Euro digitale?

Il progetto dell’Euro digitale è stato avviato ufficialmente nel luglio del 2021 quando il Governing Council della Banca Centrale Europea ha approvato l’avvio della fase di investigazione del progetto. Questo inizio formale è stato però preceduto da oltre un anno e mezzo di lavoro, condotto da gennaio 2020 da una task force a livello Eurosistema appositamente costituita. A ottobre 2020 è stato pubblicato un primo rapporto, che analizzava diversi scenari sull’evoluzione del mondo dei pagamenti nei prossimi anni. Diversi di questi scenari, quelli più robusti, mostravano l’importanza per l’Eurosistema di emettere una moneta in forma digitale, disponibile per il pubblico, necessaria per continuare a condurre la politica monetaria e garantire stabilità.

Uno di questi scenari è quello che prefigura il progressivo passaggio dai pagamenti in contante ai pagamenti elettronici. Oggi chi detiene moneta bancaria, che è una passività di una banca, lega la sua fiducia alla certezza di poterla cambiare in ogni momento, con rapporto uno a uno, con una moneta contante di una banca centrale, che non ha rischi di natura creditizia e permette di estinguere i debiti. In altre parole, nella testa di ognuno c’è questa idea che il cash è un’àncora monetaria, che dà fiducia alle persone rispetto a detenere depositi bancari. La riprova è quello che succede ogni volta che c’è una qualche preoccupazione sulla tenuta dei sistemi bancari: si formano subito le file agli sportelli per ritirare contante.

Le abitudini delle persone stanno cambiando rapidamente, si stanno spostando sempre più verso l’utilizzo di sistemi di pagamento con moneta digitale. Di contro, è la stessa infrastruttura per gestire i pagamenti che sta cambiando: diminuiscono le opportunità per pagare in contanti, aumentano quelle per utilizzare moneta elettronica. Un po’ come succede con i caselli dell’autostrada, dove gli sportelli per il contante sono sempre meno. Di fronte a questa evoluzione dobbiamo chiederci: che succederà se ci dovessimo trovare in un mondo in cui il contante sarà sempre meno utilizzato? Come potrà essere svolto quel ruolo di àncora che oggi svolge il cash?

Una moneta digitale emessa da una banca centrale serve esattamente a questo: garantire alle persone la certezza di poter cambiare una moneta digitale – ovvero una passività di una banca commerciale – con la moneta di una banca centrale. La moneta di una banca centrale è l’àncora di riferimento della moneta digitale in un sistema elettronico.

Per capirne l’importanza, dobbiamo pensare cosa potrebbe succedere un domani senza una moneta di una banca centrale: questo ruolo di àncora potrebbe essere giocato da una stablecoin. Ma se una parte consistente dei depositi nell’area dell’euro fosse denominata in monete digitali emesse e controllate da emittenti privati o da emittenti sovrani diversi da quelli europei, con legami deboli con la nostra valuta, la sovranità monetaria, finanziaria e normativa europea potrebbe essere indebolita. Lo stesso potrebbe accadere con una moneta digitale di una banca centrale di un altro Paese terzo: il rischio sarebbe la perdita della sovranità monetaria, l’economia dell’Eurosistema girerebbe con la moneta di un altro sistema, che risponde ad altre esigenze, diverse dalla preservazione dell’Euro come moneta con cui le persone pagano e come strumento con cui condurre la politica monetaria.

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In che modo l’Euro digitale può impattare sull’ecosistema dei pagamenti?

Per quanto riguarda l’impatto sull’utilizzo del contante e sul passaggio a pagamenti digitali, l’Eurosistema ha una sua cash strategy, che prevede che il cash verrà fornito per accomodare la domanda dei cittadini. Oggi abbiamo una fetta della popolazione e aree del Paese dove si continua a pagare molto in contanti, mentre le nuove generazioni sono sempre più abituate a pagare con carte, smartphone e altri strumenti digitali. Noi abbiamo il compito di offrire gli strumenti alle persone: se i cittadini continueranno a usare cash, continueremo a fornirlo e a impegnarci perché tutti abbiano accesso al contante; se le persone non vorranno più pagare con i contanti dobbiamo essere pronti a dare uno strumento adeguato alle nuove esigenze.

