Pensieri euro-gonfiati del 18/3/2021

Cosa ci hanno fatto pensare Bayern Monaco-Lazio e Chelsea-Atletico Madrid.

Alessandro Giura
Palloni Gonfiati
7 min readMar 18, 2021

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Lo sapevamo già prima di ieri, ma la Lazio è stata eliminata dal Bayern. Ed è così arrivato quel giorno dell’anno. Quello in cui bisogna fare il processo al calcio italiano. Non manca da un decennio, non si evitava neanche quando la Juventus arrivava in finale. Chi è più autoritario, o meglio chi arriva a più persone in quanto grande giornale o rete televisiva, se ne sta occupando e ha deciso di farlo alla maniera dei più famosi tribunali dello stivale. Ovvero in stile il “Processo del Lunedì” e “Forum”. E quindi ecco le solite conclusioni superficiali: “bisogna investire di più sul mercato”, “puntare sui giovani”, “complotto degli arbitri”, “una volta la Serie A comandava” e così via. Ovviamente si cercano anche colpevoli. È stato additato Guardiola. Mi è sembrata un pensiero simile a “è colpa degli stranieri!”. Vabbeh. Poi tra le altre cose l’allenatore catalano ha fortemente influenzato il calcio tedesco grazie alla sua esperienza al Bayern. Sapete quanti allenatori tedeschi ci sono ai quarti di finale? Ben 4. Ma quando potrebbero arrivare da noi, come insegna la vincenda Rangnick, preferiamo che stiano a casa loro. Su Twitter ho letto che noi italiani amiamo sminuirci auto-considerandoci delle bestie. Una cosa molto vera, questo discorso non è dissimile da come vengono trattate dai media questioni ben più importanti dello sport. Ovviamente non c’è solo chi pensa così. Ci sono persone che vogliono creare un dialogo vero sulla questione. Che amano il calcio, che lo studiano e portano argomenti sotto forma di podcast, articoli o anche solo thread su Twitter. Il genere di persone appassionate da cui bisognerebbe ripartire per impreziosire il discorso calcistico in Italia. Che cerca davvero di capire perché le squadre vogliono “costruire dal basso” e non ne fanno una battaglia personale in base ai gusti. Detto questo bisogna davvero fare il processo a tutto il calcio italiano in generale? Innanzitutto va detto che la nazionale sta affrontando un percorso molto diverso da quello dei club più rappresentativi della Serie A. Il processo forse è da fare di più a loro, le vere delusioni di questa stagione europea. L’Inter era già fuori dai giochi, ma a vedere oggi come sta e anche come stanno Gladbach e Shakhtar due domande su come hai preparato il percorso nei gironi è difficile non farsele. Della Juve ne abbiamo già parlato e li c’è più un problema di programmazione che mancanza di idee, che ha ben raccontato Nicola Leno qui su Medium. Di nuovo, vabbeh. Intanto ora possiamo cominciare a pensare a come saranno i quarti. O meglio, non ancora, da venerdì dai. Ieri intanto abbiamo gonfiato 13 considerazioni sulle ultime due gare.

  1. L’importante era non prenderle. Potremmo riassumere così l’obiettivo della gita laziale a Monaco di Baviera. Visto il 2–1 finale la missione è stata compiuta. Ma questo perché per una sera il Bayern Monaco non ha fatto tanti gol quanti tiri in porta. Il motivo per cui il Bayern domina in Europa da due stagioni è sopratutto il suo cinismo, tanto quello di Lewandowski quanto quello dei suoi compagni che sfruttano quasi ogni occasione che creano. Ieri però sono stati un pelo in più spreconi. Buono per la Lazio che può dire di aver evitato un’altra figuraccia ed essere uscita con “onore”.
  2. Dunque cosa resta dell’esperienza in Champions League della Lazio? Cose positive rispetto alle aspettative della vigilia dei sorteggi del girone. Quelle con il Bayern sono state le uniche due sconfitte. La Lazio si è dimostrata in grado di poter egregiamente andare oltre il girone mantenendo lo stesso nucleo di giocatori delle ultime stagioni. Certo qualsiasi difensore che non si chiami Acerbi appare inadatto al livello della massima competizione europea. E infatti appena il livello dell’avversario si è alzato non ci si poteva più nascondere. Una considerazione di cui dovranno fare tesoro se riusciranno a riqualificarsi l’anno prossimo. Cosa che comunque pare molto difficile visto il settimo posto in campionato.
  3. Avendo preservato Immobile ieri comunque hanno fatto capire le priorità italiane su quelle europee, come fosse un programma politico. La Lazio è l’unica squadra italiana a non indossare mai la maschera su questo aspetto. Può non piacere, ma va riconosciuto.

