Zvonimir
Parkinson a Porte Aperte
3 min readMay 16, 2021

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Photo by LOGAN WEAVER on Unsplas

Alla scoperta dell’allenamento funzionale

L’allenamento funzionale è la forma di allenamento che riprende i movimenti naturali e abituali del corpo sollecitando ogni reparto muscolare a ripensare e eseguire correttamente e nel migliore dei modi il movimento stesso. Si basa sull’esecuzione di esercizi spesso multi articolari a corpo libero o con l’aiuto di qualche strumento.

La sua diffusione degli ultimi tempi sembra non trovare mai fine ed il perché è molto semplice: l’allenamento funzionale è perfetto per migliorare la coordinazione, l’agilità del corpo ma soprattutto abilita, riabilita e perfeziona la mobilità del paziente/atleta.

Inizialmente praticato dagli sportivi agonistici nella programmazione per la preparazione atletica, è successivamente divenuto parte integrante degli allenamenti di tutti gli atleti che vogliono migliorare le loro prestazioni e guadagnare elasticità e fluidità nei movimenti.

Uno degli aspetti più importanti, la relazione con l’ambiente

Per migliorare realmente le capacità fisiche nell’ambiente che ci circonda è indispensabile eseguire esercizi che simulano questa condizione, ponendo il focus sull’intero corpo che si allena, senza utilizzare macchinari che accompagnano il movimento e abbandonando gli esercizi di isolamento, ma sviluppando gesti che impegnano il corpo nel suo insieme e che sono in grado di attivare diverse catene cinetiche sinergicamente, senza il supporto di alcun strumento meccanico. L’allenamento funzionale si basa appunto su questi principi, quindi prevede l’esecuzione di esercizi a corpo libero che attivano l’intero organismo e non soltanto alcuni muscoli. Solamente con esercizi di questa natura è possibile migliorare quelle capacità del corpo che permettono di interagire con l’ambiente che ci circonda.

L’allenamento funzionale è riabilitativo?

L’allenamento funzionale nasce in ambito riabilitativo, da osservazioni e ricerche effettuate agli inizi degli anni ’90 negli Stati Uniti e in Australia (3). Queste ricerche hanno il loro principio in un concetto chiave: tornare alla corretta esecuzione dei movimenti fondamentali dell’uomo come: rotolarsi, accovacciarsi, tirar , spingere, allungarsi in affondo, piegarsi, girarsi, spostarsi (4). Tali movimenti si combinano tra loro per consentire l’esecuzione di tutte le funzioni corporee; ad esempio sollevare o trasportare oggetti, sono movimenti complessi o anche detti multi articolari ottenuti dalla combinazione di più movimenti fondamentali, che coinvolgono un numero importante di articolazioni, avvengono su più piani e a diverse velocità angolari (3–4) . Essendo movimenti naturali si riesce a spiegare bene il motivo dell’attenzione riservata dalla corteccia cerebrale e la necessità di un’attivazione fisiologica e globale durante il gesto. Il movimento avviene grazie alla corretta contrazione dei muscoli che lavorano organizzati in catene cinetiche, meglio definirle fisiologiche(5), e alla stabilizzazione fondamentale del core (6–7). Risulta indispensabile sottolineare l’importanza dei timing attivatori e della qualità del movimento; la sequenza di attivazione dei muscoli e l’intensità della loro contrazione devono essere adeguate al compito da svolgere (1–2). Non ultima bisogna considerare la necessità di coordinare in maniera ottimale tutte queste afferenze per trasformarle in comandi finalizzati a gestire tutte le funzioni precedentemente descritte. Questo richiede una ottimale percezione del proprio corpo.

Bibliografia

1 Sahrmann S.A. Diagnosis and treatment of movement impairment syndromes. Mosby Elsevier, 2002

2 Comerford M.J., Mottram S.L. Movement and stability dysfunction — contemporary developments. Manual Therapy 6: 15–26, 2001.

3 Andorlini A. Introduzione all’allenamento funzionale. Scienza e Sport N°10 2011

4 Boyle M. Functional Training for Sports. Champaign, IL: Human Kinetics; 2003.

5 Busquet L. Le catene muscolari. Editore Marrapese Roma, 1993

6 Cook G. Athletic Body in Balance. Champaign, IL: Human Kinetics; 2003.

7 Juluru J, Mcgill S. Intra-abdominal Pressure Mechanism for Stabilizing the Lumbar Spine. Journal of Biomechanics 32 (1999) 13–17.

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