Tutti vorremmo Baschirotto nella nostra squadra

Il difensore del Lecce si sta dimostrando un grande leader emotivo

Alessandro Giura
Palloni Gonfiati
4 min readNov 11, 2022

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Da almeno una decina di anni le emittenti televisive che trasmettono la Serie A offrono immagini di cosa succede negli spogliatoi prima che le squadre scendano in campo. Sono sequenze di pochi secondi, circa una quindicina. E sono riprese palesemente poco spontanee. Qualcuno avvisa sempre che sono arrivate le telecamere, e comincia a regnare il silenzio. I calciatori sono di solito seduti mentre si vestono, si allacciano le scarpe cercando di emanare la concentrazione verso la macchina da presa. Ho sempre avuto l’impressione che fossero momenti di spogliatoio molto finti. Di solito c’è sempre un gran caciare tra compagni di squadra, per stemperare la tensione. Ci sono i rituali, i tick, chi alza la voce o batte le mani per incitare i compagni, chi è immerso in ascolti musicali. Questi momenti appaiono forzati, come se i calciatori si calassero in un personaggio. L’altro giorno invece una di queste sequenze mi ha suscitato un’autenticità limpida.

Nel piccolo spogliatoio del Lecce prima della partita con l’Atalanta sembra cadere il solito silenzio e indaffaraggine facendo finta che non ci sia la telecamera. Poi arriva Federico Baschirotto, a torso nudo mentre cerca di infilarsi una specie di reggiseno — lo sport bras che ha all’interno un gps per monitorare la prestazione di chi lo indossa. Si rivolge ai compagni e alza la voce “Dobbiamo andare forte se vogliamo fare la prestazione oggi”, “È l’ultima in casa, facciamoci un regalo”. Non sono sembrate le solite frasi fatte. Forse perché non era il capitano a dirle o perché stava facendo altro mentre le pronunciava. Non è che si è messo al centro della stanza pretendendo il silenzio poco prima che accendessero le telecamere. Si è semplicemente girato e ha detto due cose ai compagni che emanavano determinazione da trasmettere. Sincere, non c’erano caricature.

A farsi un regalo ci ha pensato Baschirotto stesso. Ha segnato il gol dell’1–0, il suo primo in Serie A. Calcio d’angolo battuto corto, cross a uscire sul secondo palo, sponda di Colombo verso il centro dove c’è proprio Baschirotto che può tranquillamente inzuccare a rete. Questo gol lo ha segnato nella porta sul lato opposto della curva occupata dai suoi tifosi. Ma voleva condividerlo con loro, sotto il suo settore. Chi non vorrebbe sentire da più vicino il boato che può provocare un proprio primo gol. Quindi si gira e corre verso la curva giallorossa attraversando tutto il campo — tanto sarebbe dovuto tornare comunque in difesa. Durante le falcate alterna grida al portarsi la mani all’orecchio, assaporando il momento. Salta i cartelloni pubblicitari, e arrivato sotto i tifosi comincia a flettere i muscoli mostrandoli e urlando. Ripete questo gesto tre volte prima che un compagno gli salga sulle spalle. Il Lecce vincerà per 2–1 la partita, prima vittoria davanti al proprio pubblico in campionato. Un grande risultato, contro un grande avversario.

Questo è l’apice dell’inizio di campionato di Baschirotto, difensore 26enne alla prima stagione in serie A arrivato al Lecce dall’Ascoli dopo una sola stagione in B e tante in C. Fin qui è stata una delle rivelazioni dell’inizio di stagione. È un difensore che ricorda esteticamente un cavaliere per i duelli in singolar tenzone, biondo e grosso. I suoi pettorali e addominali definiti sprigionano l’idea di cura del corpo maniacale. Quella dei fisicati fissati con l’allenamento che mettono in soggezione chi ha un corpo più nella media quando li incrociano a sudare nella stessa palestra. La sua immagine riflette il suo stile di gioco combattivo e ordinato. Pulito nei contrasti, difficile da superare in dribbling e con una buona impostazione palla al piede ereditata dai suoi trascorsi da terzino destro. Ottimo in chiusura e spigoloso nei duelli aerei.

La sua è la classica bella storia. Tanta gavetta nelle serie inferiori. Arriva in Serie A a 26 anni per fare il terzino e si ritrova titolare come difensore centrale a causa degli infortuni dei compagni e diventa il leader difensivo del Lecce in una manciata di partite. È diventato l’idolo dei tifosi salentini per il coraggio che ci mette dentro e per la genuinità che mette fuori. Ma anche perchè sembra una persona normale che ce l’ha fatta. Lui studia. È iscritto a “Scienze zootecniche e tecnologie delle produzioni animali” con lo scopo di imparare ad aiutare meglio l’azienda agricola di famiglia. E allena tanto il suo corpo, tra palestre imbastite in garage e altrove. Si può notare tutto questo nel suo profilo Instagram. Una persona atletica con sembianze perfette per recitare la parte di un androide in Blade Runner e che non ha perso umiltà e voglia di lavorare una volta arrivato all’obiettivo agognato.

È per questo che ho l’impressione che Baschirotto piaccia un po’ a tutti gli appassionati della Serie A. Si fa voler bene, al punto che tutti lo vorrebbero a difendere per la propria squadra. Io almeno lo vorrei, e spero conquisti la Nazionale in fretta visto che è riuscito con le sue prestazione coriacee ad aprire un dibattito sulla sua convocazione da parte di Mancini. Me lo ha fatto capire quel video negli spogliatoi, dove ha trasformato la finzione e il disagio che le telecamere possono portare in uno spogliatoio prima di una partita importante in un momento sincero e schietto, privo della boria che i leader degli altri spogliatoi ostentano. Ogni squadra avrebbe bisogno di un Federico Baschirotto.

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Alessandro Giura
Palloni Gonfiati

Studente di scienze della comunicazione a UniTo. Editor e Copywriter. Scrivo su Palloni Gonfiati e Ultimo Uomo. Conduco il podcast Britannia.