Menù a tema “Odio”

Game Happens
Papille: Una fettina di cultura al limone
14 min readSep 1, 2018

Oggi vi proponiamo un Menù speciale di Papille interamente dedicato al tema dell’odio in ogni sua forma.

Presentiamo un’offerta di gusti con molti ingredienti a lunga scadenza — ma sempre di alta qualità — che abbiamo ripescato per l’occasione dalla nostra dispensa. Una serata a tema, come nei migliori ristoranti.

Scegliete i titoli che più preferite, condividete gli spunti con le vostre amicizie e con le persone appena conosciute: provate a decostruire i messaggi e osservate l’impatto che avete sul micro-ecosistema che sta intorno a voi per combattere l’odio. E giocate per cambiare il mondo.

Buona lettura!

Primi Piatti

Assaggi dal mondo dei videogiochi: storie di critica, game design e sviluppo.

GamerGate — Prove generali per un odio globale

Una selezione di approfondimenti dedicati al #GamerGate per capire ciò che è successo nel 2014 e per conoscere gli effetti devastanti sull’industria dei videogiochi. Effetti che, oggi, escono dai confini del settore e si ripercuotono sulla politica internazionale, alimentando le stesse dinamiche di attacco organizzato proprie delle frange di estrema destra.

#GamerGate: è scoppiata la guerra tra i videogiocatori
Multiplayer.it, 19 ottobre 2014
Simone Tagliaferri dedica uno speciale alle radici e agli effetti del #GamerGate. Una lettura introduttiva per conosce il fenomeno.
[via @ilsignorm]

Ciò che il Gamergate avrebbe dovuto insegnarci sull’alt-right
The Guardian, 1 dicembre 2016
Matt Lees inquadra il #GamerGate come una fase di prova dei movimenti estremisti della destra xenofoba e misogina. Se fosse stato preso sul serio il fenomeno, avremmo avuto più strumenti di difesa nei confronti di Trump e del populismo razzista che permea l’Europa oggi.
Articolo in inglese.

Zoë Quinn racconta la propria storia
Polygon, 6 settembre 2017
Nella biografia Crash Override: How Gamergate (Nearly) Destroyed My Life, and How We Can Win the Fight Against Online Hate, la storia della sviluppatrice di videogiochi al centro dell’attacco misogino alle origini del #GamerGate.
Articolo in inglese.

Wolfenstein II: The New Colossus

Fin dal principio, Wolfenstein ha presentato uno scenario ucronico di vittoria dell’Asse nella Seconda Guerra Mondiale: i nazisti erano al potere — e rappresentavano nemici da combattere— già nel primo capitolo della serie (Castle Wolfenstein, 1981) e in Wolfenstein 3D (1992), titolo che ha reso popolare il genere degli sparatutto in prima persona. Ma cosa accade oggi, in uno scenario statunitense reazionario, quando si rappresenta il nazismo come un avversario?

Wolfenstein II nell’era di Trump
Bullet Points, 10 gennaio 2018
Partendo dall’analisi dell’estetica nazista fatta da Susan Sontag e passando dall’interpretazione di Hannah Arendt, Astrid B presenta una interessante rassegna cinematografica di lungometraggi sugli orrori dell’Olocausto e racconta le rappresentazioni visive all’interno di Wolfenstein II.
Articolo in inglese.

Wolfenstein 2 The New Colossus non parla di nazisti, ma di noi
Webtrek, 19 novembre 2017
Matteo Lupetti inquadra la recensione del gioco all’interno di un più ampio spettro socio-politico, riportando anche il fatto che la casa di produzione del gioco si sia dovuta difendere dagli attacchi dell’estrema destra statunitense.

Immaginari d’odio

Cuphead e lo spettro razzista dell’animazione di Fleischer
Unwinnable, 10 novembre 2017
Yussef Cole analizza la riconoscibile arte di Cuphead che omaggia l’animazione a cartoni animati degli anni Trenta. Quell’estetica però ha radici razziste: la rappresentazione dei personaggi di colore è caricaturale, fortemente negativa e fa uso di stereotipi socialmente pericolosi. Cosa significa riproporre oggi, a quasi un secolo di distanza, l’immutato immaginario di Max Fleischer e del primo Walt Disney?
Articolo in inglese.

