World of Horror: il libro game di Junji Ito che non ti aspetti

Fabio Di Felice
Panino al salame
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6 min readOct 29, 2023

In questi giorni sono usciti due videogiochi che hanno scritto “FABIO” grosso in fronte. Uno è World of Horror, un titolo indie molto strano, fatto da una sola persona, che è stato in early access una vita e che cita (ma diciamo pure che copia) le atmosfere di Junji Ito, il mangaka horror più famoso al mondo. L’altro è Alan Wake 2, sequel di uno dei miei giochi preferiti di sempre, dal cui fascino sto provando a fuggire ma che so già che posata la penna virtuale una volta terminato questo articolo finirò inevitabilmente per comprare.

(nota da Fabio del futuro: tra la stesura della brutta di questo articolo e la scrittura qui su Panino, Ilaria me l’ha regalato per il compleanno. Per festeggiare vi linko di seguito un articolo lunghissimo che ho scritto anni fa sul rapporto tra Alan Wake e Twin Peaks).

Intanto, visto che c’è Halloween all’orizzonte, vi parlo volentieri di World of Horror sul quale ho già collezionato una mezza dozzina di ore, restando sorpreso più di una volta dai guizzi estetici e puramente meccanici del titolo.

World of Horror è un mezzo casino da raccontare: sulla carta è un’avventura testuale roguelike, ovvero un generatore semi casuale di storie dell’orrore basato su meccanismi che oscillano dal gioco di ruolo a turni fino al puzzle. Probabilmente non ci avete capito niente, facciamo così, vi descrivo una partita tipo.

Si inizia con il gioco che seleziona casualmente un personaggio, il nostro protagonista, e un dio malvagio, la nemesi da affrontare nella partita. La prima schermata rimanda immediatamente a una tavola del capolavoro di Ito, Uzumaki, con il nostro eroe che scruta dall’alto la cittadina giapponese di Shiokawa, teatro degli orrori che andremo ad affrontare.

Uzumaki sei tu?

I personaggi disponibili dovrebbero essere cinque. Io ho avuto modo di provarne tre, due ragazze e un ragazzo. Ognuno possiede dei bonus e dei malus unici. Per esempio una delle due ragazze aveva un talento naturale nel reclutare alleati ma subiva una penalità ai danni nel caso in cui non fosse accompagnata da almeno due persone. Anche il dio nemico ha un effetto unico sulla partita: alcuni rendono gli avversari più potenti, altri agiscono sul livello di sanità mentale dei personaggi, altri impediscono di utilizzare alcune meccaniche di recupero e così via.

L’hub centrale è l’appartamento del protagonista, dove si può scegliere di indagare su 5 misteri, anche quelli estratti casualmente da un pool di storie. Credo ce ne siano una ventina, quindi non moltissime, ma al loro interno ognuna ha delle variabili che la rendono se non unica abbastanza variegata. Ogni mistero risolto ci ricompensa con una chiave che apre il faro della città, dove ci aspetta il confronto finale con il dio malvagio.

Credo proprio che questi siano i possibili personaggi.

I 5 misteri sembrano i racconti brevi di Junji Ito: grotteschi, inquietanti, a volte anche sul filo del parodistico. Ogni caso è profondamente intriso di quel discomfort tipico dell’autore giapponese. Non vi aspettate che siano esplicitamente spaventosi, perché se avete letto le storie del mangaka saprete che la sensazione che si prova maggiormente è un senso di profonda inquietudine sospesa tra incubo e realtà. Una sensazione di disagio che è difficile da descrivere e da replicare e che forse ha a che fare più con la letteratura weird che con l’horror.

