Pensieri euro-gonfiati del 5/5/2021

Cosa ci ha fatto pensare Manchester City-PSG.

Alessandro Giura
Palloni Gonfiati
7 min readMay 6, 2021

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La storia entra dentro le stanze, le brucia, la storia dà torto e dà ragione.
La storia siamo noi,
siamo noi che scriviamo le lettere,
siamo noi che abbiamo tutto da vincere
e tutto da perdere.

“La storia siamo noi”, ha detto Pep Guardiola dopo la partita d’andata Manchester City e il Psg,“ lo dico sempre ai miei. Sembro Francesco De Gregori, quando dico queste cose, ma è evidente che se il Manchester City gioca come sa, diventiamo davvero una buona squadra”.
Da qui al 29 maggio, giorno della finale che il City disputerà a Istanbul, chissà se Guardiola citerà l’intero verso della canzone. Sopratutto gli ultimi versi “siamo noi che abbiamo tutto da vincere e tutto da perdere”.

  1. Una nevicata di maggio ha fatto da contorno alla sfida nel primo tempo, regalandoci anche un nuovo modo di segnare le righe dell’area, come a segnalare dove i tiri sono a più alta percentuale di riuscita. Per il PSG la neve fuori stagione non era una novità, gli era capitato anche nella sfida in trasferta del turno precedente, a Monaco. Stavolta però non ha portato bene e Istanbul per la finale ci va il Mnachester City.

2. E in un battibaleno tutti i fantasmi sono spariti. Quelli della prima semifinale contro il Real, quelli a forma di Mbappe e Falcao, quelli della disfatta ad Anfield, quelli a forma rigori sbagliati e Var. E quelli di Lione, i peggiori, che non avranno fatto dormire per molte notti. Il Manchester City conquista finalmente la finale di Champions League. Guardiola ci ritorna dopo 10 anni, senza Messi o comunque una maglia blaugrana. Il coronamento di un percorso, al suo punto di più alta espressione. Perché questa stagione del City, cominciata non così serenamente, si sta rivelando un capolavoro. 21 vittorie consecutive, una Premier League cominciata sonnecchiando e poi vinta largamente in anticipo, ogni giocaotre ha alzato il livello del proprio gioco partita dopo partita. Ora manca l’ultima pennellata, per cui serve una tintura ottomana.

3. Da Sarcelles a Manchester, fermandosi per un po’ a Le Havre prima e Leicester poi. Questa è stata la lunga strada percorsa da Riyad Mahrez, attualmente il più forte giocatore africano, e condita da tanta sottovalutazione. Quante volte è sembrato un giocatore marginale nella squadra di Guardiola? Un lusso. Un giocatore elegante, generoso, che fa tante cose con il pallone, che si tenerlo, saltare l’uomo, far risalire o rifiatare i compagni, con cui si associa bene a prescindere da chi gli stia vicino, ma difficilmente il protagonista in questo City. La semifinale con il PSG è stata la sua occasione per esserlo. Doppietta al ritorno, 3 gol in 2 gare, ma non solo questo. È stato il giocatore del City a toccare più palloni nel primo tempo con 43, 80 a fine gara, 5 dribbling riusciti e ha effettuato 4 tackle e 4 intercetti. È stata decisamente la sua notte, e una vittoria a Istanbul lo metterebbe giustamente nel discorso su chi sia il miglior giocatore africano di sempre, assieme a Drogba e Eto’o.

4. Come nella gara di andata il City non ha cominciato bene, trovando difficoltà ad aggirare il pressing architettato da Pochettino. Questa volta però è riuscita in una giocata che ha indirizzato la gara in maniera favorevole già al decimo minuto. Impostando in basso, ovvero cercando di attrarre l’avversario a pressare alto. È quello che la costruzione è riuscita al decimo minuto, sfruttando un incredibile lancio di Ederson, il portiere, per Foden larghissimo sulla sinistra e praticamente immarcabile in seguito al pressing collettivo del PSG che ha coinvolto anche Florenzi. Foden riceverà con tutto il campo a disposizione, trovando De Bruyne centralmente dal cui tiro respinto da Navas arriva il tap-in di Mahrez che ha seguito sul lato opposto tutta l’azione.

5. Nel secondo tempo il City ha migliorato il pressing, alzandolo sia per intensità che profondità. Con la palla hanno tenuto il controllo della gara, usandola più come arma difensiva. Al sessantesimo in ripartenza è arrivato il raddoppio. Zinchenko anticipa Kimpembe e serve De Bruyne, poi palla a Foden in ripartenza che la restituisce a De Bruyne all’indietro. Dopo quel passaggio Foden non interrompe la corsa, e la palla gli viene restituita dal belga con precisione chirurgica, trasformandolo in un dai-e-vai, per dirla in termini cestistici. Passaggio talmente calibrato bene che Foden può servire di prima Mahrez, che realizza la doppietta.