Secondi Piatti

Non solo videogiochi: una selezione per soddisfare gli appetiti più vari.

Verbalizzare l’odio

La sensazione è che oggi non esistano quasi più verità assolute, ma solo narrazioni riviste delle suddette, rivendute al pubblico come infinite sfumature di verità potenziali, filtrate ad hoc per mettere a fuoco aspetti diversi di un avvenimento, a seconda delle necessità. Le concause che hanno portato a questa sostanziale e perpetua distorsione della percezione del quotidiano sono difficili da catalogare per intero, ma la trasformazione del linguaggio, il nostro veicolo di significato primario, è sicuramente tra queste. Quella che segue è una selezione di articoli per capire come siamo quasi arrivati a parlare il newspeak di Orwell, codificando l’odio come ironia e dipingendo l’ingiuria come opinione personale.

Il meccanismo del discredito
Internazionale, 25 luglio 2018
Annamaria Testa analizza come funziona il meccanismo del discredito, capace di fagocitare verità per restituire narrative di comodo a una velocità sorprendente.

Il meccanismo del discredito si espande e sembra impossibile da interrompere. Screditare è più facile che argomentare, ed è un’opzione non solo obbligata ma vincente quando non si hanno buoni argomenti.

— Annamaria Testa

Nascosto in bella vista: come l’alt-right sta usando l’ironia per diffondere il fascismo.
The Guardian, 23 maggio 2017
L’unico modo per sdoganare posizioni altrimenti insostenibili, prima di entrare nell’era della post-verità, era affidarle al contesto ironico e sarcastico, confezionandole come battuta sopra le righe, immettendole quindi nel discorso quotidiano così travestite: “è soltanto una goliardata”. Grazie anche alla diffusione capillare e inarrestabile dei meme, oggi tutto è lecito, percepito come estremizzazione postmoderna e, in quanto tale, innocua. In questo articolo ripercorriamo i passi compiuti dall’alt-right americana nel trasformare la sintassi dell’umorismo in un’arma virale.
Articolo in inglese.

L’arte del reale
The Baffler, giugno 2017
Un articolo esaustivo, lucido e trasversale che riesce a unire tutti i tasselli e mettere a fuoco il problema fin dal sottotitolo: disinformazione vs democrazia, è questa, infatti, la lotta tra i pesi massimi a cui stiamo assistendo.
Articolo in inglese

Il vero effetto, mi hanno detto gli attivisti russi, non era quello di fare il lavaggio del cervello ai lettori ma di travolgere i social media con un’ondata di contenuti falsi, instillando dubbi e paranoia e distruggendo la possibilità di utilizzare Internet come spazio democratico.

— Adrian Chen

Non possiamo riparare Internet
Kotaku, 20 agosto 2018
Gita Jackson ripercorre l’evoluzione delle comunità online, a partire dai primi anni duemila fino ad oggi. Da piattaforme di condivisione inclusive dove creatività e senso di appartenenza erano i denominatori comuni, le comunità online si sono in breve trasformate in antri oscuri dove sfogare repressione e odio, manipolando informazioni a proprio vantaggio e approfittando delle maglie larghe dall’anonimato in rete. L’analisi proposta esplicita come i perversi pattern comportamentali che affliggono da LiveJournal a Twitter si ripercuotano sulle dinamiche sociali della vita quotidiana.
Articolo in inglese.

Nella tempesta di merda
Wumingfoundation, 6 giugno 2018
Molto più che una semplice recensione, Franco ‘Bifo’ Berardi legge e commenta Kill all the Normies di Angela Nagle, arricchendo il discorso con una serie di link e riflessioni su tutti i temi toccati in origine dal libro: cultura memetica, ironia e cinismo, maschi beta e trasgressione nella sfera pubblica.