World of Horror nel suo piccolo riesce a replicare alla grande queste atmosfere, grazie alla qualità della scrittura e all’originalità delle storie: in una non riuscirete più a uscire dal vostro appartamento, ormai sigillato dall’interno (oh, sì, è proprio Silent Hill 4 e io sono andato in brodo di giuggiole); in un’altra vi troverete a indagare su un misterioso chiosco di ramen dove le persone non riescono a smettere di mangiare; un’altra ancora vi vede alla ricerca di una soluzione per un’epidemia sconosciuta che fa sprofondare le persone in un coma profondo. Una che mi è piaciuta moltissimo era ambientata alla veglia funebre di un vecchio zio che non ricordavo di avere e prevedeva un rituale di esorcismo e un omicidio di massa. Tutto è sempre molto criptico, mai esplicito, e questo contribuisce a dipingere uno scenario surreale.

Le schermate sono ricche di dettagli.

I singoli casi si risolvono nel giro di una mezz’ora, ma al loro interno nascondono moltissime possibilità di potenziarsi, raccogliere armi, oggetti, incantesimi o alleati utili per affrontare le situazioni di pericolo che inevitabilmente si presenteranno. Ogni ambientazione inoltre pescherà anch’essa da un pool di imprevisti, con risvolti che andranno a influenzare le statistiche, o che vi metteranno contro disgustosi nemici, vi costringeranno a spietati stat check o a sfide in cui possedere un certo oggetto o una certa skill può fare la differenza.

Si tratta di un sistema interessante e ben sviluppato, che vi pone sempre il dubbio se insistere nella crescita del personaggio rischiando di rimetterci la pelle, o correre diretti verso la soluzione del caso a scapito del potenziamento.

Guardi signora, ho lasciato il cane da solo a casa, devo proprio scappare.

Ogni caso ha diversi finali e ogni finale vi concede delle ricompense. Se perdete, amen, caput, bye bye, si ricomincia da capo. E il gioco è tutto qui, nascosto nelle piccole scelte che si prendono e nella build del personaggio che deciderete di costruire.

Trovate un poliziotto a terra, morto: vi fermate per cercare di prendergli la pistola o fuggite prima che qualcuno faccia la festa anche a voi?
Nei corridoi della scuola, di notte, una stranissima donna con gli occhi da pazza vi avvicina chiedendovi aiuto: decidete di ignorarla o siete così coraggiosi da sentirete cos’ha da dire?

Il tutto spesso si risolve con meccaniche originali e gustosamente incomprensibili, che vi invitano a sperimentare con un’interfaccia grafica non proprio cristallina. Per esempio c’è tutto un sistema per esorcizzare i fantasmi basato su battiti di mani e inchini ma il gioco non te lo spiega. Fa parte del suo fascino, indubbiamente, ma qualche specifica in più su un’interfaccia così carica non avrebbe guastato.

Un bel sorriso.

Stilisticamente World of Horror è un gioiello a metà tra le tavole di un manga e le vecchie avventure testuali, con la possibilità di mixare le palette cromatiche per esaltare i dettagli e mitigare l’immenso contrasto della pagina bianca, che su Switch OLED, dove lo sto giocando io, rischia di farti esplodere gli occhi come pop-corn istantanei nel microonde.

World of Horror è una lettera d’amore a un certo tipo di letteratura, a un certo tipo di lettore e a un certo tipo di giocatore. Mi rendo conto che il tutto riduce il tiro a una nicchia molto ristretta di persone, ma farà impazzire tutti quelli che sono cresciuti barando sulla tabella del destino, con la spada del sole nell’inventario nonostante non avessero letto il numero 1 di Lupo Solitario, e che hanno trascorso le serate tra i film di John Carpenter e i manga di Junji Ito.

Se il supporto a storie e avventure inedite sarà consistente, questo piccolo indie potrebbe diventare un meraviglioso scrigno degli incubi da aprire di tanto in tanto, per vedere in che brutta e assurda situazione finirà il nostro protagonista ancora una volta.

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Fabio Di Felice
Panino al salame

Qualche giorno fa ho pensato “dovrei proprio cambiare la bio del profilo” e poi eccoci qua: non avevo idea di cosa scriverci.