Con Marco Bentivogli, senza se e senza ma.

L’Ucis, l’Ufficio centrale interforze per la sicurezza, in coordinamento con le Prefetture di Roma e Ancona, ha assegnato la scorta al leader Fim Marco Bentivogli.

Bentivogli ha dunque ricevuto minacce di morte, considerate credibili e pericolose, per aver fatto il suo lavoro di sindacalista. Difendere il lavoro ed i lavoratori non è mai stato un mestiere facile; adesso, in un’epoca di enormi cambiamenti e complessità, è ancora più difficile proseguire quella particolare tradizione del sindacato che mette al primo posto non i principi astratti ma i risultati, non la difesa dell’esistente, ma la costruzione del futuro. Una posizione che ha ottenuto conquiste importanti come alla Fiat, che ha affrontato crisi a testa alta, che si sforza di non abbandonare chi è colpito alla protesta disperata in nome di convenienze politiche. Marco Bentivogli affronta, in ambito politico e sindacale, molti avversari, si è opposto a spinte propagandistiche e nichiliste, come attorno all’ILVA, ed è anche tra i pochi ad avere affrontato temi come la robotizzazione e la diffusione delle tecnologie pervasive, con spirito di proposta e di speranza.

Ciò che da fastidio ai sostenitori dell’odio, della violenza parlata e praticata, on e off line, è il coraggio della ragione. Il coraggio è nemico di chi predica il passato ed incoraggia la disperazione. La ragione è una minaccia per i guardiani di pietra della sfiducia, tanto che alcuni di loro pensano o progettano l’eliminazione dei coraggiosi per seminare la paura. Non è la prima volta. In tempi non lontani la sottovalutazione di queste minacce ha portato vittime come Marco Biagi. Per poter dire mai più, non basta tenere alta la guardia. Guai a lasciare da solo chi ha il coraggio di cambiare, i coraggiosi debbono diventare molti di più, farsi sentire, essere all’altezza delle sfide di riforma che Bentivogli ed i lavoratori che hanno raccolto. Con Marco e con il suo coraggio senza se e senza.

Massimo Micucci