L’onda di risentimento aggressivo che ha travolto la democrazia deriva anzitutto dalle condizioni di impotenza politica e di impoverimento sociale, ma non si spiega pienamente se non come effetto della mutazione che investe il linguaggio, l’inconscio e l’autopercezione per l’illimitata intensificazione dell’infostimolazione e dell’infosimulazione.

— Franco ‘Bifo’ Berardi

BlacKkKlansman mostra come i suprematisti bianchi trasformano la lingua in un’arma
Electric Literature, 16 agosto 2018
Partendo dal nuovo film di Spike Lee, Naomi Elias analizza la retorica del Ku Klux Klan che, attraverso un processo di ristrutturazione linguistica, passa dal definirsi “il klan” a “l’organizzazione”, così come David Duke da “grande mago” diventa “direttore nazionale”. Con riferimenti all’attualità e al termine ombrello “alt-right”, viene mostrato il ruolo del linguaggio come arma della post-verità al servizio di ideali e atti razzisti dell’estrema destra.
Articolo in inglese.

“Controsenso in tangenziale, andiamo a nomadare”
Che Fare, 19 giugno 2018
In una società che sceglie come bussola il senso comune, la svalutazione del sapere è tristemente una costante. Claudio Paolucci analizza cosa si nasconde dietro al verbo, fresco di conio, “nomadare”: molto più che un semplice neologismo, nomadare trascina con sé una valanga di errori cognitivi e l’incapacità di adattare il sapere all’evolversi delle situazioni. Quando l’antilingua di Calvino si fonde con la neolingua di Orwell.

Incels
ContraPoints, 17 agosto 2018
Sincrasi dei termini “Involuntary” e “Celibacy”, Incel è una comunità di uomini eterosessuali che si autodefiniscono celibi per colpa delle donne che non sono interessate a loro. La colpa, l’odio, la violenza sono il minimo comune denominatore di un oscuro angolo della Rete. Il video presenta un’analisi del vocabolario utilizzato dagli Incel, come il vocabolo “femoid”, usato per deumanizzare le donne, che si affianca ai termini misogini di uso comune.
Video in inglese. [via
@molleindustria]

Credits: Liberty Maniacs

Non riesco a immaginare uno scrittore o scrittrice che stia lavorando oggi su un libro in cui non ci sia violenza, in cui non ci sia misoginia, in cui non ci sia razzismo, in cui non ci sia xenofobia, in cui non ci sia una perversione della fede. Penso sia impossibile per chiunque guardarsi attorno e ignorare quello che sta accadendo.

David Joy

Siti, account e bot: il network internazionale che sostiene Salvini
SkyTG24, 1 marzo 2018
Articolo di approfondimento, dizionario dei termini, video con infografica: ecco uno sguardo completo sugli strumenti che hanno fatto crescere e continuano a sostenere oggi Salvini attraverso una rete internazionale di bot, troll pagati per indirizzare l’opinione pubblica e meme solo all’apparenza innocui.

Dear White People è perfetto per questo periodo, ma anche universale
The Atlantic, 5 maggio 2018
Una seconda stagione che supera le aspettative, secondo Sophie Gilbert, e noi non possiamo che concordare. Si parla di trolling, dell’impatto emotivo di chi subisce continuamente insulti e minacce, ma in primo luogo si parla di alt-right.
Articolo in inglese.

“selective focus photography of girl wearing striped collared top” by Duangphorn Wiriya on Unsplash

Doppio Standard
99% Invisible, 28 agosto 2018
Le radici controverse (e razziste) della blefaroplastica effettuata sulle persone asiatiche, una procedura di chirurgia estetica per creare una piega nella palpebra superiore e rendere l’occhio più occidentale.
Oggi però le motivazioni sono cambiate, in particolare per quanto riguarda la Korea del Sud che ha ricostruito la propria economia anche grazie all’industria della bellezza e della chiurgia plastica. La blefaroplastica è un intervento comune e poco invasivo, soprattutto considerando il fatto che una donna su tre tra i 19 e i 29 anni si sottopone alla chiururgia per soddisfare le aspettative della società coreana. In ogni caso, che si decida di fare o di non fare alcuna procedura, il viso asiatico è sempre oggetto di scrutinio e di giudizio.
Articolo e podcast in inglese.

