L’Esercizio Bioenergetico e il Parkinson

Come dare leggerezza nutriente alla propria vita

Rosaria Perini
Parkinson a Porte Aperte
10 min readMay 16, 2021

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bioenergetica per la consapevolezza corporea ed emotiva. grazie agli esercizi fisici proposti in un certo modo, può essere un aiuto nel supporto agli ammalati di Parkinson e ai caregiver

di Rosaria Perini

(Counselor a mediazione corporea con indirizzo bioenergetico, conduttrice di classi di esercizi bioenergetici, Focusing trainer e operatrice Shiatsu)

A chi?

Questo articolo è rivolto a tutte le persone che hanno a che fare con il Parkinson: a chi ne soffre, a chi assiste, a chi supporta con la riabilitazione.

E, comunque, a tutti coloro che sentono bisogno di leggerezza, di cambiamento o di trovare strategie diverse da tutte quelle fino ad ora sperimentate per superare i momenti difficili.

Queste pagine mi sgorgano dal cuore e, scrivendo questo articolo, voglio condividere la mia esperienza come professionista nella relazione d’aiuto e come caregiver.

Quando ho cominciato la mia formazione come counselor bioenergetico e poi ho continuato a scegliere l’approfondimento di pratiche e discipline che si basavano sulla conoscenza e la consapevolezza corporea (Focusing e Shiatsu), non immaginavo quanto un giorno avrei trovato prezioso e indispensabile questo approccio!

Saper osservare e ascoltare il corpo, che sia quello mio o di un’altra persona, mi aiuta a entrare in relazione empatica e non giudicante con gli altri senza perdere di vista me stessa.

Nella relazione d’aiuto questo atteggiamento è fondamentale per la mia autoregolazione e per far sentire la persona accolta per quello che è, permettendole di entrare in contatto con il suo universo con serenità e fiducia.

Come caregiver familiare vivo la situazione difficile di ogni persona che assiste un suo caro nelle difficoltà create da una malattia. Devo far fronte a situazioni complicate e pressanti dove vedo annullate tutte le mie esigenze per dare la priorità a quelle di chi è obbligato a convivere con la propria patologia.

Questo mi costa, più di quanto non immaginassi, in termini energetici e di equilibrio psicofisico e, in certi momenti, mi sembra di vivere in una prigione senza vie d’uscita…

Ma mi sono resa conto che anche chi ha bisogno del mio aiuto è in una “gabbia” che ha costruito negli anni.

Le sbarre sono i blocchi fisici che non permettono al corpo di rispondere a ciò che gli si chiede di fare, ma sono anche tutte quelle emozioni che non hanno trovato in passato e non trovano neanche ora la strada dell’espressione libera e che, oggi, si traducono nella frustrazione e nell’alibi del non poter fare.

Come Alexander Lowen dice:

“Quando il corpo perde parte della sua vivacità, ad esempio quando siete esausti, tendete a ritirarvi dal mondo. La malattia ha lo stesso effetto, induce l’individuo a ritirarsi in se stesso.”[1]

In questa affermazione vedo descritta la situazione dell’ammalato e quella di chi lo assiste e lo accompagna. Convivere con la malattia leva leggerezza alla vita.

Nelle pagine che seguiranno tenterò di spiegare come, grazie alla bioenergetica, è possibile trovare una via d’uscita alla disperazione che può tormentare sia l’ammalato sia chi lo aiuta.

Spiegazioni

Come spiegare, con le parole, cos’è la Bioenergetica a chi non ne ha mai sentito parlare? È una cosa difficilissima perché è necessario riferirsi all’esperienza corporea che, in quanto tale, è diversa per ognuno di noi.

Quindi, pur leggendo tutti i libri di Alexander Lowen, il teorico della Bioenergetica, è necessario imparare a “percepire il sentire del corpo” prima di poter entrare nel merito del principio fondamentale su cui tutto si basa e cioè quello dell’identità funzionale tra mente e corpo che Lowen spiega così:

ʺ(…) quello che succede nella mente riflette quello che succede nel corpo e viceversa. (…) al livello dell’inconscio, sia pensare che sentire sono condizionati da fattori energeticiʺ[2].

