Palloni gonfiati a spicchi: #2 Terry Rozier

Gli arrivi di Hayward e Ball hanno reso “Scary Terry” un’arma più efficace per gli Hornets.

Alessandro Giura
Palloni Gonfiati
7 min readJan 16, 2021

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Siamo a fine primo quarto della sfida tra Hornets e Hawks. Terry Rozier porta palla per impostare l’attacco da destra, palleggia con la sinistra facendo intendere che sta aspettando l’uscita dai blocchi di un compagno sul lato opposto. Improvvisamente decide di puntare il difensore, Cam Reddish, e lo batte in penetrazione con un doppio cambio di mano, l’ultimo dietro la schiena. Un altro palleggio e poi dal “basso” del suo metro e 85, fa un balzo verso il ferro, per una schiacciata potente e intimidatoria. Un gesto esplosivo non può che mettere timore all’aiuto difensivo — Jason Collins infatti non interviene. La posa del suo gesto atletico ricorda quella dello sponsor tecnico che porta sulla maglia, ispirata da quell’atleta che sarebbe pure il suo datore di lavoro. La difesa di Atlanta non è assolutamente una delle più irresistibili della lega, è vero, ma allo stesso tempo la guardia di Charlotte sta tornando a incutere paura nei difensori, come ha dimostrato di sapere fare un paio di stagioni fa in casacca Celtics.

I giovani Hornets di coach Borrego non hanno la fretta di vincere subito, ma hanno un roster interessante. Non sono partiti male, hanno addirittura battuto due volte Atlanta, chiara avversaria nella lotta agli ultimi seed della debole Eastern Conference. La nuova stagione ha regalato a Charlotte nuovi protagonisti: Gordon Hayward e LaMelo Ball. I due hanno portato agli Hornets una ventata di attenzione mediatica, senza disattenderla sul campo in questa prima manciata di partite. Hayward sta segnando oltre 20 punti di media e un’efficienza che non trovava da quando ha lasciato Utah, LaMelo ha già fatto registrare una tripla doppia ed è il più giovane di sempre a riuscirci in NBA e gli Hornets possono puntare ai playoff, anche in virtù del play-in da disputare tra la settima e la decima seed della Conference in questa stagione. Ma già dalla prima partita a farsi notare di più, specie continuando a regalare giocate come sopra, è “Scary” Terry Rozier. Nella prima partita stagionale, persa contro Cleveland, ha messo a referto 42 punti, suo massimo in carriera. Dopo di questa il prodotto di Louisville non ha ceduto all’incostanza e sta vivendo la sua miglior stagione in NBA, vicino ai 20 punti di media a partita — 19.6 a oggi — e oltre il 45% al tiro. L’efficenza trovata sta dimostrando che il contesto messo su nella Buzz City può esaltarlo di più rispetto a quello abbandonato due anni fa a Boston.

42 punti con 15/22 al tiro.

Prima dei Celtics c’era una storia familiare complicata — nato a Youngstown nella zona più difficile dell’Ohio, vive con la nonna in un quartiere più tranquillo di quello dei suoi, il padre condannato prima a 8 e poi a 15 anni di carcere— ed un grande impatto all’università con la maglia dei Louisville Cardinals, di cui era diventato il leader assieme a Montrezl Harrel. Chiamato al draft 2015 con la 16esima scelta si confermò un ottimo scorer come al college, intelligente e con grandi capacità atletiche, ma limitato in difesa a causa della stazza. Ha dovuto farsi le ossa per guadagnare minuti come back up per Isaiah Thomas prima e Kyrie Irving poi. L’infortunio di quest’ultimo alla vigilia dei playoff 2018 permise a Rozier di giocare in quintetto l’intera kermesse biancoverde. E qui mette in mostra il suo talento e il suo carattere espansivo già in gara 1 contro Milwuakee dove decide la gara con una tripla che manda al bar Eric Bledsoe.

Bledsoe al bar.

Partita dopo partita mostra un gioco terrificante, che gli regalerà il suo soprannome — faccenda condita da un tatuaggio profetico. La sua capacità di creare tiri dal palleggio in step back è combinata ad assatanati attacchi al ferro. Al primo playoff della carriera raccoglie i migliori numeri della sua carriera: 16.5 punti, 5 assist e 5 rimbalzi in 36 minuti di media giocando tutte le gare, con un career high di 29 punti segnati in due occasioni. E prima di allora le gare iniziate in quintetto si potevano quasi contare su una mano. La corsa al titolo viene fermata da Cleveland e Lebron James in finale di conference, ma la “Scary Terry Mania” ha infiammato il Garden.

Un soprannome che a Terry è costata una causa per appropriazione di immagine

Quella serie di partite fece brillare il talento non solo di Rozier, ma anche di altri suoi compagni che avevano sfruttato il minutaggio concessogli dagli infortuni sia di Irving che di Hayward, alzando l’asticella delle aspettative intorno al profondo, giovane e talentuoso roster dei Celtics. Il ritorno dei due All-star la stagione successiva però non ha migliorato le cose, anzi ha messo alla luce qualche problema di chimica di squadra, causa il calo del minutaggio per i protagonisti dei playoff e le conseguenti loro pretese di recuperarlo. Rozier in particolare ha visto diminuire il suo spazio nelle rotazioni e il numero di tiri da potersi prendere, non nascondendone il disappunto pubblicamente. Lo spogliatoio di Brad Stevens è stato particolarmente difficile da gestire nel finale di stagione. In estate Scary Terry venne ceduto agli Hornets nella sign & trade per Kemba Walker, firmando un triennale da 56 milioni di dollari complessivi. Non bisogna essere un addetto ai lavori per ritenere eccessiva questa cifra per un giocatore come lui, per quanto lui possa probabilmente sostenere di meritarne anche di più. Ha sicuramente monetizzato al massimo la sua esplosione nei playoff dell’anno precedente.

