Il figliol prodigo raccontata con le GIF

È possibile raccontare la più famosa parabola di Gesù usando le GIF?

Angelo Moroni
Cristiano Errante
5 min readJun 7, 2019

--

Amo le GIF perché le ritengo abbiamo un’espressività unica in relazione alla loro facilità di utilizzo: te ne basta una per esprimere qualsiasi concetto. Perché, allora, non usarle per raccontare la Bibbia? Allora volevo fare un esperimento con una parabola e ho scelto quella, credo, più famosa e più incompresa presente nel Nuovo Testamento: Il figliol prodigo.

Interessante, dicci ancora

Piccola parentesi culturale: in realtà non è questo il nome e tanti si riferiscono ad essa chiamandola la parabola del padre misericordioso (nome, a mio avviso, più azzeccato).

Dai, iniziamo. Per contestualizzare siamo in Luca 15:11–32.

11 Disse ancora: «Un uomo aveva due figli.

12 Il più giovane di loro disse al padre: “Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta”. Ed egli divise fra loro i beni.

e me lo immagino, ora, contare tutti i suoi soldi.

13 Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa, partì per un paese lontano e vi sperperò i suoi beni, vivendo dissolutamente.

14 Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una gran carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15 Allora si mise con uno degli abitanti di quel paese, il quale lo mandò nei suoi campi a pascolare i maiali. 16 Ed egli avrebbe voluto sfamarsi con i baccelli che i maiali mangiavano, ma nessuno gliene dava.

Immaginatelo: era lì, affamato, deluso con sé stesso e schernito dai più. Avrà avuto sicuramente qualche creditore a cui doveva ripagare il credito e lì, in quel momento, mentre rifletteva sulla sua situazione, gli venne un’idea.

17 Allora, rientrato in sé, disse: “Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: ‘Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: 19 non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi’”.

Ma la sua lezione non è questa, sì il secondogenito ha capito il suo errore, ha capito che bisogna avere giudizio nello sperperare. Qualcuno può dire anche che si è reso conto di come la vita mondana porti alla distruzione, ma capirà la vera lezione quando tornerà a casa.

20 Egli dunque si alzò e tornò da suo padre. Ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 E il figlio gli disse: “Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”.

Il padre lo perdonò prima di sentire le sue scuse, quasi a voler dire: “non preoccuparti, non mi interessano, pensiamo a riabbracciarci”. Ecco la vera lezione: il padre lo ama per chi lui è e non per quello che fa (o ha fatto). Immagino la libertà che stava provando in quel momento: liberato da ogni tipo di peso, da ogni piccola convinzione si fosse fatto nei confronti del padre. Via la paura di essere rifiutato, via la paura di essere mancante, via la paura di essere umiliato. Di tutto questo non c’era più nulla.
Spoiler: questo è un errore molto simile a quello che fa il fratello maggiore.

22 Ma il padre disse ai suoi servi: “Presto, portate qui la veste più bella e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi; 23 portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato”. E si misero a fare gran festa.

25 Or il figlio maggiore si trovava nei campi, e mentre tornava, come fu vicino a casa, udì la musica e le danze. 26 Chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa succedesse. 27 Quello gli disse: “È tornato tuo fratello e tuo padre ha ammazzato il vitello ingrassato, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28 Egli si adirò e non volle entrare; allora suo padre uscì e lo pregava di entrare. 29 Ma egli rispose al padre: “Ecco, da tanti anni ti servo e non ho mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto per far festa con i miei amici; 30 ma quando è venuto questo tuo figlio che ha sperperato i tuoi beni con le prostitute, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato”.

Ecco, entra in scena il fratello maggiore e lo vediamo deluso e arrabbiato. Chi non lo sarebbe se fosse al suo posto. Egli stesso ci racconta la sua frustrazione: per il fratellino, che ha sperperato qualsiasi cosa senza ritegno, viene sacrificato il vitello ingrassato e per lui, invece, che per anni lo ha servito senza battere ciglio neanche un capretto per festeggiare con gli amici.

Chi è che non si è mai sentito come il fratello maggiore? Chi, nel caso, non sia dalla sua parte? Questo padre, infatti, sembra ingiusto, ma è proprio questi a rispondere e a fargli capire l’errore.

31 Il padre gli disse: “Figliolo, tu sei sempre con me e ogni cosa mia è tua; 32 ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato”».

Parafrasiamo:
“Figliolo, perché non lo hai mai chiesto? Ogni cosa qui è tua. Non pretendevo che tu dovessi meritarla, tu non lavori con me per essere retribuito, ma per mandare avanti casa nostra, mia e tua e ora anche di tuo fratello. Era morto, lontano da noi, ci mancava e ci preoccupavamo per lui, invece, ora, ha capito che deve tornare e tu gli insegnerai ad aiutarci. Non pensiamo, però, a questo, ora, intanto festeggiamo perché oggi è un grande giorno”

Il fratello maggiore, in un modo simile al fratellino, è incappato nello stesso errore: pensava che impegnandosi, il padre lo avrebbe ripagato e non si era accorto che lui già aveva quello che desiderava. Pensava che fossero le azioni a ripagarlo e non il fatto di far parte di una sola famiglia.

La parabola finisce qui e non sappiamo se il fratello maggiore abbia capito la lezione, ma mi piace pensare che tutto si sia risolto con un abbraccio e che abbiano continuato a far festa.

Cosa voleva dirci Gesù con questa controversa parabola? Un paio di cose almeno:

1. Non si può tornare al Padre senza pentimento. Il figliol prodigo si è dovuto accorgere di essere in una situazione pessima prima di poter tornare a casa sua.

2. Dio ci ama per quello che siamo e non per ciò che facciamo. Il fratello maggiore pensava di avere l’amore del padre perché era lì tutti i giorni a lavorare per lui, ma, al contrario, lo riceve per il semplice fatto di essere lì. Siamo salvati per grazie e non per opere.

Però attenzione, con questo non si vuole dire che tutti possono smettere di lavorare tanto vengono comunque amati, anzi, è bene sottolineare che il lavoro per la casa è indispensabile per mandarla avanti.

Allo stesso modo, non siamo salvati sempre salvati, ma una volta rientrati nella casa della Grazia dobbiamo iniziare a lavorare per mantenerla e poter accogliere tanti altri fratelli che si ravvedono.

Ok?

Questo è tutto. Fatemi sapere se vi è piaciuta. Alla prossima e che Dio vi benedica.

Contatti della Chiesa di Cristo Re di Biella:

--

--

Angelo Moroni
Cristiano Errante

Code Monkey #Android per Bemind Interactive e ciarlatano digitale. (Aspirante) Scrittore e Filosofo. http://instagram.com/hooloovoochimi…