6. Il City ha vinto la partita grazie alla difesa, giunta al suo massimo livello di interpretazione, che ha avuto tratti di Cholismo e Antonio Contismo. Su 14 tiri totali del PSG i Citizens sono riusciti a bloccarne 9, un numero altissimo che evidenzia la volontà e la capacità dei giocatori di Guardiola di proteggere anche con il proprio corpo la porta difesa da Ederson. Tutto questo condito da uno spirito di coesione e gruppo alto, celebrandosi ad ogni salvataggio come fosse un gol segnato. Ruben Dias ha intercettato 3 tiri, John Stones 2. Lo abbiamo già detto, ma lo ripetiamo. Il giocatore portoghese ha alzato il livello dei suoi compagni di reparto.

7. L’eliminatoria è cambiata quando Guardiola ha scelto di sostituire Cancelo con Zinchenko. All’andata quel cambio mise meglio il City in campo, e al ritorno il terzino ucraino è stato il migliore in campo dopo Mahrez. Ha vinto 4 contrasti e tenuto un livello di concentrazione altissimo per tutta la gara, toccando più palloni di tutti tra i compagni.

8. Dall’altra parte abbiamo assistito ad una prestazione non così negativa ma di certo nervosa, ben raffigurata dalla poca lucidità di Neymar, contratto e privo del riferimento di appoggio in Mbappe. Lo svantaggio subito dopo 10 minuti di buon pressing e aggressività ha scosso i parigini, che pur seguando bene i loro principi tattici non sono rientrati in corsa e dopo il 2–0 hanno definitivamente perso la calma nell’ultimo quarto d’ora, scaldando gli animi con brutti falli e reazioni, uno dei quali è costata l’espulsione di Di Maria ed è dovuto persino entrare Pochettino in campo cercando di placare la tensione. Invano visto che per il resto della gara il PSG cercava sistematicamente il fallo da arancione, aizzato anche dall’atteggiamento provocatorio degli avversari, Fernandinho su tutti, che non a caso ha guadagnato il rosso di Di Maria. Era come in una partita a FIFA 21 quando il video-giocatore in svantaggio comincia istericamente a fare solo interventi da dietro per finire la gara con il minor numero di uomini possibile.

9. La squadra di Pochettino è stata più sfortunata che immeritevole, ha pagato a caro prezzo gli episodi e si è trovata senza Mbappe, un tassello troppo importante a questo livello, che ha vanificato due buone partita, di Marquinhos, che ha colpito una traversa nel primo tempo, e Verratti.

10. Senza Mbappe la scelta di Pochettino sul sostituirlo è ricaduta sul connazionale Icardi. L’ex attaccante dell’Inter è stata una presenza in campo ai limiti del fantasma: 16 tocchi, 7 passaggi di cui nessuno chiave e neanche un tiro tentato. Oltre a questo ha mostrato pigrizia e lentezza nei movimenti senza palla, dimostrandosi incapace di creare spazio per Neymar portandogli via un uomo. La sua prestazione ha dato credito a chi sostiene che non sia un attaccante adatto al livello di una semifinale di Champions.

La heat-map di Icardi. Sarebbe meglio parlare di cold-map.

11. Il giocatore che è uscito meglio da questa semifinale tra i parigini è Marco Verratti. In realtà da tutta la fase a eliminazione diretta, quindi da quando siede Pochettino in panchina. Con l’allenatore argentino Verratti si sta esaltando, mostrando tutte le qualità che rendono un calciatore moderno e che sguazza in questo contesto. Un giocatore tenace, in grado di pressare, aggredire, scivolare per strappare i palloni agli avversari nelle situazioni con il margine di errore più stretto. Con la palla è arcigno e coraggioso in egual maniera, in grado di uscire dalle situazioni più intricate, senza mai stare fermo. Ci stiamo finalmente rendendo conto delle sue qualità, e questo suo stato di forma dovremmo ritrovarlo all’Europeo, incrociando le dita.

12. Aguero quest’anno ha perso il posto da titolare e giocato molto poco, venendo superato nelle gerarchie da Jesus. Per una volta che entra si è trovato anche il quarto uomo contro.

13. “Se volete dire che è solo una questione di soldi, ok, sta a voi”. Così Pep Guardiola si è espresso ai microfoni dopo la qualificazione in finale dei suoi. Sta a voi.

di Alessandro Giura

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Alessandro Giura
Palloni Gonfiati

Studente di scienze della comunicazione a UniTo. Editor e Copywriter. Scrivo su Palloni Gonfiati e Ultimo Uomo. Conduco il podcast Britannia.