C’è poi una preoccupazione del mondo bancario che l’Euro digitale possa rappresentare un rischio di disintermediazione delle banche, creando rapporti diretti tra le banche centrali e i cittadini. Se una parte consistente dei nostri fondi oggi depositati presso le banche commerciali si dovessero trasferire in Euro digitale, ne potrebbero derivare degli effetti negativi sui bilanci degli istituti di credito e sull’economia. Questo è un aspetto che teniamo in considerazione sin dal primo giorno: l’Eurosistema sta lavorando a definire dei meccanismi per evitare che ci sia un uso eccessivo dell’Euro digitale, che non deve essere uno strumento di investimento ma uno strumento di pagamento. L’obiettivo è che le persone utilizzino l’Euro digitale per pagare, nella stessa logica con cui si usa il contante oggi. Per raggiungere questo scopo, stiamo pensando a degli strumenti che prevengano l’uso eccessivo di Euro digitale come riserva di valore, in particolare di due tipologie:

  • limiti alla detenzione di Euro digitale o all’ammontare delle transazioni;
  • disincentivi legati alla remunerazione, applicando per l’Euro digitale tassi minori rispetto a quelli del mercato.

Per noi è importantissimo il coinvolgimento degli attuali Prestatori di servizi di pagamento, non è pensabile il coinvolgimento di una banca centrale per fare attività di onboarding o per gestire i rapporti diretti con il pubblico. Per questo nella governance complessiva del progetto per l’Euro digitale è previsto il Market Advisory Group (MAG), composto dai rappresentanti di tutta la filiera dei pagamenti con il quale il team di progetto si rapporta costantemente. Il coinvolgimento del settore privato è previsto anche in questa fase di sperimentazione. Alla fine di aprile la BCE ha pubblicato una call for interest per raccogliere la disponibilità da parte del mercato alla realizzazione delle soluzioni di front end dell’Euro digitale. Dall’insieme delle application l’Eurosistema sceglierà il gruppo con cui intende sviluppare il prototipo. L’Euro digitale sarà un progetto fondato su una profonda condivisione di visione e di obiettivi tra il settore pubblico e quello privato.

Quali sono le prossime tappe verso l’Euro digitale?

In questo momento siamo in una fase di indagine (investigation phase), che si chiuderà a dicembre del 2023 con la realizzazione di un prototipo, che mostrerà esattamente sia il back end sia il front end, ovvero gli strumenti con cui l’Euro digitale verrà gestito dai cittadini. Al termine di questa fase avremo un modello di funzionamento dell’Euro digitale: sapremo come sarà fatto, quale sarà il ruolo degli intermediari, che strumenti avranno i cittadini per pagare, se ci saranno limiti o meno, se la moneta verrà remunerata o meno.

Se questo prototipo sarà valutato positivamente dall’Eurosistema, passeremo a una fase successiva, ovvero a un gruppo pilota per iniziare a utilizzare l’Euro digitale. Questa fase potrebbe durare due o tre anni, prima del lancio definitivo.

In una prima fase prevediamo di poter implementare alcuni casi d’uso in particolare, come:

  • l’e-commerce;
  • il peer to peer, ovvero lo scambio di denaro tra singoli cittadini;
  • i pagamenti ai commercianti;
  • i pagamenti da e verso la Pubblica Amministrazione.

Quest’ultimo caso, a tendere, sarà uno dei più importanti per l’Euro digitale. Ad oggi lo Stato riceve un pagamento attraverso una passività di una banca commerciale, ovvero tecnicamente non si fa pagare dalla moneta che ha emesso lui, ma dalla moneta emessa da un privato. Lo stesso per i pagamenti in uscita, come ad esempio gli stipendi pubblici. In prospettiva sarebbe naturale per lo Stato pagare e ricevere pagamenti con la sua stessa moneta.

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