Il divieto sulla tuta indossata da Serena Williams rivela come il tennis non riesca a superare le proprie radici elitarie
Vox, 28 agosto 2018
Un paio di settimane fa, il presidente della Federazione Francese di Tennis Bernard Giudicelli ha definito irrispettosa una tuta indossata da Serena Williams. Nadra Nittle ripercorre la storia delle divise da tennis dall’era Vittoriana a oggi, notando il carattere classista, sessista e razzista che contraddistingue uno sport rivolto e guidato da uomini bianchi.
Articolo in inglese.

“red, white, and green surface” by Bogdan Karlenko on Unsplash

Dolci

Buone notizie per sollevare l’umore servite a fine pasto.

Siamo ciò che vediamo (We Become What We Behold, a Post-Mortem)
Nicky Case blog, 12 novembre 2017
All’indomani delle elezioni americane che hanno consacrato Trump come Presidente degli Stati Uniti, dopo una campagna elettorale al vetriolo, fatta di bassezze, soprannomi ingloriosi e fake news, Nicky Case lancia We Become What We Behold, un gioco tanto breve quanto incisivo, necessario per capire al giorno d’oggi quanto una condivisione affrettata di una notizia su un qualsiasi social media possa essere deleteria per l’intera comunità di cui facciamo parte. Quelli esplorati da Nicky sono meccanismi autoalimentati di sovraesposizione e iperproduzione mediatica, circoli viziosi che si focalizzano sulle manifestazioni di odio estremo, piuttosto che di compassione: l’amore, oggi, non fa notizia. Il messaggio contenuto nel gioco, però, è chiaro e positivo: ogni persona può fare la differenza, basta essere consapevoli del proprio ruolo di ingranaggio e agire di conseguenza. Era il 12 novembre 2016 e, a distanza di quasi due anni da allora, WBWWB è, se possibile, ancora più indispensabile.
Fatevi un regalo: giocatelo e fatelo giocare, è gratis. E anche in italiano, tradotto da noi di Game Happens.

Siamo ciò che vediamo (We Become What We Behold) di
Nicky Case

Bury me, my Love: i videogiochi per contrastare la retorica dell’estrema destra
gameindustry.biz, 15 novembre 2017
Prendi il telefono e apri Whatsapp, o Telegram, o Signal. Ti stai preoccupando perché sono due giorni che non la senti. Sai benissimo che sta risparmiando la batteria, almeno finché non trova un luogo sicuro dove può ricaricare il telefono. E ora dovrebbe essere ancora in quel buco nero del Mediterraneo.
Bury me, my Love è un gioco che dimostra come la parola “gioco” possa veicolare attualità, politica, cultura, empatia, rivoluzione e riflessione. È un gioco per tutti: non solo rivolto a tutti, ma è un regalo per chiunque cerchi l’umanità. Lo trovate anche in italiano su iOS e Android,
Articolo in inglese.

Il nostro è un gioco con un messaggio politico, ma il messaggio è che i migranti sono persone, e questo non dovrebbe essere considerato come una presa di posizione politica, ma una presa di posizione umana.

— Florent Maurin

“group of people rallying” by J-S Romeo on Unsplash

Not Tonight di PanicBarn
Uno scenario post-apocalittico in cui il disastro non è rappresentato da zombie o guerre termonucleari, ma dall’applicazione della Brexit. In questa distopia politica, il tuo personaggio ha origini europee e vive in modo relegato rispetto alla società inglese. L’odio rivolto agli europei è tangibile, la tua vita è a malapena sopravvivenza. Il tuo lavoro è quello di buttafuori di un club e ogni sera, prima dell’inizio del tuo turno, ti vengono date le direttive su chi può entrare e chi no: solo maggiorenni, attenzione ai documenti falsificati o scaduti, attenzione alla provenienza. Uno stato di controllo terribilmente vicino alla realtà, non solo inglese.
Informazioni e gioco in inglese.

