Progettare servizi digitali che “liberano il tempo” attraverso il content design

Strategie di architettura dell’informazione e gestione dei contenuti per servizi digitali facili da usare

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3 min readOct 2, 2023

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di Valentina Di Michele, content experience manager, Officina Microtesti UX Content Studio

Foto di Clem Onojeghuo su Unsplash

Esistono tantissime soluzioni di design per progettare servizi digitali che aiutino le persone a “liberare il proprio tempo”, snellendo i processi e rendendo l’esperienza semplice e intuitiva. Molte riguardano l’esperienza utente (UX) o l’interfaccia utente (UI), o aspetti generali della progettazione e del visual.

Anche il design del contenuto può dare un grande contributo:

  • A livello macro, partendo dall’architettura dell’informazione, che permette di soddisfare il bisogno dell’utente in modo pratico e efficace, riducendo il numero di clic che l’utente deve fare per compiere una determinata azione, evitando di dover tornare più volte su un passaggio o di restare bloccati e dover ricorrere all’assistenza.
  • A livello micro, ad esempio intervenendo sui testi e i microtesti, riducendo l’effort dell’utente per ottenere un’informazione attraverso la chiarezza, seguendo i bisogni cognitivi di chi legge.

Servizi semplici, per tutti

Seguire i bisogni cognitivi degli utenti diventa più complicato quando parliamo di servizi complessi, che si rivolgono a un pubblico con diversi livelli di scolarizzazione digitale.

L’ideale, in questo caso, è organizzare i contenuti con un certo livello di personalizzazione, che venga incontro alle diverse esigenze degli utenti: più intuitivi per un giovane studente con elevata dimestichezza con il digitale e percorsi più accompagnati (ad esempio con glossari, toolkit o elementi di copy) per chi ha meno competenze digitali.

Un limite di questo approccio riguarda la divisione in gruppi: ad esempio la base anagrafica non sempre rispecchia le effettive competenze digitali degli utenti. In generale gli orientamenti del content design oggi puntano a creare delle strutture base per i servizi, con un livello di personalizzazione che può essere aggiunto in base alle esigenze.

La trappola del digitale

Non sempre però i servizi digitali “liberano” il tempo delle persone. Un concetto molto interessante è quello della “infobesità”: siamo sommersi da una quantità enorme di informazioni, e molto spesso abbiamo a che fare con servizi digitali basati sul principio commerciale di tenere le persone collegate, per ragioni di marketing o di pubblicità.

Foto di Nicholas Cappello su Unsplash

Lato design, un modo semplice per favorire la disconnessione digitale è progettare i servizi in modo non invasivo, dando alle esperienze un inizio e una fine. Questo però vale solo per servizi, come quelli pubblici, che non si basano su modelli di business che mirano a trattenere gli utenti online, anche attraverso soluzioni di design basate sulla riprova sociale e la vicinanza con gli altri utenti (la teoria dei sei gradi di separazione dei social network).

In questi casi, la tecnologia ha un raggio di azione limitato: esistono app di disconnessione digitale, ma tutte rimandano alla scelta e alle abitudini delle persone. Lo stesso limite vale per le imposizioni normative, che difficilmente riescono a impattare sulle scelte individuali. Una risposta può venire da percorsi di educazione digitale, che aiutino le persone a difendere il proprio tempo da servizi digitali “bottomless”, senza fine, anche attraverso contromisure, come la semplice ma efficace disattivazione delle notifiche.

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