Pensieri euro-gonfiati del 29/4/2021

Cosa ci ha fatto pensare PSG-Manchester City.

Alessandro Giura
Palloni Gonfiati
7 min readApr 29, 2021

--

Resilienza [re-si-lièn-za] n.f.

1. (fis.) proprietà dei materiali di resistere agli urti senza spezzarsi, rappresentata dal rapporto tra il lavoro necessario per rompere una barretta di un materiale e la sezione della barretta stessa

2. capacità di resistere e di reagire di fronte a difficoltà, avversità, eventi negativi ecc.: resilienza sociale

Questa parola, che a quanto pare è alla moda come ci spiega la Treccani, si sposa perfettamente con l’attuale campagna in Champions League del Manchester City. Sia contro il Borussia Dortmund che nell’andata di queste semifinali con il PSG è andato in svantaggio, ma non si è scomposto e ha ribaltato le gare con lo stesso modo di affrontarle che avevano programmato, senza perdere la testa e snaturarsi. Una cosa che invece succedeva nelle campagne precedenti: contro Monaco, Tottenham e Lione, ha concesso subito lo svantaggio e nell’ossessione di recuperare uscivano subendo ulteriori gol. “Ero contento che all’intervallo i giocatori fossero tranquilli. Nessun urlo, solo calma, perché sapevamo che poteva ancora succedere di tutto al ritorno” ha detto Guardiola dopo la vittoria dei suoi sul PSG in rimonta, “abbiamo cercato gli spazi con più pazienza, e ci siamo riusciti”. Pazienza e resilienza. Le basi con cui il City sta cercando di raggiungere la tanto agognata finale europea. Poi certo, aver aggiunto Ruben Dias aiuta.

1.Guardiola contro Pochettino è una sfida che sfiora il personale. Nonostante a palmares non ci sia discussione, l’allenatore argentino è stato uno di quelli che ha dato più dispiaceri a Pep. Per dire è stato in grado di batterlo nel derby Espanyol-Barcellona, il primo successo dei Blanquiazules dopo 27 anni. Anche alla guida del Tottenham Poch è stato uno degli allenatori che hanno più messo in difficoltà il City, in particolare prendendosi la soddisfazione di eliminarlo nei quarti di Champions del 2019, forse la delusione più cocente della carriera di Guardiola. Più che una sfida tra sceicchi, PSG-Manchester City è questa sfida tra allenatori, così simili per passione ma anche così diversi per filosofia.

2. Abbiamo assistito a un masterclass per parte e per tempo. Il PSG ha dominato il primo tempo, impedendo al City di tenere la palla e sfuggendo al suo pressing, sembrando di avere completamente in mano la situazione. Nel secondo invece il City ha preso completamente il possesso del pallone, costringendo i parigini ad una partita difensiva, per quanto non così negativa.

3. Il PSG pur giocando meglio è stato una minaccia in particolare sui calci d’angolo. Ad ogni corner che calciava il City sembrava sempre più in affanno per il pericolo imminente. Ed è proprio lì che sono riusciti a colpire. L’angolo di Di Maria, per l’inserimento sul primo palo di Marquinhos che realizza svettando di testa, meriterebbe di essere usato come esempio analitico nelle scuole calcio.

4. Marquinhos è al quarto gol in un quarto o semifinale nelle ultime due stagioni di Champions. Sta raggiungendo una capacità incisiva in entrambe le aree di rigore ai livelli di Sergio Ramos. Anche ieri è stato uno dei giocatori a toccare più palloni del PSG e ad esaltare la sua capacità di letture difensive, messe ancora più in risalto dall’assenza di riferimenti offensivi puri tra i giocatori del City.

5. Nel secondo tempo il City ha ribaltato la partita senza snaturarsi, è stato un manifesto di resilienza e pazienza. Se nel primo la fatica ad impostare li portava a provare a salire il campo il più velocemente possibile, nel secondo hanno cominciare a pressare meglio (con Silva che si è alzato vicino a De Bruyne) e l’ingresso di Zinchenko per Cancelo ha allargato il campo mettendo più in difficoltà i terzini avversari Florenzi e Bakkar a risalire il campo, lasciando così il dominio del pallone completamente tra i piedi dei Citizens. Il PSG non riusciva più a uscire palla al piede con la brillantezza della prima frazione, una cosa che li ha gradualmente frustrati, aggiunta agli episodi. In questo senso va citato Rodri, emerso atleticamente e mentalmente dopo un primo tempo completamente in bambola di Di Maria e Neymar.