Consigliati dalla cucina

Un’aggiunta di sapore con i nostri titoli preferiti: graphic novel, cinema, letteratura, saggistica, riviste e podcast.

Days of Hate di Aleš Kot, disegni di Danijel Zezelj
Image Comics, 2018
Una graphic novel in 12 numeri ambientata nell’America del 2022, con riferimenti più o meno espliciti del calibro di Hannah Arendt (La banalità del male) e Jean-Pierre Melville (L’armata degli eroi), Days of Hate descrive una realtà distopica in cui lo stato suprematista bianco detta legge. Una storia che cristallizza gli incubi ricorrenti degli ultimi cento anni, raccontata da un autore che è cresciuto in Repubblica Ceca durante la rivoluzione, e che sceglie di narrare il lato oscuro del nostro presente.
Informazioni in inglese.

  • Cerco schemi
    The Comics Journal, 31 gennaio 2018
    Tucker Stone intervista Aleš Kos: un approfondimento sulla sua visione generale degli eventi contemporanei come artista, su cosa lo ha spinto a scrivere Days of Hate e quali sono i temi trattati nei 12 numeri che lo compongono.
    Articolo in inglese.

Lupi bianchi. Rapporto sul terrorismo neonazista in Europa di David Schraven, disegni di Jan Feindt
BeccoGiallo, 2018
Il giornalista tedesco David Schraven racconta l’inchiesta su un gruppo nazista. Un gruppo che ha le proprie fondamenta ideologiche nel libro The Turner Diaries, titolo esplicitamente razzista e antisemita. Questo reportage documentaristico racconta nella forma di romanzo grafico la violenza contemporanea, compresi i rapporti internazionali con gli altri gruppi di estrema destra.
Informazioni in inglese.

Credits: BeccoGiallo

American Hate: Survivors Speak Out
NPR Books, 7 agosto 2018
Una raccolta di testimonianze personali su cosa significa essere oggetto dell’odio quotidiano in un’America socialmente devastata e politicamente inetta. Un viaggio tra le umiliazioni, le ferite, il terrore, le discriminazioni, il bullismo e la morte di chi oggi subisce la violenza fisica e psicologica.
Informazioni in inglese.

Alt-Right
Pluto Press, aprile 2018
Mike Wendling dedica un intero libro all’analisi dettagliata del fenomeno alt-right: dalla sua formazione, ai canali che usa per diffondersi, dalle sue più profonde idiosincrasie, alle sue peggiori manifestazioni violente. Una mappatura certosina per orientarsi e almeno cercare di capire le forti correnti suprematiste che soffiano dall’America, mantenendo le dovute distanze di sicurezza.
Informazioni in inglese.

Europe’s Fault Lines
Verso, dicembre 2017
Liz Fekete ha raccolto per più di un ventennio dati sui movimenti di estrema destra europei: testimonia l’ascesa del populismo, le prime naturali forme di resistenza e traccia i contorni della nuova destra fondata sulla guerra al terrore. Sullo sfondo, il Regno Unito e Brexit, gli Stati Uniti e Trump. Questo libro prova a rispondere all’annosa domanda: come siamo arrivati fin qui?

Per 25 anni, Liz Fekete ha monitorato senza sosta l’estrema destra europea, mentre i leader del continente sceglievano di guardare altrove. Oggi che finalmente l’estremismo di destra è riconosciuto globalmente come una minaccia fondamentale per il futuro dell’Europa, la sua accusa nei confronti di coloro che hanno permesso, amplificato e favorito l’ascesa dell’estrema destra è un contributo imprescindibile per la difesa dei valori democratici.

— Arun Kundani

Kinder Menu

Pietanze dal contenuto educativo per appetiti giovani.