4. Se non vi ha fatto piacere che Marco Parolo abbia segnato siete oggettivamente delle brutte persone. È stato un premio concessogli da chi scrive le sceneggiature del calcio. Un premio per essere stato uno dei protagonisti della Lazio negli anni, ma che ha dovuto cedere il proprio posto in squadra quando la Lazio arrivava finalmente tra le prime 4 in Serie A. E lo ha fatto mettendosi a disposizione, diventando anche un tappabuchi per Inzaghi che lo ha messo persino in difesa. È una cosa molto bella il fatto che abbia potuto mettere la sua firma nell’avventura europea della Lazio proprio all’ultima occasione disponibile. Non ha potuto esultare più di tanto, perché resta un gol inutile e non c’è niente da festeggiare per un’eliminazione. Ma il suo sorriso tornando a centrocampo diceva tutto.

5. Chelsea-Ateltico Madrid è stato un spettacolo tattico come nella gara di andata, ma con ritmi più alti questa volta, in particolare nel primo tempo. Tuchel forte dell’1–0 dell’andata non aveva bisogno di modificare nulla ovviamente. Simeone nonostante partisse in svantaggio ha schierato di nuovo il suo 4–4–2 pretoriano. Due squadre che fanno del pressing la loro arma principale e ieri quello del Chelsea è stato decisamente migliore. E anche con la palla ai piedi avevano decisamente più idee su come essere pericolosi. Il 2–0 di ieri (3–0 tra andata e ritorno) è assolutamente meritato.

6. Havertz-Werner-Ziyech. Finalmente. Tra infortuni e poco feeling con Lampard, i tre giovani fenomeni arrivati la scorsa estate non avevano avuto grandi occasioni di formare tutti assieme l’attacco dei Blues. Ieri con un grandissimo contropiede hanno fatto capire quanto possono essere letali assieme. Ottimo controllo di Havertz che premia poi la lunghissima corsa di Werner che serve a sua volta Ziyech libero di realizzare l’1–0. Occhio a quei 3.

7. Simeone è tornato sui principi tattici a lui più classici ma davanti ha trovato una squadra in grado di non soffrirli e non è stato in grado di capire come rimediare. I cambi nel secondo tempo hanno solo intensificato la disorganizzazione dei suoi rispetto a quelli di Tuchel. Dopo le sostituzioni schierava Llorente terzino destro, Lemar centrocampista centrale e Saul terzino sinistro. Cose che neanche nei videogiochi possono avere senso.

8. Non a caso nel secondo tempo l’Atletico non è riuscito a tirare fino al 78esimo. L’attaccante Dembele, entrato a inizio ripresa, ha toccato solo 3 palloni.

9. Il Cholo è l’ennesimo protagonista degli ultimi 10 di Liga che esce sconfitto da questi ottavi, ma non ha cercato scuse nella sconfitta. “Abbiamo cercato di pressarli, ma loro erano in grado di uscirne fuori dal pressing, e a quel punto non li tenevamo”. Non ha cercato neanche polemiche per il rigore non dato per una trattenuta di Azpilicueta su Carrasco con la gara ancora 0–0 o per l’espulsione di Savic. “Non cerchiamo scuse. Abbiamo perso contro una squadra migliore”. Molto corretto e oggettivo. Ora può concentrarsi esclusivamente sul vincere la Liga. Ed è già nel mood: “domenica abbiamo una finale contro l’Alaves e dobbiamo vincerla”. Dopo questa le finali per vincere la Liga saranno altre 10.

10. È impressionante come Tuchel abbia aggiustato un Chelsea sfiduciatissimo in poco tempo. La partita di ieri è stato il capolavoro tattico del tedesco, che dopo una grande partita di gegen-pressing all’andata ne ha preparata una di ripartenze altrettanto grande. Non a caso gli allenatori tedeschi qualificati ai quarti sono 4. La grande crescita tattica della scuola tedesca l’ha resa la più all’avanguardia. Colpa di Guardiola che durante i suoi anni al Bayern deve avere un minimo influenzato la mentalità.

11. Ngolo Kante ha sfoderato una prestazione delle sue come non gli si vedeva fare da un bel po’. Quel tipo di prestazione che fa esclamare “questo spunta da terra”,“Kante è ovunque, è assurdo”. In realtà non è corretto dire questa cosa, che è ovunque. È più giusto dire che è sempre nel posto giusto al momento giusto. Da più credito alla sua abilità di leggere il gioco.

12. Emerson Palmieri non è stato da meno, segnando al primo tocco di palla della sua gara. Statistiche random specifiche tutte italiane: Palmieri è il primo terzino sinistro entrato a gara in corso a segnare l’ultimo gol in un confronto che elimina una squadra di Madrid dalla Champions League dopo Andrea Dossena nel 2009 ad Anfield.

13. Non so se lo sapete, ma se volete il rispetto di Orsato dovete anche portarglielo a vostra volta.

di Alessandro Giura

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Alessandro Giura
Palloni Gonfiati

Studente di scienze della comunicazione a UniTo. Editor e Copywriter. Scrivo su Palloni Gonfiati e Ultimo Uomo. Conduco il podcast Britannia.