Pensieri euro-gonfiati del 7/5/2021

Cosa ha gonfiato Chelsea-Real Madrid.

Alessandro Giura
Palloni Gonfiati
7 min readMay 7, 2021

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“Football is coming home” cantano i tifosi inglesi quando la loro nazionale li entusiasma durante la Coppa del Mondo. Questo potrebbe rivelarsi un ritornello valido anche per le competizioni internazionali di club. Con questa finale tutta inglese, la seconda in tre anni e terza complessiva a pareggiare quelle tutte spagnole, possiamo dare per definitivo il sorpasso della Premier League sulla Liga come campionato europeo di riferimento. Non a caso in finale ci vanno anche le due squadre che hanno proposto le condizioni tattiche più interessanti in questa edizione della Champions League, per far capire a che livello di interpretazione viscerale delle sue squadre è arrivato il campionato inglese, ormai non più solo quello degli stadi gremiti e suggestivi, dei difensori ruvidi, dell’intensità massima, dei giocatori che lottano fino all’ultimo secondo, degli arbitri che lasciano correre favorendo lo spettacolo, ma anche quello dei nerd del calcio. Speriamo che il fatto che le squadre si conoscano bene (il Chelsea ha da poco eliminato il City in semifinale di FA Cup) non renda troppo contratta la partita come successo nelle altre due finali inglesi.

1.Chi avrebbe mai detto che il Chelsea sarebbe stato così dominante nel doppio confronto. Se ci pensiamo bene, dopo pochi dall’inizio della gara di andata si era già capito chi sarebbe andato in finale, e forse solo la fitta pioggia a Valdebebas ha rallentato la disfatta del Real. Questo è stato il capolavoro di Tuchel, la definitiva consacrazione come allenatore di altissimo livello. In poche settimane ha sistemato il Chelsea, trasformandolo in una squadra incapace di subire gol (18 gare senza subirne da quando Tuchel è allenatore) e che attacca occupando gli spazi con velocità, aggressività e intelligenza. L’allenatore tedesco in Inghilterra sta indossando un nuovo abito, quello del maestro del pressing e della difesa, cambiandola rispetto a quella del controllo del pallone al PSG e iper-offensiva al Borussia Dortmund. Per non dimenticare l’esperienza a Mainz, una squadra condannata a retrocede portata in Europa. Si sta rivelando l’allenatore più pragmatico d’Europa, in grado di adattarsi alle caratteristiche delle rose a disposizione. Tra l’altro sarebbero anche due finali di Champions consecutive con due squadre diverse, il primo nella storia.

2. È molto difficile trovare un giocatore in maglia blu che abbia performato sotto tono in questa eliminatoria. Il migliore è stato indubbiamente Kante, su cui abbiamo già scritto in ogni puntata precedente di questa rubrica ma che ieri ha alzato ulteriormente l’asticella sul massimo di intensità, qualità, aggressività e intelligenza che può performare in una gara e su cui ha scritto un bel pezzo Dario Saltari su Ultimo Uomo. Tra l’altro se a Istanbul dovesse vincere il Chelsea sarebbe l’ennesimo trofeo da aggiungere ad un palmares tra i più completi che ci siano (Premier League con due squadre, coppe di lega inglese, Europa League e Mondiale 2018 con la Francia). Dovesse succedere dovremmo rivalutare la percezione dell’importanza di Kante nel calcio moderno.

3. Timo Werner ha segnato, e ci mancherebbe visto che era a un metro dalla porta vuota, infilando di testa il pallone che aveva appena colpito la traversa a seguito di un gran pallonetto di Havertz in transizione. Pochi minuti prima di segnare l’1–0 aveva già messo la palla in rete, ma in fuorigioco che a rivedere era abbastanza evitabile e avrà fatto sorridere a chi dal divano gli da del bidone da quando si è trasferito a Londra. Werner per quanto abbia deluso le attese, più per i numerosi gol “semplici” sbagliati che per il numero di reti finale, si è dimostrato un giocatore fondamentale per la squadra di Tuchel, grazie ai suoi movimenti senza palla che impegnano la difesa e creano spazi per i compagni in ogni transizione. ieri non è stato da meno, Werner attacca benissimo, ma ha perso qualcosa nel momento più importante, quello dove deve buttare il pallone in rete. Però pensate al parallelismo con la pigra prestazione Icardi nell’altra semifinale. A parità di gol stagionali segnati quale dei due attaccanti scegliereste per la vostra squadra.

4. Il 2–0, arrivato nel finale a rendere giustizia al risultato dei Blues che non meritava di essere di misura, lo segna Mount, preferito dal primo minuto a Pulisic e in rete nella seconda eliminatoria di fila. Il livello raggiunto è probabilmente il più grande lascito a questa squadra da parte di Lampard, assieme a Reece James. I prodotti dall’Academy è arrivata a questo appuntamento ricca di fiducia nei propri mezzi.