Attentat 1942
Un videogioco che esplora i fatti avvenuti nel 1942 nella Praga occupata dai nazisti, immediatamente dopo l’assassinio di Reinhard Heydrich, ufficiale delle SS. Ricco di materiale storico originale, come foto e video d’epoca, il gioco affianca la storia immaginaria dei suoi protagonisti alla ricostruzione fedele e quasi documentaristica degli orrori della repressione nazista, raccontata attraverso gli occhi dei sopravvissuti. Nel 2018, nel contesto dei premi conferiti da Games for Change, Attentat 1942 ha ricevuto quello di miglior gioco educativo. Grazie alla quantità di documenti storici che contiene, raccolti in una comoda enciclopedia consultabile in qualsiasi momento per approfondire avvenimenti, figure storiche o oggetti quotidiani di particolare rilievo, può essere infatti considerato un’ottima fonte di materiale didattico.
Informazioni in inglese.

1979 Revolution: Black Friday
Una pagina di storia forse poco nota in Italia, il venerdì nero della rivoluzione iraniana del 1979 viene raccontato in questo videogioco attraverso gli occhi — e la lente — del protagonista, un giovane fotoreporter tornato in Iran per documentare il fermento in atto. Scritto da Navid Khonsari, iraniano scappato in Canada proprio durante la rivoluzione, 1979 Revolution è stato bandito dal governo iraniano ancor prima di essere pubblicato, con l’accusa di contenere una versione degli eventi falsa e distorta. La ricostruzione storica è stata fatta sulla base di fotografie scattate da fotografi internazionali durante la rivoluzione, testimonianze di sopravvissuti e documentari. La volontà di portare in scena una delle pagine più sanguinose della storia dell’Iran in forma di videogioco ha come scopo preciso quella di mettere la persona che gioca nei panni dei protagonisti, e far quindi pesare emotivamente ogni scelta compiuta all’interno del gioco.
Informazioni in inglese.

Il fascismo eterno
La nave di Teseo, 2017
Pronunciato in versione inglese alla Columbia University il 25 aprile del 1995 per celebrare la liberazione dell’Europa, e indirizzato originariamente a un pubblico di studenti americani, Il fascismo eterno è la profezia più inquietante e realistica che Eco abbia mai formulato. In quattordici punti sono elencate le caratteristiche di quello che Eco chiama l’Ur-Fascismo o fascismo eterno, un fascismo strisciante, silente, costantemente pronto a tornare tra noi: basta che una sola delle condizioni elencate si manifesti in una qualsiasi società perché una ‘nebulosa fascista si coaguli’. Tra le fonti teoretiche della (allora) nuova destra italiana, Eco cita Julius Evola: questo dettaglio assume particolare spessore quando, a distanza di anni, governi e nazioni, lo stesso nome torna a fare capolino nei discorsi pubblici e sulle scrivanie virtuali di due delle menti più discusse e pericolose dell’alt-right americana, Richard Spencer e Steve Bannon. Se questo non dovesse bastare, oltre alla pletora di preoccupanti similitudini tra i punti descritti e i sintomi manifestati dal nostro presente, la condizione numero tredici è forse quella che meglio fotografa l’attimo in cui ci troviamo, e si colloca in linea con gli articoli fin qui raccolti: “nel nostro futuro si profila un populismo qualitativo TV o Internet, in cui la risposta emotiva di un gruppo selezionato di cittadini può venire presentata e accettata come la ‘voce del popolo’”. Una lettura imprescindibile per saper chiamare le cose con il giusto nome. Gratis in inglese.

Ovetto sorpresa

Curiosità impreviste.

Cliccami.

Grazie per aver banchettato con noi. Se volete inviarci un buono per una blefaroplastica, una manciata di scatti d’ira o qualche nazista da combattere, potete scrivere a: papille@gamehappens.com

Al momento della pubblicazione di questo menù, nella nostra dispensa sono catalogati 409 titoli di videogiochi, sono collezionate 268 fonti, e sono monitorati 1424 account Twitter.

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Game Happens
Papille: Una fettina di cultura al limone

Game Happens is a nonprofit cultural association based in Genova (Italy) focused on the impact of games. #gamehappens