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MALATTIA DI PARKINSON: PERCHE’ LO PSICOLOGO?

La Malattia di Parkinson è una malattia neurodegenerativa, che coinvolge diverse funzioni motorie, vegetative, comportamentali e cognitive con conseguenze sulla Qualità della Vita.

La diagnosi di Malattia di Parkinson avviene inattesa, incomprensibile per una persona che, nonostante molto probabilmente da anni conviva con molteplici sintomi di tipo non motorio non immaginerebbe mai che questi possano essere collegati ad una malattia neurodegenerativa come la Malattia di Parkinson, conosciuta per lo più come appartenente alla grande famiglia dei Disturbi del Movimento. (Pizzoni, 2012; Rizzetti, 2018)

In seguito alla diagnosi di Malattia di Parkinson e all’iniziale inquadramento della situazione in termini di terapia farmacologica, riabilitazione fisica, intervento logopedico ed eventualmente all’ impostazione di una adeguata nutrizione, nel migliori dei casi, la persona con Parkinson e la sua famiglia iniziano un percorso nel quale il fine ultimo del prendersi cura della propria Qualità della Vita continua il più delle volte a non trovare risposta e stabilità nel contesto del vissuto cronico della malattia dove il vivere, convivere e condividere il quotidiano non è così scontato. (Carretti, 2004; Valiante, et al., 2013)

Se facciamo nostra l’affermazione: “Avere il Parkinson non significa essere il Parkinson”, probabilmente non è in realtà tutto inquadrato riguardo la cura e riabilitazione della persona con Malattia di Parkinson.

La letteratura attuale non manca di segnalare la prevalenza di disturbi psichiatrici nelle persone affette da questa patologia (12–90%): sono frequenti in alta percentuale i disturbi dell’umore e la depressione (50–75%), l’ansia (10–40%), l’apatia (17–70%), l’alessitimia (21%), i disturbi cognitivi (18–36%), i disturbi comportamentali (1.4–14%), i disturbi del sonno REM (25–50%), l’insonnia (30%), la demenza (40–80%) e i sintomi psicotici (25%) (Amara, Javed, 2019; Bonucelli, 2011; Fatone, 2016; Pizzoni, 2012; Poletti, 2011; Poletti, Bonucelli, 2011; Prunetti, 2012).

Evidenze scientifiche avallano quindi in modo consistente la necessità di un intervento psicologico a favore del paziente con Parkinson, tuttavia è nostra ferma convinzione che la figura dello psicologo abbia il compito di andare oltre…oltre la patologia intesa come assenza di salute e quindi il passaggio obbligato è da considerarsi l’andare oltre il dolore…oltre la sofferenza…

Oltre il dolore, oltre la sofferenza, verso l’accompagnamento della persona in modo integrale attraverso il suo profondo ed unico vissuto della malattia.

Uno spazio privilegiato dove il mondo interno della persona con Parkinson, difficilmente “ascoltato e accolto” e molto frequentemente tralasciato in quanto la sofferenza non è oggetto della “presa in carico” del paziente, può invece trovare accoglienza e possibilità di espressione. Attraverso l’ascolto, l’osservazione, la comprensione, l’accettazione ed il “rispetto” della propria vita emozionale è possibile favorire, potenziare, riscoprire la Qualità della Vita in un difficile e doloroso percorso di malattia cronica. (Albisinni, 2020; Filippi, 2013; Montecucco, 2016; Patti, 2016; Poletti, 2014; Saporito, 2019; Valentino, 2019; Yunuén Mungìa, Gonzàlez, 2017)

L’intervento psicologico, che si avvale di strumenti e metodologie diverse, può permettere al malato di prendere per mano la propria vita, rendendosi protagonista di essa magari proprio grazie all’avvento della malattia, grazie al rapporto con essa e a ciò che essa rappresenta nei confronti della propria vita interna, dove l’interscambio e la relazione con le varie figure professionali che lo accompagnano crea un continuo arricchimento della Qualità della Vita per sé stessi e per i propri familiari e caregiver.

“Il mio centro è dentro di me”
Erich Fromm

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Maria Gabriella Ramirez D'Amato
Parkinson a Porte Aperte

Psicologa Clinica, con esperienza pluriennale nell'assistenza e nella riabilitazione di persone con malattie neurodegenerative in particolare MP