Persona 5 Tactica: il matrimonio e come crescere ti ammorbidisce

Fabio Di Felice
Panino al salame
Published in
7 min readNov 27, 2023

Ho sempre pensato di non volermi sposare. Nonostante abbia avuto attorno a me solo esempi di matrimoni felici, ho sempre pensato fosse una cosa ormai sorpassata. Anche un po’ superflua dal momento che tutti i passaggi che prima si conquistavano all’altare, oggi fanno parte della normale vita di coppia. E poi mi sono professato in lungo e in largo contrario al matrimonio come costrutto sociale, come imposizione di una società ipercattolica e bla bla bla. Poi qualcosa è cambiato. La cosa strana è che non saprei dirvi quando è successo. Un giorno ero convinto che non mi sarei mai sposato e il giorno dopo semplicemente non mi sembrava più un’idea così assurda.

In verità, e qui su Panino lo sapete che sono obbligato a dire solo la verità, un paio di cose sono successe per davvero. La prima è che tutti intorno a me cominciano a sposarsi, e da bravo essere umano medio quale sono funziono a processi imitativi; la seconda è che nell’ultimo anno io e Ilaria siamo andati ad abitare insieme in una casa più grande. E avere tanto spazio fisico a disposizione ha inciso molto anche sul mio spazio mentale.

Improvvisamente mi sono reso conto che un mucchio di cose che prima mi sembravano lontanissime erano dietro l’angolo. Come quando guardi qualcosa dallo specchietto retrovisore e ti sembra distante anni luce e invece ce l’hai praticamente accanto. D’un tratto ti rendi conto che tutti i tuoi “da grande” sono arrivati, o comunque stanno arrivando, e se non ti dai una mossa ti superano facendo il dito medio. È uno scenario che a dirla tutta mi spaventa, perché dentro e fuori resto sempre un post adolescente con le stesse passioni, lo stesso sguardo curioso sul mondo e gli stessi sogni. Ma quando guardo le candeline sulla torta — e ho dovuto farlo pochi giorni fa perché l’11 novembre è stato il mio compleanno — una sensazione di vuoto mi afferra le viscere.

Magari, Futa’, magari.

Da dove nascono questi pensieri fumosi sul matrimonio? In questi giorni sto giocando Persona 5 Tactica, che è uno spin-off della serie principale nel quale i Ladri Fantasma, come da tradizione, entrano nel cuore corrotto dei cattivi per combattere desideri e ingiustizie che li animano. Il primo “regno” appartiene a Marie, una donna ossessionata dal matrimonio perfetto e che, un po’ per indole, un po’ per perfezionismo, vuole eliminare ogni possibile minaccia alla sua cerimonia. In realtà il matrimonio è di convenienza, perché Marie vorrebbe conquistare lo status di Toshiro Kasukabe, lo sposo, giovane rampollo della politica giapponese. Nella costruzione narrativa, in generale molto più leggera nei toni rispetto al Persona 5 originale, si ritrovano tutti i cliché del matrimonio tipici delle fiction: per esempio lo sposo non ha voce in capitolo in nessuna delle scelte della cerimonia e la festa è invece contornata da tutta una serie di particolari apparentemente insignificanti per tutti tranne che per la sposa. Insomma, mentre si affronta Marie non è che il matrimonio, come istituzione, ci faccia proprio una bella figura.

Devo ammettere di aver trovato interessante questo scenario per diversi motivi. Il primo è a proposito delle considerazioni personali in apertura su come la mia idea di matrimonio stia cambiando in questi ultimi anni; l’altro, essendo Persona 5 Tactica un videogioco giapponese, riguarda la concezione che noi occidentali abbiamo dei rapporti di coppia dei giapponesi.

Marie in tutto il suo terribile splendore.

È universalmente noto che il Giappone sia un Paese con una forte crisi demografica e sappiamo anche dei problemi dei giapponesi a rapportarsi con gli altri e con la propria sessualità. Lo sappiamo perché ci arrivano notizie come quella del tipo che ha “sposato” l’avatar di Hatsune Miku, oppure come la ricerca secondo cui un quarto dei giapponesi sotto i 34 anni non hanno mai fatto sesso in vita loro.

Recentemente ho letto un articolo del The Guardian che riportava i dati di un questionario proposto dal National Institute of Population and Social Security di Tokyo, in cui una buona parte di giapponesi tra i 18 e i 34 anni dichiarava di non volersi sposare. Le motivazioni: non voler rinunciare alla propria libertà, l’instabilità del lavoro e la mancanza di sicurezza nel riuscire a prendersi cura di una famiglia, ma anche la volontà delle ragazze di avere un buon bilanciamento vita\lavoro senza la necessità di dedicare del tempo a un eventuale figlio. Per dirvi quanto sono cambiate le cose, solo il 7% degli uomini intervistati ha dichiarato di volere che la loro futura sposa se ne stia a casa a badare ai figli dopo il matrimonio. E non è che il Giappone sia un posto granché progressista… anzi.

