Just do it — La parabola dei talenti

Il famoso payoff della Nike ci suggerisce il significato di questa particolare parabola

Angelo Moroni
Cristiano Errante
5 min readNov 3, 2019

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Tra tutte le parabole raccontateci dal Signore, quella dei talenti è sicuramente una delle più particolari: è qui, invece, che arriva a spiegarcela il famosissimo slogan della Nike: Just do it!

Leggiamola intanto.

«Poiché avverrà come a un uomo il quale, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e affidò loro i suoi beni. A uno diede cinque *talenti, a un altro due e a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità; e partí. Subito, colui che aveva ricevuto i cinque talenti andò a farli fruttare, e ne guadagnò altri cinque. Allo stesso modo, quello dei due talenti ne guadagnò altri due. Ma colui che ne aveva ricevuto uno, andò a fare una buca in terra e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo, il padrone di quei servi ritornò a fare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto i cinque talenti venne e presentò altri cinque talenti, dicendo: “Signore, tu mi affidasti cinque talenti: ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. Il suo padrone gli disse: “Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore”. Poi, si presentò anche quello dei due talenti e disse: “Signore, tu mi affidasti due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. Il suo padrone gli disse: “Va bene, servo buono e fedele, sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore”. Poi si avvicinò anche quello che aveva ricevuto un talento solo, e disse: “Signore, io sapevo che tu sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra; eccoti il tuo”. Il suo padrone gli rispose: “Servo malvagio e fannullone, tu sapevi che io mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; dovevi dunque portare il mio denaro dai banchieri; al mio ritorno avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento e datelo a colui che ha i dieci talenti. Poiché a chiunque ha, sarà dato ed egli sovrabbonderà; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quel servo inutile, gettatelo nelle *tenebre di fuori. Lí sarà il pianto e lo stridor dei denti”.

Vangelo secondo Matteo 25:14‭-‬30

Questa parabola segue quella delle vergini e, con entrambe, Gesù voleva spiegarci a cosa è paragonabile il Regno dei cieli e ci assicura che chi non investe nel Regno, non investe ciò che gli è stato donato, non vi entrerà.

Ciò è chiaro vedendo che i primi due servi, senza paura, hanno investito ciò che avevano e ne hanno ricevuto altrettanto (se non di più), mentre l’ultimo, che aveva solo un talento, poco saggiamente, lo ha nascosto e ne ha pagato le conseguenze.

Ma cosa ha fatto di male l’ultimo uomo?

Questa è la domanda che mi sono sempre chiesto. Addirittura ho sempre pensato che fosse anche saggio: pur di perdere quel poco, sarebbe meglio custodirlo e proteggerlo dai ladri, ma non è ciò che il Signore voleva e non ne capivo il motivo. Non mi rendevo conto di essere frenato, anche io come l’ultimo servo, dalla paura. Il motivo dei rimproveri, infatti, rimane incomprensibile se non si tiene in considerazione questo aspetto.

La paura di per sé non è sempre un problema, perché ci protegge e ci tiene al sicuro dai pericoli, purché non diventi un freno ed è questo che è diventato per l’ultimo servo. Ma perché avrebbe dovuto avere paura?

Se ragioniamo in chiave puramente umana, tra lui che aveva solo un talento e il primo servo che invece ne aveva cinque, quello che rischiava di più era il secondo perché, appunto, aveva più da perdere.

Tuttavia, quest’ultimo, contrariamente alla logica umana, ha investito tutto quello ricevuto, senza pensarci ottenendo anche più del doppio. Appunto, Just do it. Lo ha fatto e basta. Qual’era il suo segreto?

Prima di continuare, però, facciamo opportuni chiarimenti.

Cosa sono questi talenti?

Per chiarezza, quando si parla di talenti non si parla solo di soldi, ma di ciò che il Signore ci dona in base alle nostre capacità (ciò che sappiamo fare anche in relazione alla nostra situazione emotiva).

Siamo liberi di fare ciò che vogliamo senza pensarci?

Certo che no, è sempre bene fermarsi in preghiera per prendere le decisioni importanti, ma quando si tratta di servire il Signore, di investire nel Suo Regno, qualsiasi cosa faremo produrrà un buon risultato. Potremmo ricevere delle correzioni, dei consigli, ma non andremo mai in perdita.

Ecco il segreto del primo servo (e anche del secondo, in effetti): sapeva che stava investendo per il proprio Signore e aveva piena fiducia in lui.

Di questo ne sono sicuro ed è la stessa parabola a dircelo.

Infatti, mentre il padrone riprende l’ultimo servo, oltre ai rimproveri e alle rivelazioni sul suo futuro, gli dà anche una correzione che serve a tutti noi: poteva mettere il denaro in banca. Ma chi sono quei banchieri? Per me la risposta è semplice: la chiesa.

Quello che intendeva il Signore è che anche se non abbiamo particolari talenti, quel poco che abbiamo mettiamolo al servizio della Chiesa, anche se fosse il semplice andare al culto la domenica e agli altri incontri settimanali. Ci sta dicendo: se non sai cosa fare, metti in banca la tua fede. Questo sicuramente porterà frutto: potrà essere edificante per chi ti sta accanto, potrebbe essere incoraggiante per il servizio di lode o per il pastore e lo Spirito Santo, poi, farà fruttare il tuo impegno. Basta un abbraccio, una preghiera, un complimento- cose di cui chiunque è capace- per portare frutto.

Qualsiasi piccola azione, che con un solo talento possiamo fare, fatta “Just do it”, senza pensarci troppo, sarà una benedizione per qualcun altro.

Il problema però è che molto spesso tutti noi diventiamo come l’ultimo servo e ci facciamo bloccare dalla paura. Anche noi nascondiamo i nostri talenti e li nascondiamo sotto terra perché non sappiamo cosa il Signore vuole per noi. Poi va a finire che ci troviamo lì, fermi in preghiera, cercando di capire cosa fare che alla fine non facciamo nulla. Immobili perché non abbiamo indicazioni.

Anche i primi due servi della parabola non sapevano cosa fare, o meglio, non sapevano in cosa investire, ma lo hanno fatto lo stesso. Credo sia proprio lì il punto: non sempre il Signore ci parla perché sa che basta il desiderio di servire per portare frutto.

Ed è proprio questo voglio spingervi a fare: se avete desiderio di mettervi al servizio del Signore, ma non sapete come, iniziate con le piccole azioni come può essere pregare per i vostri fratelli, sorridere e incoraggiare chi vi sta accanto, senza pensarci troppo e senza aspettare che il Signore vi parli. Just do it. Poi, non vi preoccupate, che Dio vi parlerà e vi guiderà verso ciò per cui Gli servite per portare molto frutto.

Che Dio vi benedica.

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Angelo Moroni
Cristiano Errante

Code Monkey #Android per Bemind Interactive e ciarlatano digitale. (Aspirante) Scrittore e Filosofo. http://instagram.com/hooloovoochimi…