6. La prestazione del City è stata incredibile per dominio del possesso e controllo sull’avversario, in virtù di un primo tempo dove era successo l’opposto. Gary Lineker l’ha definita “una delle migliori prestazioni, in una gara in trasferta di un’eliminatoria, da parte di una squadra inglese nella storia del calcio”. Il vero pregio della rimonta sta nell’aver ribaltato l’inerzia della gara con gli stessi uomini e piani del primo tempo, però certo a livello di occasioni da gol non ne ha create tante. Il City è stato decisamente più fortunato che brillante. Gli episodi con cui ha segnato sono l’ennesima prova di quanto i dettagli facciano la differenza in questa competizione. Il gol di De Bruyne è un cross troppo alto e profondo per i suoi compagni, ma la cui traiettoria resta nello specchio della porta punendo un clamorosamente incerto Keylor Navas. Il gol del 2–1 finale arriva su una punizione dove il confine tra negligenza di Paredes e Kimbempe nell’aprire la barriera e la fortuna che il pallone calciato a mezza altezza da Mahrez sia passato proprio in quello spazio è sottilissimo. Partita ottima, una reazione mentale grandissima certo. Ma un’altra gara che ci ricorda quanto la meritocrazia di un risultato possa essere confuso con la fortuna, per non dire un sinonimo di fondoschiena.

La faccia di Verratti dice tutto

7. Se non vi foste accontentati dei dettagli quasi millimetrici che hanno deciso la sfida, ce ne sarebbe un altro. Al 55esimo Mbappe affronta Stones nell’1 contro 1 e poi crossa quasi dal fondo un pallone su cui Verratti non riesce ad arrivare per pochissimo. Se solo il centrocampista italiano portasse un numero di scarpe leggermente più grande...

8. I due gol arrivati tra il 63esimo e il 70esimo sono stati una mazzata psicologica per il PSG, palesemente svuotato e nervoso. E puntualmente è arrivata l’espulsione di Gana Gueye per un brutto fallo da dietro ad altezza del perone su Gundogan. La gara è praticamente finita su quell’episodio, e ora i parigini devono segnare almeno due gol a Manchester se vogliono raggiungere Istanbul per la finale.

9. Uno dei protagonisti della gara è stato Ruben Dias. Nel secondo tempo ha tenuto a bada Neymar, contribuendo a farlo calare in brillantezza fino a spegnerlo. Ha vinto 3 contrasti sui 5 tentati, aggiunti a 2 chiusure, 2 intercetti e il 95% di precisione dei passaggi con 69 tocchi. Il suo impatto nel recente salto di qualità della squadra di Guardiola potrebbe essere paragonato a quello di Van Dijk nel Liverpool.

10. La brillantezza del PSG è calata di pari passo con quella di Neymar, che dopo il primo tempo sembrava stesse per sfoderare l’ennesima prestazione monumentale. Nel secondo tempo è stato di nuovo lo specchio della squadra, ma in negativo: non riusciva più a risalire il campo e scambiare nello stretto con i compagni, innervosendosi al punto da farsi ammonire per un fallo di frustrazione su Dias. Tra l’altro sul finire del primo tempo in seguito a un fallo di Cancelo si era fatto male appoggiando il gomito destro a terra. Una cosa evidentemente seria visto che ha giocato il secondo tempo con una vistosa fasciatura al braccio. Quanto avrà inciso questa cosa sulla sua prestazione?

11. Il duello che tutti attendevamo era quello tra Mbappe e Foden, tronfi rappresentanti della Gen Z in queste semifinali. Hanno decisamente deluso le attese, in particolare il francese. Non è mai riuscito a tirare verso la porta, l’unica volta in cui è stato pericoloso è stata quell’occasione del cross mancato per Verratti. Addiritura ha toccato meno volte di Ederson. Questa volta si è trovato contro un difensore in grado di tenerlo a bada da un punto di vista atletico e fisico anche in fase di ripartenza, ovvero Kyle Walker. Per il ritorno ci si aspetta un cambio di incisività da parte sua. Foden invece è arrivato alla conclusione ben 3 volte, tutte nello specchio, ma ha peccato di precisione sparando sembra in bocca a Keylor Navas. Il fuoco e fiamme promesso da quel tweet è rimandato per l’Etihad.

12. Pallone più gonfiato della gara? La UEFA ha dato il premio di migliore in campo a De Bruyne, riconoscendo la sua gara da leader indiscusso della manovra del City, unico in grado di creare qualcosa anche nel primo tempo stantio dei suoi. Ha anche tentato una rovesciata che avrà fatto saltare in molti dal divano. Ma il giocatore uscito più gonfio dalla gara è stato Di Maria, dominante a tratti. Si è fatto costantemente inseguire per il campo, svariando da una fascia all’altra con eleganza e pragmatismo, come quando ha fatto il tunnel a Cancelo facendolo anche scontrare con Foden. Il tipo di prestazioni da ripetere per rimontare tra pochi giorni all’Etihad Stadium.

13. Speriamo che Liam Gallagher segui la gara di ritorno in maniera un pelo più distesa.

di Alessandro Giura

--

--

Alessandro Giura
Palloni Gonfiati

Studente di scienze della comunicazione a UniTo. Editor e Copywriter. Scrivo su Palloni Gonfiati e Ultimo Uomo. Conduco il podcast Britannia.