Affinché sia più chiara questa citazione proviamo a fare, adesso, una piccola esperienza di ricognizione corporea portando l’attenzione prima ai piedi, poi alle caviglie, ai polpacci e saliamo sempre più su fino ad arrivare al centro della testa.

Facendo ciò incontriamo, riconosciamo e ringraziamo tutti i nostri “distretti corporei” e immaginiamo di portare il nostro respiro proprio lì dove è arrivata la nostra attenzione e chiediamoci: “Come sta, ora, il mio corpo? Come sta, ora, il mio respiro? Come mi sento IO mentre faccio questo? ”.

Prendiamoci tutto il tempo necessario per aspettare le risposte del corpo, accogliendolo e ringraziandolo per il lavoro che fa per noi e evitiamo ogni giudizio per quello che percepiamo, perché ciò che può arrivarci potrebbe essere molto di più che una sensazione fisica.

Questo esercizio è semplicissimo perché è naturale ma, allo stesso tempo, difficilissimo perché la maggior parte di noi non è più abituata ad ascoltarsi fisicamente in questo modo e a respirare profondamente. Molto spesso troviamo difficile “stare con quello che c’è”.

Grazie alla conduzione di classi di movimento bioenergetico “alleno” le persone a fare proprio questo, a essere accoglienti con quello che incontriamo e a riconoscere il sentire emotivo che può emergere.

Sono convinta che nel corpo, purché lo si sappia ascoltare, ci sono tutte le risposte di cui abbiamo bisogno e questi “allenamenti” sono necessari per promuovere la salute e il ben-essere personale.

Che cosa è la bioenergetica?

È un approccio analitico che nasce negli anni ’50 grazie a Alexander Lowen che così la descrive:

“La bioenergetica è un modo di comprendere la personalità in termini dei suoi processi energetici. Questi processi, cioè la produzione di energia attraverso la respirazione e il metabolismo e la scarica di energia nel movimento, sono le funzioni basilari della vita. La quantità di energia di cui si dispone e l’uso che se ne fa determinano il modo in cui si risponde alle situazioni della vita. Ovviamente le si affronta con più efficacia se si dispone di più energia da tradurre liberamente nel movimento e nell’espressione.

La bioenergetica è anche una forma di terapia che associa il lavoro sul corpo con quello sulla mente per aiutare le persone a risolvere i propri problemi emotivi e realizzare in misura più ampia il proprio potenziale di provare piacere e gioia di vivere “[3].

Mi sono innamorata di Lowen e grazie a lui ho cominciato a considerare il corpo come una specie di libro dove si può leggere, attraverso le posture e gli atteggiamenti corporei, tutta la storia emotiva di una persona e questa storia si può raccontare in termini energetici. Come già accennato in presenza di blocchi fisici, tensioni e rigidità ci sono anche emozioni intrappolate, quindi inespresse, e lo squilibrio energetico che ne consegue.

Quando si altera il livello energetico in un organismo?

Ogni essere vivente, per mantenersi in vita, cerca il proprio piacere evitando il dolore e impiega l’energia di cui dispone per soddisfare i propri bisogni e stare bene.

Ma quando l’ambiente esterno ostacola questa tendenza naturale e oppone dei NO, parte di questa energia è impiegata per non sentire il dolore, il disagio, la rabbia, la tristezza, la paura e tanto altro dovuti alla non soddisfazione del bisogno e rimane bloccata nella parte del corpo che si è contratta. Il livello energetico complessivo del corpo, di conseguenza, si abbassa.

Quando i NO si ripetono le tensioni si cronicizzano e i blocchi, con tutto ciò che racchiudono, possono diventare molto “severi” e generare la malattia.

Lowen individua nella terapia bioenergetica e negli esercizi bioenergetici gli strumenti necessari per liberare il corpo, la mente e l’energia intrappolata in questi blocchi.

