Ricostruzione e rigenerazione

Massimo Micucci
palinsestopersonale
3 min readMar 18, 2018

(Bentivogli, Calenda e i Democratici)

La decisione di Calenda ed altri di partecipare, da iscritti, alla discussione del PD è importante , come lo è il ragionamento che porta avanti un sindacalista innovativo come Marco Bentivogli. Aiuta ad uscire dal surreale dibattito sul “PD al governo”, e ad affrontare la sostanza delle cose , non solo con una campagna di assemblee interna.

Finora il tono e sostanza degli interventi “non interni”, sono apparsi più legati alla riflessione sulle cose da fare, sfuggendo al ginepraio delle personalizzazioni. Quando gli stessi interventi riguardano giudizi sul passato, la misura del progressismo o le distanze da esperienze storiche (Blair, Clinton e le patatine) diventano meno ficcanti. Le battute funzionano nelle interviste, ma realtà come il Jobs Act, o le conseguenze e le opportunità della globalizzazione non possono essere ridotte ad errori di comunicazione o di sensibilità. (Vedi Tommaso Nannicini)

Per questo il discorso del segretario della FIM-CISL appare efficace e promettente perché non esorcizza il cambiamento, tornando indietro su qualche punto, ma prova ad andare avanti: sul governo dell’innovazione, sul valore del lavoro, sul ruolo centrale dei processi formativi. Per quel che conta, il termine “ricostruzione” (non contrapposto) è più efficace di “rigenerazione”: il primo suona cantiere, fabbrica e da l’idea che c’é stato un sisma, che il mondo in cui vivevamo si è mosso, la rigenerazione chiama in causa sé stessi, attribuisce solo ad errori interni ciò che è accaduto. Ed è l’errore che prevale nello scontro intestino del PD. Non basta. I mutamenti sociali, le nuove diseguaglianze e le angosce, si sono radicate da tempo ed il consenso iniziale di Renzi aveva incanalato solo una parte di queste spinte. ( si discuta pure se Renzi questo consenso lo ha usato bene , male o con troppa sicumera, certo è che lo ha speso per fare cose). Gli elettori hanno poi indirizzato tutto quella spinta in direzioni opposte. Hanno scelto a maggioranza vie piu radicali ed ostili a quella proposta. Per errori clamorosi di tutti e per ostilità revansciste. Per reagire a quest’onda, non la si puó “inseguire”. Si cambierà registro, va superata la retorica ottimista, ma anche la banalità delle “parole per dirlo”: “apparire lontani, stare vicini ai deboli, tornare ai territori”. Auspici che servono solo se si dice per fare cosa e come fare meglio. La nostalgia non serve a nessuno.

Muoversi con intelligenza per la ricostruzione civile, può servire a tutti, può contribuire alla creazione di un nuovo spirito pubblico, cercando soluzioni pratiche ai problemi, tutto questo metterà anche le forze più distanti alla prova dei fatti, della loro complessità . Sarà utile per tutta l’Italia assordata dalle urla.

Bentivogli ha già sperimentato questo spirito , da sindacalista, in vicende ( e battaglie) complesse come FCA ed Ilva e tante altr, “stando accanto”, ma per proporre politiche industriali, sociali, ambientali e del lavoro costruttive. In molti casi lo spirito del populismo si è rivoltato contro queste soluzioni concrete. E’ una battaglia con le persone per le persone.

Per definire nuove politiche e pratiche si usa un termine ancora poco conosciuto “generatività’. Un rafforzamento di comunità e processi capaci di aiutare ad aiutarsi, di produrre miglioramenti sul piano sociale, produttivo, umano per affrontare con giustizia le crisi. Qui dovrebbero stare anche i democratici. La società continua a cambiare e, per non restare schiacciati, non basta la protesta o un “recupero” dello spirito. Di Spartaco, è necessario “un dinamismo che vivifichi e continuamente rinnovi le forme sociali, evitandone la stagnazione”. Una nuova “misura” della politica,che rilanci gli ideali di libertà, eguaglianza e solidarietà , ma sempre cominciando dalle persone, dai loro diritti e dalle loro relazioni. Con l’obbiettivo di “far superare” a tutti la condizione di “rassegnati reclamanti” (di cui parla Attali).

La Ricostruzione Civile è un percorso che parte dalle disuguaglianze di possibilità , accesso, opportunità e diritti, “sta accanto” a chi le subisce ma per aiutare le persone a superarle attivamente, criticamente, da cittadini. Un lavoro umile e faticoso, da “maestri di strada”, non da profeti della povertà, né da chierici auto-flagellanti.

Per questo , forse, non basta “un partito”. Ma questo è un altro discorso

Massimo Micucci

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Massimo Micucci
palinsestopersonale

Analista politico. comunicatore, consulente. Scrivo a titolo personale. Rispondo sempre