Quando vuoi, Ann.

Leggere le dichiarazioni dei giapponesi mi ha colpito moltissimo, perché nonostante provengano da circa 9000 km di distanza e da una società immensamente diversa dalla nostra per cultura e retaggio storico, sono praticamente le stesse paure che ho io: lavoro in bilico, poco tempo libero, la paura di mettersi in gabbia e privarsi di alcune libertà. Il che mi fa sorridere, perché mi ricorda come, in fin dei conti, nonostante le siderali distanze fisiche e culturali che ci dividono, facciamo tutti i conti con le stesse paure. D’altro canto mi fa anche dubitare di una cosa: ma sarà che tutte ‘ste pare mentale che ci facciamo arrivano da quello che vediamo, leggiamo o giochiamo?

— piccolo inciso che non c’entra molto ma ormai sono intrippato con i numeri: nonostante tutto ciò che ho riportato sopra, pare che in proporzione in Giappone ci si sposi e si facciano molti più figli che in Italia. Per circa 120 milioni di giapponesi, nel 2021 si sono celebrati 501mila matrimoni; in Italia, per circa 60 milioni di abitanti, si sono celebrati 180mila matrimoni. Cioè il doppio dei giapponesi hanno celebrato quasi il triplo dei matrimoni italiani. Inoltre nel 2021 ci sono state 811mila nuove nascite in Giappone e 400mila in Italia. —

Ora, il fatto che in Persona 5 Tactica il “nemico” del primo regno sia il matrimonio, mi ha fatto pensare alla paura che un’intera generazione di scrittori giapponesi deve avere di questa istituzione sociale. Persona 5 è sempre stata la storia delle ombre che ci portiamo dentro per convenzione. Specialmente per quanto riguarda alcuni comportamenti come la corruzione, la violenza o l’accettazione incondizionata di certe condotte scorrette in frangenti sociali come la scuola, il lavoro o più in generale la vita in comunità.

Nel titolo originale si affrontano nemici che si sono macchiati di mobbing sul lavoro o di condotte iper competitive a scuola. Ogni aspetto del costrutto sociale è messo in discussione, esacerbando criticità di contesti che fanno parte della vita quotidiana di uno studente delle superiori in Giappone. In fin dei conti Persona 5 è un racconto universale sulle paure: la paura di essere vittime di bullismo, di subire soprusi dal capo al lavoro, di non essere mai abbastanza bravi o dell’esserlo troppo, di avere a che fare con un sistema giudiziario ingiusto, o di essere schiacciati dai debiti che accumuliamo, dalla brama di sesso, soldi o potere. Il pregio di Persona 5 è stato raccontarci quanto spesso siamo codardi nell’affrontare un destino gramo a testa china.

Il Castello delle Cerimonie made in Tokyo

È certamente vero che il matrimonio, in quanto pura istituzione, non viene attaccato in Persona 5 Tactica, anzi: le ragazze protagoniste affrontano l’ossessione di Marie con rabbia, e vogliono combattere un personaggio colpevole di aver macchiato un giorno così bello e romantico. I ragazzi invece fanno zitti e pippa, senza esprimere alcuna opinione in merito. Come se non competesse loro. Come se, per l’appunto, l’uomo fosse escluso dalla cerimonia. Di certo c’è però che nel titolo il matrimonio è un po’ figlio di una visione adolescenziale, che ovviamente è quella dei personaggi coinvolti, e che si riverbera anche nella scrittura degli autori che non fanno invece molto per dargli un altro risvolto. Più alto, o magari diverso.

In questo frangente quindi non ho potuto far altro che lasciarmi andare a due considerazioni. La prima è che i Ladri Fantasma continuano a essere personaggi meravigliosi. Voglio loro bene come fossero degli amici, e mi fanno tenerezza per la loro giovane età. Sono passato dal sentirmi parte del gruppo (perché Persona 5 originale è del 2017, sono trascorsi sei anni) a sentirmi un po’ mentore, quello che vorrebbe dar loro dei consigli. L’altra considerazione è che mi piacerebbe vederli crescere. Mi piacerebbe confrontarmi con le loro convinzioni di adulti, con il modo in cui irrimediabilmente hanno finito per modificare la loro concezione del mondo, dei rapporti, dell’amicizia. Vorrei vederli ammorbidirsi, come ho fatto io, riguardo a tante questioni. Ma forse la loro potenza deriva proprio dal restare puri, fedeli alla propria visione feroce e inflessibile di una società che non dovrebbe mortificarti. Con una forza morale così bruciante da poter cambiare il cuore dei cattivi.

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Fabio Di Felice
Panino al salame

Qualche giorno fa ho pensato “dovrei proprio cambiare la bio del profilo” e poi eccoci qua: non avevo idea di cosa scriverci.