Che cosa è l’esercizio bioenergetico

L’esercizio di bioenergetica è una pratica utile per contattare e sciogliere i blocchi fisici che molto spesso sono presenti da così tanto tempo che nemmeno ci accorgiamo di averli. Allentare la tensione permette di liberare l’emozione inespressa e con essa l’energia rimasta intrappolata affinché possa fluire più libera.

Alexander Lowen ne spiega così l’efficacia:

“Gli esercizi intendono aiutare chi li pratica a entrare in contatto con le proprie tensioni e a rilasciarle tramite movimenti appropriati. (…) Vengono eseguiti in sedute terapeutiche, in corsi di esercizi e a casa. Le persone che praticano questi esercizi riferiscono di averne ricavato beneficio da punto di vista dell’energia, dello stato d’animo e dell’efficienza nel lavoro”[4]

Una classe di esercizi è un luogo sicuro dove il conduttore aiuta le persone, nel rispetto dei tempi e delle modalità di ognuno, a esplorare il proprio corpo accogliendolo nelle difficoltà.

Tutto questo è possibile se portiamo l’attenzione alla respirazione per come è, senza forzare nulla, ascoltando il flusso dell’aria che entra e che esce… quest’aria si muove nel corpo e ce ne dà consapevolezza, è il primo passo per sentire dove stiamo e come ci stiamo.

Questo è il Grounding che Lowen ci descrive così:

“La sensazione del contatto tra i piedi e il terreno è conosciuta in bioenergetica come ‘grounding’ (…) avere ‘grounding’ è un altro modo per dire che una persona ha i piedi per terra. Può essere anche usato per significare che una persona sa dove è e perciò sa chi è. Quando ha i piedi per terra una persona ha ‘la sua posizione’ cioè è ‘qualcuno’. In un senso più ampio, il ‘grounding’ rappresenta il contatto dell’individuo con le realtà base della sua esistenza. Egli è radicato nella terra, identificato nel proprio corpo, consapevole della propria sessualità, è teso verso il piacere. Queste qualità mancano alla persona che vive ‘tra le nuvole’ o tutta nella testa, anziché nei piedi” [5].

Il Grounding è la percezione dell’esperienza che facciamo. I bambini hanno grounding, usano istintivamente tutti i loro sensi (che non sono solo cinque) per conoscere il mondo e si affidano al loro corpo per sentire ciò che è buono o meno per loro. Perché “il corpo non mente”!

Nell’esecuzione dell’esercizio è fondamentale usare la voce, perché ci permette di esprimerci. È necessario usarla come fa un bambino che non sa parlare e che comunque si fa capire con il pianto, con il riso, oppure con suoni vari che arrivano chiari a chi sa ascoltarli. Quindi si tratta dell’emissione di un suono vocalizzato, non articolato in parole (altrimenti entrerebbe in ballo la razionalità).

All’inizio sembra una cosa quasi impossibile da attuare perché entrano in ballo tutti i condizionamenti culturali e sociali con i quali siamo cresciuti e che ci impediscono di lasciar andare questa voce istintiva che è molto intima.

Ma quando finalmente ci arrendiamo al corpo e lasciamo andare questo suono “primordiale” il beneficio che arriva è molto più forte e grande delle resistenze iniziali! Quando “diamo voce” all’emozione, la tensione fisica si scioglie più rapidamente.

L’Esercizio di Bioenergetica e i suoi effetti.

Prima di parlare degli effetti voglio citare una raccomandazione di Lowen:

“Desideriamo stabilire chiaramente per prima cosa che questi esercizi non sono un sostituto della terapia. Essi non potranno risolvere profondi problemi emotivi, per cui generalmente si richiede un intervento terapeutico competente. (…) Ma, che siate in terapia o no, l’eseguirli regolarmente vi aiuterà in modo notevole ad accrescere la vostra vitalità e la vostra capacità di provare piacere”.[6]

Il movimento fatto con “criteri bioenergetici” ci permette di entrare in contatto con il corpo e il suo sentire in modo genuino, rispettoso, accogliente, rilassante, costruttivo… energizzante!

