Pensieri euro-gonfiati del 24/2/2021

Cosa ci hanno fatto pensare Lazio-Bayern Monaco e Atletico Madrid-Chelsea.

Alessandro Giura
Palloni Gonfiati
6 min readFeb 24, 2021

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Avete presente l’ansia prima del primo esame universitario o del primo colloquio importante. La Lazio è sembrata averne parecchia dopo che l’arbitro ha fischiato il calcio d’inizio della partita più importante per questo nucleo di giocatori. E si è lasciata divorare da esse. L’Atletico Madrid invece non era impreparato agli ottavi di Champions League e li ha affrontati alla sua maniera. E infatti non erano per niente tesi. Ma non è andata bene neanche a loro.

Darren Walsh/Chelsea FC via Getty Images
  1. Cominciamo pensando una banalità: la Lazio si è fatta 3 gol da sola. Le stesse parole usate da Simone Inzaghi dopo la partita. Musacchio e Patric hanno commesso due ingenuità che hanno confermato il pensiero comune che i difensori della Lazio non siano adeguati a questi livelli. E oltre a loro ha tradito anche Acerbi, per quanto il suo autogol in no-look fa seguito a una rincorsa lunga tutto il campo ed è più facile appiccicargli sopra l’etichetta con scritto “che sfiga”. Insomma c’è errore e errore. Ma tutta la squadra è sembrata contratta, in balia dei guizzi offensivi dei bavaresi. Almeno dietro, perché davanti la Lazio secondo me non ha giocato male. L’auto-assist di Musacchio dopo neanche 10 minuti che ha compromesso il già fragile piano gara è un calo di concentrazione simile a quello di Bentancur contro il Porto.

2. Il gol di Correa ha reso meno amaro il 4–1 finale, che comunque poteva essere anche atteso visto che il Bayern di batoste in giro per l’Europa ne sta piazzando diverse da più di un anno. Il comun denominatore di queste goleade è sempre Robert Lewandowski. Con il gol di ieri sera è diventato il terzo miglior marcatore nella storia della Champions League superando Raùl. Siamo a 32 gol in 31 presenze stagionali.

3. Segnando il gol del 2–0 Jamal Musiala è il primo marcatore in Champions League nato nel 2003. E sarà maggiorenne solo il 26 febbraio. Se avete pensato fosse una sorpresa la titolarità di un 17enne in un ottavo di Champions League, nel suo caso non lo è per niente. Ha già collezionato 16 presenze nell’attuale Bundesliga, segnando 3 reti. Dunque è in pianta stabile nelle rotazioni di Flick. È indubbiamente vero che nei contesti tanto forti ai giocatori più giovani viene magari più facile impressionare agli esordi. Ma stiamo pur sempre parlando del Bayern Monaco, una squadra che ha standard altissimi, una competizione tra pari-ruolo fittissima, che si lamenta anche quando vince. Lui invece si è preso in fretta la possibilità di diventare titolare, dimostrando sangue freddo e ottima velocità di pensiero da subito. La sua presenza in campo invoglia i compagni a farlo emergere, come ha ammesso Leon Goretzka dopo la gara di ieri sera.

Era felicissimo di giocare dall’inizio. Abbiamo provato a dargli il massimo della libertà in campo, di non farlo preoccupare troppo. Io e Kimmich abbiamo cercato di guardargli le spalle.

Jamal in questo momento non ha un ruolo ben definito a centrocampo, sembra poterli ricoprire tutti. Ha giocato tanto come trequartista quanto come mezz’ala fino ad ora, e anche al centro, ma nelle giovanili ha fatto anche la punta. In un articolo su di lui il sito della Bundesliga lo paragona a Dele Alli. È nato a Stoccarda, ma a 7 anni si è trasferito con la famiglia in Inghilterra, dove ha giocato nell’academy del Chelsea fino al trasferimento al Campus del Bayern nel 2019. Pur essendo tedesco in nazionale ha giocato a livello giovanile sia per la Germania che per l’Inghilterra, dove è stato convocato nell’under-21. Non ha ancora scelto per quale delle due nazionali maggiori dichiararsi eleggibile, e a fine gara i giornalisti tedeschi hanno insistito molto nel chiedere ai suoi compagni se stanno provando a convincerlo a scegliere la nazionale tedesca.

voto via Twitter FC Bayern Munchen

4. Se, almeno per il primo tempo, eravate indecisi su quale partita guardare e avete propeso per Lazio-Bayern pare che abbiate fatto bene. Le statistiche di Atletico-Chelsea dopo i primi 30 minuti recitavano così.

Insomma una partita che istigava il cambio di canale. A meno che non vi chiamiate Michael Cox e conduciate un podcast di tattica.

Simeone ha schierato un 6–3–1 in fase di non possesso, comunque aggressivo nel pressing alto che ha regalato gli unici sussulti del primo tempo. La tattica del match è ben spiegata da questo tweet. I giocatori chiave per rompere la catena difensiva dei Colchoneros erano Mount e Hudson-Hodoi, a cui Tuchel ha scelto di dare carta bianca nei movimenti in campo ben consapevole che tanto il ritmo del gioco lo avrebbero deciso i suoi, ma non ci sono riusciti.

5. Una partita ermetica come questa non poteva che essere decisa da una giocata individuale. E Olivier Giroud è l’uomo giusto per tirare fuori i conigli più grossi dal più piccolo dei cilindri. Con una sbalorditiva rovesciata questa volta. Un giocatore che non perde l’abitudine di segnare solo gol pregevoli. E ha quasi rischiato che gli venisse annullato per fuorigioco. Ci sono voluti 3 minuti di analisi al Var per capire se fosse regolare. Alla fine il tocco che lo ha liberato era di un avversario. Meglio così. Certi gol non dovrebbero mai rischiare di essere annullati.

6. Chissà se gli è venuto di farlo come risposta al tentativo di rovesciata di João Félix poco prima. Come volesse dirgli: “Guarda, si fa così”.

7. Con questo 1–0 in trasferta sul campo neutro di Bucarest il Chelsea batte un colpo importante, probabilmente considerato improbabile fino a qualche settimana fa. Ed era anche privo del suo leader difensivo Thiago Silva. L’Atletico invece arriva all’importantissimo derby madrileno di domenica in condizioni pessime, dopo due sconfitte consecutive. Ieri non è stato in grado di effettuare un tiro nello specchio. Come gioca Simeone lo sappiamo tutti da 10 anni ormai. Il Cholismo da, il Cholismo toglie. Quest’anno il primato nella Liga ci aveva fatto sperare in un Atletico più divertente da veder giocare, perché di giocatori belli da vedere ne ha. Su tutti João Félix. Invece alla fase eliminatoria Simeone ha scelto ancora di aspettare gli avversari e sperare nella palla giusta per indirizzare la gara. Perché se poi la indirizza parliamoci chiaro, non ce n’è. La cosa sta funzionando ad anni alterni. L’anno scorso contro il Liverpool funzionò, due anni fa contro la Juventus no. La pignoleria di dire o così o niente.

di Alessandro Giura

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Alessandro Giura
Palloni Gonfiati

Studente di scienze della comunicazione a UniTo. Editor e Copywriter. Scrivo su Palloni Gonfiati e Ultimo Uomo. Conduco il podcast Britannia.