5. Tuchel ha annichilito Zidane, che ha sbagliato più che gli uomini l’impostazione di approccio da dare alla sfida. Zizou ha scelto di schierare Eden Hazard dal primo minuto nel suo ritorno a Stamford Bridge, spostando così Vinicius sulla fascia destra del suo 3–4–1–2. Questa mossa sarà decisiva in negativo nel primo gol, dove il brasiliano non esperto dei movimenti decide, con il pallone sul suo lato, di restare a marcare Chilwell invece di andare in aiuto dei centrali. Il Real è sceso in campo con un atteggiamento molto prudente, quasi attendista, probabilmente puntando più sul proporre duelli individuali e vincerli nei 90 minuti, rimanendo però sopraffatto dal pressing e l’intensità in transizione degli inglesi. La difesa a 3 composta da Militao, Sergio Ramos e Nacho è stata attaccata frontalmente, espoenendone i limiti. Ogni giocatore titolare dei Blues ha vinto almeno un contrasto, nel Real a vincerne di più è stato Benzema con 3, a cui stavolta non è bastato aggrapparsi al talento.

Il primo gol. Vinicius non accorcia su Havertz, preferendo stare vicino a Chillwell. Va detto che non è la sua posizione.

6. Il Real comunque non è stato a guardare. Se Courtois ha fatto il suo per evitare un punteggio pesante, Mendy non è stato da meno. È dovuto intervenire su Benzema ben due volte sfoderando tutta la sua agilità. Non male per un giocatore che aveva cominciato la stagione come secondo portiere, per quanto un sorpasso su Kepa era più che preventivabile.

7. Marcos Alonso non avrà giocato, ma approdando in finale di Champions ha dato continuità ad una tradizione familiare degli dei Maldini. Gli Alonso sono la prima famiglia della storia che manda tre generazioni in finale di Coppa Campioni. Oltre a Marcos ci erano arrivati suo padre Marcos Alonso Peña con il Barcellona nell’86 e suo nonno Marcos Alonso Imaz detto Marquitos con il Real nel 60. Il nonno uscì vincitore contro l’Eintracht Francoforte, il padre invece fu sconfitto dalla Steaua Bucarest.

8. Oltre a quella di Tuchel sarà la seconda finale consecutiva anche per Thiago Silva.

9. Hazard in Spagna è stato l’uomo del giorno dopo. Arrivato dal Chelsea in cambio di una alta ma misteriosa cifra per diventare idealmente il nuovo Cristiano Ronaldo, almeno come incisività, ha giocato pochissimo in due stagioni, accumulando un problema fisico dopo l’altro. Zidane ha deciso di schierarlo, sperando chissà nella legge del gol dell’ex. È finita che sono passati quelli che Hazard lo avevano venduto, creando un dibattito degno di quello che sta vivendo la Juventus con Cristiano Ronaldo. Lui dopo il triplice fischio è sembrato più contento per i suoi ex compagni che dispiaciuto per l’eliminazione, scherzando con Zouma e Mendy, una cosa per cui ha dovuto addirittura scusarsi con i tifosi e forse anche la squadra.

El Chiringuito TV ormai è global mainstream

10. È la fine del ciclo del Real Madrid? Doveva esserlo già dopo l’umiliazione contro l’Ajax, e invece i Blancos sono riusciti a tornare fino in semifinale. Zidane dopo la gara ha dichiarato che il suo futuro lo si vedrà a fine stagione, di fatto aprendo all’idea di un suo possibile nuovo addio. Il cambio generazionale è un tema non solo per loro, ma anche per il Barcellona, spesso rimandato grazie ai successi in campionato. Un’eventuale vittoria dell’Atletico Madrid farebbe premere l’interruttore per entrambi? Chissà, visto che in realtà per rifondare servirebbero investimenti grossi per nuovi fenomeni ed entrambe le squadre hanno problemi di liquidità, restando addirittura aggrappati all’idea della Superlega. Intanto va detto che nonostante le lamentele i giornali riportano un faraonico accordo tra il Real e Alaba e che Mino Raiola ha detto che Haaland potrebbero anche permetterselo.

11. È la terza semifinale di Champions per il Chelsea. Ognuna di queste è stata raggiunta con un allenatore subentrato a stagione in corso: Avraham Grant nel 2008, il vittorioso Di Matteo nel 2012 e infine Tuchel quest’anno. Di questo passo verrebbe da cambiare allenatore ogni stagione in maniera zamparinesca.

12. Quella tra Chelsea e Manchseter City a Istanbul sarà la terza finale di Champions tutta inglese dopo Chelsea-Manchester United nel 2008 e Liverpool-Tottenham nel 2019. Un risultato che certifica come la Premier League sia cresciuta negli ultimi 15 anni e sia riuscita a tappare l’egemonia della Liga. Tra l’altro è ormai definitivo che la grande squadra londinese di tradizione europea sia il Chelsea, alla quarta finale in 9 anni contando anche quelle di Europa League. Le altre tre le hanno vinte, portando buoni auspici.

13. Marcelo alla fine non ha giocato. Vien da dire che poteva anche restare a Madrid a fare lo scrutinatore alle elezioni locali.

di Alessandro Giura.

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Alessandro Giura
Palloni Gonfiati

Studente di scienze della comunicazione a UniTo. Editor e Copywriter. Scrivo su Palloni Gonfiati e Ultimo Uomo. Conduco il podcast Britannia.