Possiamo risvegliare una memoria corporea antica, perché possiamo entrare in contatto con abilità che abbiamo sempre avuto ma che abbiamo perso di vista per i vari condizionamenti affettivi, culturali e sociali.

Possiamo re-imparare ad ascoltarci diversamente e, di conseguenza, possiamo rispettare i nostri ritmi, riconoscere la nostra energia e esprimerci nell’accoglienza di noi stessi e degli altri ma ci accorgeremo di poter porre anche dei limiti se necessari.

Questo lavoro dà potere alla persona che, grazie al grounding, impara quanto è importante la consapevolezza corporea, emozionale ed energetica.

L’esercizio bioenergetico è, quindi, un “allenamento” per dare corpo alle emozioni e per prenderci cura di noi in autonomia.

Conclusioni

Ho cominciato questo articolo parlando della mia esperienza di caregiver familiare e vorrei riprenderla alla luce degli effetti che ho potuto apprezzare grazie alla Bioenergetica sia per quanto riguarda me che la persona da me assistita.

Praticare gli esercizi di bioenergetica mi… alleggerisce! La prigione senza vie d’uscita di cui ho parlato all’inizio sembra non esistere più.

Ho modo di “buttar fuori”, senza far male a nessuno, quello che dentro sembra avvelenarmi. È complesso spiegare come ci si sente dopo queste pratiche, perché ognuno ne vive gli effetti in modo diverso e ogni volta in maniera nuova e inaspettata. Sicuramente quel che sento come tossico riesco a non farlo ristagnare dentro di me… e mi riossigeno.

Sono rimasta positivamente meravigliata quando la persona cara di cui mi occupo mi ha chiesto spontaneamente di essere accompagnata con esercizi bioenergetici che abbiamo condiviso con i due badanti che stanno con noi.

In generale poter condividere questa esperienza con altre persone porta a una complicità rilassante, divertente e stimolante. Il rispetto che ognuno è tenuto a dare a se stesso tenendo conto degli altri crea scambio nutriente di energia e… amore.

Condividere lo spazio di una classe di esercizi con altre persone è importantissimo e permette di accorgersi anche delle difficoltà degli altri. Il clima di accoglienza non giudicante crea un legame profondo con il mondo.

Ecco perché suggerisco di frequentare una classe di esercizi bioenergetici!

Premesso che i movimenti che suggerisco di fare sono semplici e “quotidiani” (un ammalato di Parkinson è lì che trova le sue difficoltà) ho potuto apprezzare che certi limiti fisici sembrano ridotti. Il corpo, accolto e assecondato nelle sue difficoltà e grazie all’uso della voce che approfondisce il respiro, può stupirci perché va naturalmente oltre! Gli effetti delle riabilitazioni fisiche possono radicarsi meglio se la persona viene ri-educata alla consapevolezza corporea perché potrebbe essere superato l’aspetto meccanico dell’esercizio.

Visto che mi ispiro sempre a quel che fanno i bambini, propongo gli esercizi in modo che tutto sembri un gioco e il lavoro corporeo risulti più semplice, naturale ed efficace. Ne consegue che sentirsi più leggeri nel corpo aiuta a sentire più aperta e ariosa la mente e, allora, poter sbloccare le tensioni fisiche modifica il modo di percepirsi anche emozionalmente.

Se cambiamo i punti di vista la realtà può risultare meno avversa e più sopportabile.

Voglio concludere sperando che…

la Bioenergetica possa diventare il modo per ritrovare l’aria pura di cui abbiamo bisogno per tornare a “volare tenendo i piedi per terra”.

Note bibliografiche

[1] Alexander Lowen — Bioenergetica — Ed. Feltrinelli 1998 p.45

[2] A. e L. Lowen — Espansione e integrazione del corpo in Bioenergetica — Astrolabio 1979 — p.13

[3] Ibidem p. 13

[4] Ibidem p.15

[5] Ibidem p. 22

[6] Ibidem p. 15

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Rosaria Perini
Parkinson a Porte Aperte

Bioenergetica, Focusing e Shiatsu… Per prevenire lo stress e promuovere la salute!