Prima di portare il suo talento a Buzz City

Arrivato in NBA veniva considerato una guardia a metà nella concezione di playmaker e tiratore puro. Insomma un ibrido, in grado sia di far partire il gioco dalle sue mani, sia di costruirsi tiri senza palla, pur non eccellendo in entrambi. Ha avuto lo stesso ruolo anche nella prima stagione con la nuova squadra. Nonostante abbia migliorato le proprie statistiche l’impatto di Terry in North Carolina è stato buono, ma non straordinario in relazione al maggiore spazio concessogli. Il fatto di dover idealmente sostituire Kemba, All-star e leader indiscusso della franchigia, non ha certamente aiutato, per quanto le chance di playoff fossero remote. È stato anche messo in ombra dalla grande stagione del compagno di backcourt Devonte Graham. Ha chiuso la sua prima lontano da Boston con 18 punti e 4.1 assist di media a partita. Comincia quindi a diffondersi l’idea che Rozier sia un giocatore sì buono, ma che in un ambiente molto caldo e mediatizzato come quello di Boston il suo valore fosse stato un po’ troppo gonfiato da quel playoff giocato clamorosamente bene da tutta la squadra, e non in grado di replicarlo in un contesto più piccolo e debole. Più che il killer di Scream, ora sembrava ricordare lo Scary Terry visto nella seconda puntata della serie animata “Rick e Morty”, una parodia di Freddy Krueger che aveva l’incubo essere bullizzato da professore e compagni di classe alla lezione di spavento. Non che Rozier sembra tipo da avere incubi, ma sicuramente la sua percezione in NBA era cambiata.

GIF ON THE BEAT

L’arrivo di Hayward e LaMelo ha rovesciato i compiti negli schemi di coach Borrego. I due infatti hanno i principali compiti di playmaking della squadra, permettendo a Terry di concentrarsi esclusivamente sul fare canestro.
Le statistiche sono molto utili a farlo notare. L’usage di Rozier — la percentuale di quanto una squadra utilizza un giocatore mentre è in campo — da quando è a Charlotte è del 23%. Ma in questa stagione ha diminuito le voci tempo di possesso, da 26.6% a 15.5%, e playmaking usage, da 11.3% a 7.7%, mantenendo lo scoring usage identico alla scorsa stagione, 20.4% (se non lo sapeste i playmaking usage è la percentuale di giocate della squadra in cui il giocatore può servire un assist o guadagnare un tiro libero). Il coefficiente di efficenza in base ai minuti giocati — Player Efficiency Rating — di Rozier è di conseguenza migliorato rispetto allo scorso anno, passando da 14.8 a 17.3. Numeri drasticamente cambiati rispetto al periodo in maglia Celtics: in nessuna delle 4 stagioni a Boston è andato sotto il 30% di time of possession o sopra il 20% di scoring usage, con un playmaking usage intorno al 10%.
In pratica dargli meno tempo la palla in mano sta aumentando la sua efficacia come realizzatore.

Un peccato che le due migliori partite quest’anno siano coincise con delle sconfitte.

In questa prima manciata di partite, il suo tiro da 3 punti è stata la sua arma principale. Da quando è entrato nella lega è uno dei migliori a realizzare triple contestate e in questa stagione dove ha meno il pallone tra le mani si sta dimostrando un ottimo catch & shooter. È sempre la prima opzione in uscita dai blocchi. Allo stesso tempo continua a realizzare tiri difficili, anche in transizione. La sua percentuale da tre nel 2020/21 ad oggi è del 43.6% e se continuasse così sarà la sua miglior stagione dalla lunga distanza. Peccato che nel 2021 l’All-star Game non avrà luogo a causa della pandemia, perché avrebbe rischiato di partecipare alla gara del tiro da 3 del sabato. E non avrei escluso anche una sua comparsa allo Slam Dunk Contest visto che quando attacca il ferro sta mietendo vittime da poster, come Kevin Durant.

E, per quanto stia eccellendo nel tiro da fuori, non avrei escluso anche una sua comparsata allo Slam Dunk Contest visto che quando attacca il ferro sta mietendo vittime da poster, come Kevin Durant.

L’efficienza al tiro di Rozier in questa stagione fa comprendere meglio in quale dimensione può essere il suo ruolo per competere meglio nella lega, ovvero un giocatore in grado di prendere tiri di sistema invece di costruirsi quasi solo tiri dal palleggio, di cui si aveva la percezione. Può ambire ad essere un role player piuttosto che un tweener? Dovesse continuare con queste cifre o migliorarle la “Scary Terry Mania” potrebbe trovare nuova linfa, magari trasferendosi in altri lidi più ambiziosi e accettando di partire dalla panchina, visto che nel 2022 potrà testare il mercato dei free agent a 28 anni. Un nuovo contratto che vorrà sicuramente monetizzare, anche più di quello attuale. Ulteriore stimolo per continuare a spaventare le difese avversarie.

di Alessandro Giura

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Alessandro Giura
Palloni Gonfiati

Studente di scienze della comunicazione a UniTo. Editor e Copywriter. Scrivo su Palloni Gonfiati e Ultimo Uomo. Conduco il podcast Britannia.