La strada per l’uso dell’Intelligenza Artificiale nei servizi pubblici digitali

Prospettive, casi d’uso e “condizioni” per usare l’Intelligenza Artificiale nei servizi pubblici di domani

Mirko Calvaresi
PagoPA SpA
7 min readNov 8, 2023

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Foto di Campbell su Unsplash

Che tipo di impatto dobbiamo aspettarci dalle tecnologie di Intelligenza Artificiale (IA) nell’erogazione di servizi pubblici?

Questa è una domanda che, come tech company al fianco della Pubblica Amministrazione nella sfida alla trasformazione digitale, abbiamo il dovere di porci. Per questo da tempo nel gruppo di lavoro engineering di PagoPA analizziamo, discutiamo e sperimentiamo i possibili sviluppi normativi e applicativi dei servizi basati sull’IA nel nostro Paese, in Europa e nello scenario internazionale e cerchiamo di predire e indirizzare l’applicazione di questa tecnologia anche nell’ambito dei servizi pubblici. Il nostro sguardo non è solo puramente tecnologico, ma sempre coerente con la nostra mission, che è quella di rendere migliore la vita dei cittadini attraverso servizi pubblici digitali sempre più facili da usare, sicuri e rispondenti ai bisogni dei cittadini.

In queste righe vi raccontiamo dove ci ha portato fino ad oggi questa discussione, e quali sono “le condizioni” che abbiamo individuato per utilizzare sistemi di IA nel settore pubblico.

I tempi dell’Intelligenza Artificiale

Una prima domanda che ci siamo posti riguarda una stima del tempo necessario affinché l’IA inizi ad incidere in modo tangibile nella vita reale delle persone nella nostra società. Tra quanti anni, in altre parole, algoritmi e modelli di IA influiranno nel modo in cui gestiamo semplici attività quotidiane, come una pratica amministrativa, o più banalmente il parcheggio dell’automobile?

La stima a cui siamo giunti è che abbiamo di fronte un orizzonte temporale di circa 5 anni, entro cui la nostra “daily routine” sarà condizionata in modo sensibile e irreversibile dall’introduzione di sistemi di IA. Questa valutazione si basa su due “forze” tra loro contrastanti:

  • La convenienza economica nell’adozione di sistemi di IA nei processi produttivi è un fattore che ne sta accelerando sensibilmente la diffusione. L’IA sarà fondamentale nei processi di definizione e creazione del valore, fino a migliorare la produttività di un fattore moltiplicativo di 20x per la realizzazione di prodotti manifatturieri e digitali. Questo vuol dire che le realtà economiche e sociali in grado di adattarsi avranno un vantaggio competitivo evidente e fungeranno da volano per la trasformazione e l’adozione della IA, partendo dal settore privato, in diversi ambiti della società. Da qui una prima certezza: gli investimenti in IA saranno pervasivi e crescenti nei prossimi anni, condizionati dai benefici di questa tecnologia.
  • Il processo normativo, in particolare per quanto riguarda la tutela della privacy, è un fattore che avrà un percorso presumibilmente più lento, anche per l’adattamento culturale a questo nuovo fenomeno che avrà tempi e modi ovviamente più lunghi rispetto a quelli meramente tecnologici. L’attività regolatoria è però sicuramente necessaria, per definire un quadro di tutele e garanzie per i cittadini.

Sebbene la stima dei tempi si basi sull’effetto congiunto di queste due forze in campo, la progressiva introduzione di queste tecnologie è qualcosa che possiamo dare per certo, per la loro forza dirompente. Volendo fare un paragone con il passato prossimo pre-internet, è come se confrontassimo una organizzazione tradizionale che usa la macchina da scrivere per redigere lettere che vengono spedite tramite posta ordinaria a tutti i destinatari, con una realtà che usa il computer per scrivere e-mail e le invia in tempo reale.

Foto di Y K su Unsplash

Quali vantaggi per i servizi pubblici?

Il secondo punto su cui ci siamo interrogati riguarda gli ambiti in cui l’IA può fornire maggiori opportunità quando parliamo di servizi pubblici, rivolti a cittadini, imprese o enti. I primi ambiti che abbiamo identificato sono:

  • Il digital divide. La maturazione di tecnologie di IA può comportare una diversa relazione fra l’uomo e la tecnologia (Human-Machine Interaction). IA, per le sue caratteristiche, tende a creare un tipo di relazione paritetica. Tramite la voce, utilizzando un qualsiasi canale di accesso (web, telefono, app, e-mail o altri), l’IA può diventare un “assistente” che traduce e semplifica i servizi digitali. In questo modo, la complessità legata alla frammentazione delle informazioni, ai differenti gradi di alfabetizzazione digitale dei cittadini, alle diverse disponibilità di strumenti e infrastrutture abilitanti, potrebbe essere notevolmente ridotta e garantire a una platea molto più ampia di cittadini di accedere in modo egualitario al mondo dei servizi pubblici.
  • L’accesso alle informazioni della Pubblica Amministrazione. Oggi il mondo della Pubblica Amministrazione appare come un insieme eterogeneo di sistemi che parlano spesso linguaggi diversi fra loro. Alcuni tra quelli più evoluti stanno lavorando per migliorare la loro capacità di interoperabilità, definendo standard comunicativi e integrazioni. Non sono inclusi però in questo processo virtuoso una grande varietà di realtà locali e nazionali che per mancanza di know-how o vincoli di varia natura continuano a parlare “dialetti proprietari”. Questa babele comunicativa si traduce in una difficoltà di comprensione che ricade sugli utenti, ovvero i cittadini. L’IA può contribuire in modo significativo nel mitigare questo problema, grazie alla sua capacità di comprendere linguaggi digitali diversi (a partire dai formati, come i Pdf, le pagine web, le API e altri tipi di documenti) e di elaborare velocemente grandi quantità di informazioni. In un simile scenario, non sarebbe richiesto agli enti alcuno sforzo per attività complesse di integrazione, sarebbe il motore di IA con un Layer di Comprensione (“data modelling e normalization”) a uniformare tutti i dati, relazionarli tra loro e renderli disponibili sia ai cittadini che agli altri enti.
  • L’efficientamento delle strutture organizzative. Come abbiamo visto, IA può introdurre all’interno delle organizzazioni un fattore di miglioramento delle performance fino a 20 volte, in termini di riduzione dei costi e di aumento della produttività. L’IA, in particolare, è estremamente efficiente quando il task da svolgere richiede delle competenze di livello cognitivo basico (attività ripetitive, manuali), e quindi può essere completamente automatizzato, o quando il problema da risolvere richiede delle competenze molto specifiche, a prescindere dalla sua complessità, ma basato su informazioni digitalizzabili. Questo cambia lo scenario, le attuali complessità che richiedono spesso il coordinamento fra diversi gruppi di lavoro (meeting, pianificazioni, minute, conflitti) andranno ripensati in quanto parte della complessità verrà risolta dai motori di IA. Le organizzazioni pertanto dovranno avere la capacità di adattare i loro processi e il know how in tal senso, e formare il proprio organico sulle base di competenze meno specialistiche e più trasversali.
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Indirizzare la trasformazione

I tre ambiti di applicazione di sistemi di IA nei servizi pubblici che abbiamo individuato hanno tutti il comune effetto di rendere i servizi e i processi più efficienti e semplici, in particolare nel confronto con l’utente finale, il cittadino, in perfetta linea con la nostra mission. Ci sono però alcune condizioni che abbiamo individuato, per garantire che l’adozione di questa tecnologia continui a “tenere il cittadino al centro”, con i suoi diritti che riguardano anche la diffusione capillare e egualitaria, il rispetto della privacy, la trasparenza.

Queste condizioni sono le fondamenta su cui oggi stiamo impostando il nostro lavoro sull’utilizzo di sistemi di IA nel settore pubblico, tramite le nostre piattaforme o tramite servizi nuovi sviluppati ad hoc. All’interno di PagoPA stiamo anche affrontando con un team multidisciplinare guidato dal nostro dipartimento Legal and Compliance la dimensione etica e di sostenibilità dell’introduzione dell’IA nella nostra azienda. Questo è uno degli aspetti che ci vede più coinvolti anche personalmente.

Tra gli aspetti da tenere in considerazione, in particolare, crediamo sia necessario adottare:

  • Una mentalità open. I modelli di IA per la gestione di servizi pubblici devono essere pubblicati con licenza open source, per permetterne un ampio utilizzo. Questo favorisce la collaborazione e l’innovazione, consentendo a tutti di beneficiare dei vantaggi offerti dai modelli di IA open-source, e permette a tutti gli enti, indipendentemente dalla dimensione e dagli strumenti, un’integrazione più semplice.
  • L’utilizzo di dataset di alta qualità, provenienti da fonti attentamente selezionate, per l’addestramento dei modelli. Anche i dataset devono essere resi disponibili in formato open source, per consentire ad altri di beneficiarne e incoraggiare la trasparenza nell’uso e nella gestione dei dati.
  • La messa a punto di modelli compatti e altamente efficienti, che richiedano meno risorse computazionali e di memoria. Questo permette agli utenti di utilizzare i modelli in modo sicuro e privato, mantenendo la completa disponibilità dei modelli e degli strumenti necessari al training degli algoritmi, garantendo quindi una maggiore protezione dei dati personali.

Crediamo che governare questa trasformazione sia necessario per garantire che siano rispettate le giuste condizioni per un impatto positivo dell’Intelligenza Artificiale, sia nei servizi pubblici che più in generale sulla società, anche di fronte a un orizzonte temporale tutt’altro che lontano. Per questo affrontiamo questo tema, nel solco del lavoro avviato in queste settimane dal Governo italiano nell’ottica di rinnovare la strategia nazionale sull’Intelligenza Artificiale e in vista del prossimo G7 a guida italiana, che vedrà proprio l’IA tra i temi centrali in discussione. L’opportunità è quella di poter contare su dei servizi pubblici digitali migliori, perché più semplici, inclusivi, alla portata di tutti.

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Mirko Calvaresi
PagoPA SpA

A little fellow in a wild world — CIO at PagoPA SpA — previously proud member of Italian Digital Transformation Team